A Genova ha vissuto un’unica stagione, quella del post scudetto, ma i suo i ricordi blucerchiati se li porterà dentro per sempre. Dopo aver sfiorato la Coppa dei Campioni con la Sampdoria a Wembley, ha vinto tutto tra Milan e Juventus, anche se buona parte della sua carriera è legata all’Udinese, la squadra dove è nato e cresciuto.
In qualità di doppio ex, Sampdorianews.net ha avuto il piacere di contattare in esclusiva Alessandro Orlando, con il quale siamo tornati indietro con il tempo ripercorrendo la sua carriera e analizzando l’ostica trasferta della Sampdoria in quel di Udine:
Alessandro, attualmente sei rimasto nel mondo del calcio o hai seguito strade professionali diverse? “Lavoro ad Udine in una ditta, ma resto informato su quanto accade nel nostro campionato avendo il ruolo di opinionista presso una tv friulana. Inoltre alleno una compagine di Promozione. Mi piacerebbe un giorno provare ad allenare a certi livelli, ma non so cosa sarei in grado di fare, tutto dipende dal proprio valore, come del resto avviene tra i calciatori”.
Hai vissuto un’unica stagione alla Sampdoria nell’anno post scudetto, nel quale la Coppa dei Campioni ci sfuggì a Wembley soltanto nel secondo tempo supplementare. A distanza di anni cosa ti è rimasto dentro dell’esperienza blucerchiata? “Fu il mio primo anno a certi livelli, la Samp aveva appena vinto il primo scudetto della propria storia, feci parte di un grande gruppo di giocatori, uomini e professionisti. In campo i risultati non furono però troppo positivi, in campionato faticammo, in Coppa Italia il nostro cammino si è interrotto prima del previsto e purtroppo perdemmo a Wembley la finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona. Per il sottoscritto fu comunque un anno importante, che mi permise di comprendere come girava il grande calcio”.
Quali furono le motivazioni che ti portarono lontano da Genova? “Alla Samp ero in prestito, la società non mi riscattò, tornai ad Udine, dove disputai un campionato di serie A raggiungendo il traguardo della salvezza. Mi è dispiaciuto lasciare la Samp, perché a Genova stavo bene, a quei tempi Samp e Udinese erano due realtà molto diverse tra loro, la Samp lottava per traguardi molto importanti, l’Udinese alternava campionati di serie A e B, ci sono pro e contro. Forse il rammarico di quell’anno è che ad un certo punto della stagione, avrei forse potuto dare qualcosa in più”.
Cosa ha rappresentato e rappresenta attualmente l’Udinese? “E’ sempre stata la squadra del mio cuore, il club della mia città, che mi ha dato la possibilità di giocare in serie A dopo l’anno alla Samp. Non mi dispiacerebbe affatto tornare all’Udinese con qualche ruolo, ma non ho mai parlato con i diretti interessati”.
Nonostante non sia stato uno dei giocatori maggiormente pubblicizzati in quegli anni, il tuo palmares vanta scudetti, Coppa dei Campioni e altri titoli, una carriera di grande livello… “Mi hanno fatto vincere tanto… (ride, ndr). Diciamo che sono stato fortunato di arrivare nelle squadre importanti, ogni obiettivo veniva raggiunto. Dopo la Samp centrai la salvezza con l’Udinese, scudetto e Champions con il Milan, Coppa Italia e Campionato con la Juventus. Arrivavo sempre al posto giusto nel momento giusto”.
Da esterno come giudichi l’attuale situazione della Sampdoria, finita in una negativa escalation di risultati e prestazioni e reduce da un mercato assai discutibile? “Anche se è difficile giudicarla a tanti km di distanza, sicuramente non si tratta di un periodo semplice. Credo che la vicenda Cassano abbia un po’ scombussolato l’intero ambiente, poi è partito anche Pazzini e sono diventate due le perdite importanti per la Samp. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per il Doria e non piacevole vederlo in questa posizione di classifica. Credo che Di Carlo abbia i giocatori giusti per riprendersi, rimpiazzare Pazzini e Cassano non era facile, sono arrivati giovani di qualità, ma non con le caratteristiche per potere sostituire chi è partito, credo che la società abbia lavorato con innesti in prospettiva”.
Come si può uscire da un periodo simile dove si vede tutto nero? “Saranno anche frasi fatte, ma bisogna restare umili, tranquilli e lavorare sodo. I tifosi della Samp facciano pure tutti gli scongiuri del caso, ma non credo che la squadra avrà grossi problemi per salvarsi. Si tratta di un anno di transizione per gettare magari le basi per il futuro, perché la piazza della Sampdoria si merita ancora qualcosa d’importante”.
Sabato andremo a far visita all’Udinese, una trasferta assai ostica contro un avversario in grande salute, nonostante l’inaspettato pari interno con il Bologna. Come deve scendere in campo la Samp per tornare a Genova con un risultato positivo? “Sarà una partita difficile per la Samp, ho visto l’Udinese, non sono d’accordo con chi sostiene che il pareggio interno con il Bologna sia un mezzo passo falso, ho visto come la compagine allenata da Guidolin ha sconfitto Inter e Juventus, ci sta non vincere sempre. La Samp deve disputare una gara accorta, intelligente per cercare di rischiare il meno possibile. Giocando in casa e visto il grande periodo di forma, l’Udinese ha il favore dei pronostici, ma nulla toglie che se la Sampdoria riuscirà a fare la propria partita, non possa renderle la vita difficile”.
La gioia più indescrivibile e il rammarico più pesante vissuti nell’arco della tua carriera. “Non perché parlo con voi, ma, anche se ero giovanissimo, sicuramente la sconfitta di Wembley mi ha lasciato un’amarezza profonda, stavo bene con quei compagni e vedere gente di quel calibro piangere a fine partita mi è dispiaciuto molto. Anche personalmente ho visto mancare un grosso traguardo per la mia carriera. In generale nell’arco della mia carriera avrei potuto fare di più, ho subito un grosso infortunio alla spalla ai tempi della Juventus, e ho avuto cali mentali dal ’96 quando tornai all’Udinese che mi aveva rivoluto. Nessuno mi ha mai remato contro, ma non sono riuscito ad acquisire la consapevolezza dei miei mezzi. La gioia più grande sicuramente lo spareggio salvezza, nel quale andai anche a rete, con l’Udinese nel 1993 contro il Brescia a Bologna. In quella stagione sono stato protagonista, contrariamente a quanto vinto con Milan e Juventus, dove facevo parte delle rose. Un piccolo motivo d’orgoglio è rappresentato anche dal lancio per il grande goal di Del Piero contro la Fiorentina nella stagione 1994 – 1995, quel tiro al volo d’esterno in pallonetto davanti a Toldo”.
Un saluto ai tifosi sampdoriani e ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net “Li ho sempre nel cuore, quando mi capita passare per Genova, mi piange il cuore a vedere il Ferraris, sempre stato tra i più belli stadi italiani dopo San Siro, dove era un piacere poter scendere in campo. Auguro buon divertimento a tutti voi, a Genova avete spesso visto del grande calcio e credo che la società abbia tutti i mezzi per farvelo rivivere”.
[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]
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