Che il predominio della Juve fosse ormai destinato ad esaurirsi era nell’aria. Le altre contendenti, Inter in primis, cominciavano ad irrobustirsi notevolmente, e quasi impazientite dalla dittatura bianconera, diedero vita ad un vero assalto al fortino, complice il ricambio generazionale che interessò buona parte dell’ossatura bianconera su cui si basavano i successi passati.
D’altra parte la gloria non poteva durare in eterno, e con un’Ambrosiana così tosta era arduo restare in vetta per sempre. Comunque la stagione 1934-35, seppur in modo rocambolesco, vide prevalere ancora la Juve, per il 5° anno di seguito.
Juve che ad inizio torneo aveva licenziato l’ allenatore delle “mille” vittorie, Carlo Carcano, forse per presunta omosessualità dell'allenatore piemontese e, in un periodo in cui il fascismo esaltava culto della virilità, sarebbe stato un controsenso inammissibile restare insensibili, e perciò si preferì allontanare anche un allenatore vittorioso come Carcano dal mondo dello sport.
Dopo un testa a testa appassionante si arriva all’ultima giornata con entrambi i team che avevano ravvivato la stagione a pari punti, per quello che diventò il primo epilogo più appassionante della storia.
All’ultimo turno la Juve fa visita alla Fiorentina che verrà sconfitta 1-0 con rete del celebre Ferrari, mentre l’Inter cede a Roma con la Lazio per 4-2 (tripletta di Piola), in una sorta di prologo di quello che poi si verificherà il 5 maggio del 2002. Cinque scudetti consecutivi per la Juve, l’ultimo di una serie travolgente.
La fine di un’epopea. Capocannoniere del torneo sarà Enrico Guaita della Roma.
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