Una storia lunga più di 114 anni, che ha legato suoi momenti principali a due icone di un calcio romantico
ASCOLI PICENO – Tra le società di calcio più antiche d’Italia, l’Ascoli Calcio lega i suoi Anni d’Oro alla presidenza di Costantino Rozzi e alla guida tecnica di Carlo Mazzone. Due icone di un calcio romantico, nostalgico, fatto di passione e di sentimenti e non di plusvalenze. Di un calcio raccontato con umanità, che purtroppo non c’é più. Vi vogliamo parlare oggi dei momenti più importanti di quella che per Ascoli Piceno, città di appena 50mila abitanti, é stata una vera e propria favola.
Era la fine degli Anni ’60 quando alcuni imprenditori locali si avvicinarono al Del Duca Ascoli (in quei tempi si chiamava così) con l’obiettivo di rilanciare il club che fino ad allora si era barcamenato tra Promozione e Serie C e individuarono in Costantino Rozzi la persona più idonea per ricoprire l’incarico di Presidente. Quest’ultimo, di professione impresario edile, nel giugno del 1968 accettò quel ruolo, con l’intento, però, di rimanere al vertice della società soltanto il tempo necessario per risanare il bilancio. In quel momento, invece, si posero le basi per un’incredibile scalata ai vertici del calcio italiano, che avrebbe fatto conoscere l’Ascoli anche in Europa.
Nella stagione 1968-69 con la maglia bianconera giocava un certo Carlo Mazzone, di professione difensore. Nel derby contro la Sambenedettese, in un contrasto di gioco, rimase, però, vittima di un grave infortunio che, complice la sua non più giovane età, pose fine alla sua carriera di calciatore. In quella occasione Rozzi si dimostrò molto sensibile nei suoi confronti, rassicurandolo che non si sarebbe dovuto preoccupare per il suo futuro, diventato improvvisamente precario, perché lo avrebbe sempre tenuto con sé. (“Fu la mia fortuna sfortunata. Mi disse: ‘Non ti preoccupare, saremo sempre insieme'”, dichiarò con riconoscenza Mazzone qualche anno fa). E così fu. Nella stessa stagione il “Presidentissimo”, come Rozzi veniva chiamato dai tifosi, gli affidò la guida delle giovanili. Poi gli fece fare da allenatore della squadra “ad interim” ogniqualvolta c’era da sostituire un tecnico esonerato ma ancora non era stato scelto il sostituto. Finché nel 1972 gli affidò ufficialmente la guida tecnica della squadra, che nel frattempo aveva visto trasformare il nome da Del Duca Ascoli ad Ascoli Calcio 1908.
Con Mazzone in panchina e trascinata dai gol di Renato Campanini, la formazione picena, che militava nel Girone B di Serie C e che negli anni precedenti si era classificata una volta al terzo posto e due volte al quarto, conquistò la promozione in Serie B. E dopo un solo anno di militanza nel torneo cadetto, nella stagione 1973-74 arrivò la tanto ambita e sospirata ascesa in Serie A. Storica perché l’Ascoli era anche la prima squadra marchigiana ad ottenere la massima serie. “L’Ascoli in Serie A ce lo avete portato voi – disse Rozzi in un discorso pubblico rivolto ai tifosi- con il vostro entusiasmo, con la vostra tenacia tipica del Picchio”.
Nel primo campionato nella massima categoria l’Ascoli, con Mazzone confermato allenatore, conquistò la salvezza, ma nella stagione 1975/76 retrocesse in Serie B all’ultima giornata. II tecnico si trasferì alla Fiorentina e la squadra bianconera, nella stagione 1977-78 sotto la guida di Renna, tornò in Serie A, mettendosi in luce per numero di punti, di vittorie conquistate e gol segnati nella Serie B a venti squadre. Non a caso fu definita “l’Ascoli dei record”. Nell’anno 1979-80 i bianconeri guidati da Giovan Battista Fabbri sfiorarono la qualificazione in Coppa UEFA e rappresentarono il calcio italiano in un torneo organizzato dalla Federazione canadese.
Nella stagione 1980/81 tornò in panchina Mazzone e vi restò per altre cinque campionati, guidando la squadra a un sesto posto nell’annata 1981-1982 e a quattro salvezze consecutive. Dopo la partenza del tecnico verso altre città, Rozzi riuscì ancora a portare all’Ascoli campioni del calibro di Walter Casagrande, Bruno Giordano e Oliver Bierhoff e a vincere nel 1987 la Mitropa Cup, prima di spegnersi nel 1994 a seguito delle complicazioni di un grave intervento chirurgico.
Quello che abbiamo raccontato é un pezzo di storia dell’Ascoli ma soprattutto é la storia di Costantino Rozzi e Carlo Mazzone. Uno esuberante, eccentrico, vulcanico, sempre combattivo contro i soprusi. L’altro estroso, esplosivo, genuino, simpatico, ironico e autoironico. Due uomini straordinari, di altri tempi, legati da una fiducia reciproca e da un rapporto autentico che li ha portati ad essere insieme protagonisti del lancio di una squadra e, contestualmente, di una città. (“Dopo la mia famiglia venivano l’Ascoli, Costantino Rozzi e Ascoli, con l’obiettivo di farla conoscere attraverso il calcio” dirà Carlo Mazzone in una intervista di qualche tempo fa). In poche parole, una coppia decisamente vincente.