Dopo dodici giornate di campionato e il girone di Champions oltre il giro di boa si può “approfittare” della sosta per fare un primo piccolo bilancio del Napoli di Benitez. La squadra ha dimostrato di aver assimilato mentalità e gioco del nuovo tecnico in tempi brevi. Tuttavia, sui campi delle cosiddette grandi l’undici azzurro non è riuscito ad esprimersi. Londra e Torino hanno tanti punti in comune ma anche a Firenze si è sofferto molto, soprattutto nella zona nevralgica del campo.
Qualità a Centrocampo – In tutte le gare in cui il Napoli ha subito l’iniziativa dell’avversario la squadra ha sofferto, soprattutto in mediana. Quando le squadre si schiacciano troppo verso la propria area è innanzitutto il centrocampo a non funzionare. In questo reparto mancano gli uomini che possano trascinare la squadra anche sui campi più ostili. Inler è cresciuto tantissimo con Benitez ma non è il grande leader capace di guidare un reparto e l’intera squadra all’Emirates o allo Juventus Stadium. Discorso simile si può fare analizzando anche le prestazioni di Insigne, ancora alla ricerca dei propri limiti e delle reali capacità. Hamsik, che gioca qualche metro più avanti, è unico nel suo modo di interpretare il gioco, dagli inserimenti all’incisività ai sedici metri. Tuttavia, anche lo slovacco non è un trascinatore, un leader, un riferimento per i compagni quando ambiente ostile e qualità degli avversari uniscono le loro forze.
La mossa tattica contro le “grandi” – A Torino, così come a Londra, la squadra ha trovato non poche difficoltà ad impostare la manovra. Conte, in particolar modo, ha preparato molto bene la gara facendo emergere i suddetti limiti. Il tecnico bianconero ha provveduto a tenere sempre sotto pressione Inler e Albiol costringendo gli azzurri ad impostare spesso con Fernandez e Behrami, che non godono di grosse doti tecniche e di palleggio. La mossa giusta, anche se tardiva, da parte di Benitez è arrivata ad inizio ripresa, quando il Napoli, e non a caso, ha alzato il baricentro. L’arretramento del raggio d’azione di Hamsik ha limitato la tattica difensiva di Conte, liberato a tratti Inler e Albiol, e restituito più tecnica e palleggio al centrocampo partenopeo. In assenza di elementi di spessore nella zona dove il Napoli fa partire il gioco e il suo palleggio (Pirlo, De Rossi, Mascherano, X.Alonso..) è necessaria la presenza di Marek Hamsik, almeno contro avversari di prima fascia. Un ruolo che “Marekiaro” ha interpretato spesso nell’ultimo Napoli di Mazzarri che giocava con un vero 3-5-2, al cospetto del 3-4-3 iniziale dell’allenatore toscano nel quale lo slovacco giocava qualche metro più avanti.
[Marcello Pelillo – Fonte: www.tuttonapoli.net]