Orgogliosa di far parte del gruppo dei “Borghi più belli d’Italia”, Venosa apre al visitatore un libro che presenta oltre 2.500 anni di storia. Il primo capitolo si legge nel Parco archeologico dove si trovano i resti monumentali della colonia latina di Venusia, la cui fondazione si fa risalire al 291 avanti Cristo, con importanti vestigia tra cui le Terme e una splendida domus impreziosita da meravigliosi mosaici e, poco distante, l’Anfiteatro di forma ellittica.
A completare il colpo d’occhio è il complesso abbaziale della Santissima Trinità, fondato ai Romani, quando era una domus, ma più volte rimaneggiata fino all’epoca normanna. Anche la cosiddetta Casa di Orazio, il grande poeta nativo di Venosa, risale all’epoca Romana. Sono invece del XIV e XV secolo la Concattedrale della Santissima Trinità e il Castello Aragonese. Dopo essersi dissetati alla Fontana Angioina si raggiunge il borgo di Lagopesole dominato dal Castello duecentesco voluto da Federico II e tuttora visitabile. Non passa inosservato neppure Muro Lucano, il borgo-presepe letteralmente aggrappato sulle pendici di una collina sulla cui sommità svetta la Cattedrale di San Nicola e Camera (XII sec.).
Una volta entrati in Irpinia si fa tappa a Conza della Campania dove osservare il Parco archeologico di Compsa con i resti della città romana di cui si ammirano il Foro romano, l’Anfiteatro, le Terme e la Cattedrale.
Bagnoli Irpino cattura lo sguardo con i suoi monumenti – primi tra tutti il Castello Normanno Svevo e la Torre dell’Orologio ai cui piedi si trova la storica fontana del Gavitone – ma regala un tuffo nel passato soprattutto nel centro storico chiamato Giudecca in quanto edificato nel Medioevo da coloni di origine ebraica intorno al vecchio castello Longobardo di cui oggi si possono vedere solo i ruderi.
Si trova nel territorio di Bagnoli Irpino anche l’altopiano di Laceno, con il lago accanto al quale si concluderà la tappa odierna. Quassù d’inverno è anche possibile sciare, ma questa è la stagione del trekking. Vale la pena approfittarne per spingersi fino alle grotte del Caliendo, ricche di stalattiti, stalagmiti e grandi colate di carbonato di calcio. Qui la natura dà spettacolo anche sotto terra.
Testi a cura di Ettore Pettinaroli