L’ex bianconero Rush pesca per prime le due madrilene servendo a Simeone il piatto della vendetta. Alla Juventus resta il Monaco del Tigre
NYON – Non è mai stato un ex così rimpianto Ian Rush. Nella Juventus, che lo prelevò dal Liverpool negli anni ‘80, non lasciò il segno che ci si aspettava. Così nel giro di un anno a Torino lo impacchettarono e rispedirono sulla sponda reds del Mersey.
Quando la sua mano ai quarti aveva pescato la pallina col nome del Barcellona a tanti tifosi bianconeri era parsa quasi una vendetta per quella mancanza di fiducia. Oggi invece in molti hanno ringraziato la mano dell’ex centravanti gallese. La sorte ha infatti riservato alla Juventus il Monaco, avversario di certo complesso ma meno delle altre due. Rimandando ad un eventuale finale l’appuntamento con una delle due madrilene. L’altra semifinale vedrà infatti contrapposte Real e Atletico. Col Cholo che cova vendetta.
Monaco-Juventus
Le frasi di rito sono sempre le stesse. Anche in questa occasione Nedved, presente a Nyon per i sorteggi, ha dichiarato il massimo rispetto per l’avversario. Le stesse dichiarazioni rilasciate dopo l’accoppiamento col Barcellona ai quarti di finale. L’espressione della Furia Ceca però era ben diversa stamattina. Il viso cupo e preoccupato del sorteggio dei quarti aveva infatti lasciato il posto ala calma e alla serenità di chi sa di aver avuto quel briciolo di fortuna che in coppa è fondamentale. La squadra di Jardim è di certo un osso duro, è pur sempre una semifinale di Champions, ma non incute timore ai bianconeri.
L’attacco atomico dei monegaschi infatti ha come contrappeso una fase difensiva spesso poco brillante e dalle maglie abbastanza larghe. In più il Monaco ha mostrato durante le partite di questa Champions di avere un andamento intermittente. Al bel gioco e alla manovra aggressiva si alternano infatti momenti di black-out in cui la squadra, complice anche la giovane età, va in bambola subendo pesantemente gli avversari. Su questo Jardim lavorerà di certo in vista del doppio confronto con la Juventus. Alla partita di andata mancano dieci giorni. Probabilmente pochi per registrare a dovere la fase difensiva della squadra del Principato.
Real Madrid-Atletico Madrid
Di nuovo Madrid. Di nuovo derby. Il Manzanarre placido aspetta di sapere se il Blanco resterà puro o avrà anche striature di Rojo. La realtà, che spesso è più spietata dell’immaginazione poteva condurre due uomini così diversi solo in riva allo stesso fiume. Da un lato il tattico Simeone, capace di spremere dai giocatori ogni stilla di energia in nome della garra. Dall’altro l’assemblatore Zidane, campione alla guida dei campioni, in grado di tenere a bada i capricci di tutte le prime donne dello show. Diversi. Troppo diversi. Gli occhi di ghiaccio di Zizou in panchina non tradiscono mai un emozione. Il Cholo il sedile della sua non lo sfiora praticamente mai. Diversi come lo erano già da giocatori. Tutta grinta, corsa e cuore Simeone. Una classe capace di valicare i confini dello sport e farsi arte Zidane.
Diverse come le due anime di Madrid, quella aristocratica del Real e quella popolare dell’Atletico. Quando una sfida parte da questi presupposti è inutile cercare di fare pronostici. Il Cholo cova vendetta per le due finali scippate dal Real. Zidane al primo colpo ha subito portato a casa la coppa più ambita. Adesso ci sono da giocare 180 minuti. Prima al Bernabeu e poi al Calderon pronto al suo ultimo galà europeo. Simeone la preparerà con la solita cura maniacale e poi non starà fermo un attimo. Sul bordo della panchina danzerà lo strano ballo del Cholo per guidare i suoi verso Cardiff. Poco distante Zizou se ne starà immobile a osservare in attesa. Attenderà il compiersi della magia del calcio dai piedi di qualche fenomeno. A volte la magia basta, altre la tattica ha la meglio. Quei due centrocampisti così diversi alla fine si stringeranno la mano. Ognuno però convinto della sua filosofia comunque vada. Il Manzanarre intanto aspetta.