AIC, Coppola: “Falliscono più club in Serie B che in Serie C”

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Le parole del consigliere dell’Associazione Italiana Calciatori nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Tuttomercatoweb.

ROMA – Danilo Coppola, consigliere dell’AIC, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Tuttomercatoweb facendo il punto della situazione. Queste le sue parole: “L’attenzione è focalizzata sulla ripartenza della Serie A, che fa da traino al sistema, l’economia del sistema parte da li soprattutto con i diritti tv. Fermarla definitivamente mette a rischio anche le altre categorie, quelle inferiori, quindi intanto diamo il nuovo via alla massima serie, poi a cascata tutto il resto, anche per la regolarità dei campionati. Abbiamo visto che, a esempio in C, lo stop definitivo con la cristallizzazione delle classifica ha dato problemi, solo il campo non dà contenziosi, ma chiaramente, se si dovesse proprio capire che la ripresa è impossibile, si troverà una soluzione che di certo non farà felici tutti, si dovrà valutare la meno dolorosa, ma aspettiamo a dirlo”.

Coppola ha, poi, aggiunto: “La stagione durerà due mesi in più, che compenseranno l’inattività attuale, quindi ci saranno meno tensioni tra le parti, anche conterà molto quello che decideranno le società. Spero però che per i pagamenti non occorra attendere i controlli federali, le scadenze vanno comunque rispettate ma senza per forza il pugno duro. Mi auguro ci sia buonsenso”.

La chiosa, infine, sulla Serie C: “Chi doveva retrocedere sta facendo carte false per rimanere in C, chi è in D e non è arrivato primo vuole comunque avere la possibilità di ripescaggio: mi manca quindi qualche tassello: è davvero in crisi la C? O si cerca una strumentalizzazione del problema? Alla fine è la Serie A la categoria più indebitata, e in B fino a poco fa si parlava del 15% dei fallimenti contro il 10% della C: il problema non è questo, quanto semmai il fatto che retribuzioni diverse aiuterebbero, ma per riforme intendo regole importanti e controlli che vadano a delineare davvero il professionismo, oltre poi a una defiscalizzazione diversa che non mi sembra però tra le imminenti riforme del Governo. Però per cambiare non ci si deve basare sui numeri, sarebbe una follia, servono migliorie di diverso genere: qualcosa era stato fatto, ma è chiaro che con questa situazione qualche passo indietro era preventivabile”.