Dopo 2 anni leggermente sottotono (almeno rispetto ai suoi standard stratosferici) la jesina, dopo un Quarto di Finale utopistico, centra il 6° Oro iridato nella prova individuale: mai nessuno come lei, nemmeno fra gli uomini! A 37 anni la “Vale” nazionale non vuole saperne di abdicare dal trono della gloria.
La 31enne francese Corinne Maitrejean ai quarti di Finale aveva praticamente posto la fermatura al forziere iridato della più grande atleta di sempre (almeno secondo chi vi scrive). I titoli di coda della parabola leggendaria della jesina stavano ormai iniziando a scorrere. D’altronde, dopo il 3° titolo Olimpico di Pechino Valentina Vezzali non era più riuscita a prevalere in una rassegna iridata, se non nella prova a squadre. Sembravano chiari segnali di un lento ma inesorabile declino, che a 37 anni poteva starci senza recriminare più di tanto.
I cinque titoli Mondiali erano quanto mai destinati a non essere replicati. Il mito della pluricampionessa azzurra non voleva saperne di essere rinverdito. La rassegnazione, di veder scolorire una statua vivente, aveva preso il sopravvento. Il fiume in piena cedeva ormai il passo ad un corso d’acqua in procinto di essere prosciugato dall’avanzare inesorabile del tempo tiranno, che non guarda in faccia nessuno. Dell’immenso canale d’acqua rimaneva solo un letto di terra e detriti. Privato di affluenti era quasi destinato a scomparire. La Maitrejean le si parava innanzi come il feroce tributario che esige la tassa della gloria. Il campanello della storia aveva iniziato l’assordante suono dell’epilogo.
La Vezzali ha però staccato la corrente appena in tempo. Nessuno suono. Nessun epilogo. La storia, la leggenda, doveva continuare. Anzi, ripartire dopo un biennio sottotono (almeno rispetto ai suoi standard stratosferici). La francese continuava a premere il campanello, ma niente, nessuno rispondeva. Era andata via l’energia elettrica. La numero uno del Mondo non era morta. Ad un minuto dal termine perdeva 11-5. A 38’’ 11-7.
Anche se la scherma rappresenta l’insicurezza del fato per eccellenza (non si può mai gridar vittoria se non dopo il gong), nessuno a quel punto avrebbe potuto preventivare l’imponderabile rimonta della nostra schermitrice. Ad ogni stoccata d’avvicinamento il Palaghiaccio di Catania era un boato spaventoso. 11-8… 11-9… 11-10…Non ci crede nessuno! La rimonta è possibile! Si va in trans agonistica.
Tutti gli spettatori vanno in apnea, piombando nella profondità dell’inconscio, esplorando i meandri dell’io. Tutto si ferma, tutto tace. Sarebbe bastato un sospiro per essere infilzati dal destino… Ma la Vezzali agguantava il pareggio!!! Ai supplementari, con la priorità della francese, l’inevitabile e quanto mai meritato 12-11! Tripudio!!! Doppia incredulità da entrambe, ma con stati d’animo di segnali opposti. Felicità incontenibile per Vale, abisso dell’umore per la Maitrejean che già si sentiva autrice dell’impresa della vita. L’impresa invece la realizzerà la nostra atleta, che dopo l’exploit da fantascienza del quarto di Finale, surclasserà dapprima la non ancora maggiorenne statunitense Kiefer (origini orientali).
Poi in Finale la rivincita contro la Campionessa uscente Di Francisca (14-7), per quello che è stato un monologo di rara bellezza, emblematico dello strapotere dittatoriale della nostra leggendaria e fantascientifica Valentina Vezzali, colei che ha oscurato persino il destino.
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