Qualità a Centrocampo – In tutte le gare in cui il Napoli ha subito l’iniziativa dell’avversario la squadra ha sofferto, soprattutto in mediana. Quando le squadre si schiacciano troppo verso la propria area è innanzitutto il centrocampo a non funzionare. In questo reparto mancano gli uomini che possano trascinare la squadra anche sui campi più ostili. Inler è cresciuto tantissimo con Benitez ma non è il grande leader capace di guidare un reparto e l’intera squadra all’Emirates o allo Juventus Stadium. Discorso simile si può fare analizzando anche le prestazioni di Insigne, ancora alla ricerca dei propri limiti e delle reali capacità. Hamsik, che gioca qualche metro più avanti, è unico nel suo modo di interpretare il gioco, dagli inserimenti all’incisività ai sedici metri. Tuttavia, anche lo slovacco non è un trascinatore, un leader, un riferimento per i compagni quando ambiente ostile e qualità degli avversari uniscono le loro forze.
La mossa tattica contro le “grandi” – A Torino, così come a Londra, la squadra ha trovato non poche difficoltà ad impostare la manovra. Conte, in particolar modo, ha preparato molto bene la gara facendo emergere i suddetti limiti. Il tecnico bianconero ha provveduto a tenere sempre sotto pressione Inler e Albiol costringendo gli azzurri ad impostare spesso con Fernandez e Behrami, che non godono di grosse doti tecniche e di palleggio. La mossa giusta, anche se tardiva, da parte di Benitez è arrivata ad inizio ripresa, quando il Napoli, e non a caso, ha alzato il baricentro. L’arretramento del raggio d’azione di Hamsik ha limitato la tattica difensiva di Conte, liberato a tratti Inler e Albiol, e restituito più tecnica e palleggio al centrocampo partenopeo. In assenza di elementi di spessore nella zona dove il Napoli fa partire il gioco e il suo palleggio (Pirlo, De Rossi, Mascherano, X.Alonso..) è necessaria la presenza di Marek Hamsik, almeno contro avversari di prima fascia. Un ruolo che “Marekiaro” ha interpretato spesso nell’ultimo Napoli di Mazzarri che giocava con un vero 3-5-2, al cospetto del 3-4-3 iniziale dell’allenatore toscano nel quale lo slovacco giocava qualche metro più avanti.
[Marcello Pelillo – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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