Applausi a Moratti, dal Pazzo a… Raiola

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Giù le mani dall’Inter. Solo qualche giorno fa, mi premeva applaudire la società per il colpo Pazzini arrivato insieme a Kharja, due tasselli importantissimi portati a Milano – insieme a quell’Andrea Ranocchia da non dimenticare – con operazioni intelligentissime. Già, giù le mani dalla società Inter proprio perché è stato fatto un mercato di gennaio straordinario viste le risorse a disposizione, mentre iniziava ad arrivare qualche critica di troppo. Adesso, c’è chi si appiglia ad un “bisognava farlo prima”, senza ragionare però sulle dinamiche del mercato, che portava a far valere – ad esempio – Pazzini 30 milioni l’estate scorsa e 19 adesso, che in cash sono in realtà 12. Insomma, tra le tante frecciatine l’Inter è stata bravissima. Il presidente Moratti ha fatto un sacrificio importante e di valore portando subito a casa Ranocchia, prospetto eccellente, del quale era stata acquisita la metà in estate, cosa che in troppi dimenticano quando si parla del mercato 2010.

Quindi è arrivato lui, Giampaolo Pazzini, al quale sono bastati quarantacinque minuti per prendersi l’esigente platea di San Siro. Il costo è di 12 milioni cash più Biabiany, ma con tutto il rispetto per Jonathan, l’operazione va considerata ottima proprio perché è stato inserito il francese – che con il rombo di Leonardo non c’entrava nulla – e si è portato a casa un bomber di esperienza internazionale, 26enne e perfetto per il lavoro della punta nell’ideale leonardiano, tra profondità, possesso palla nelle fasi difficili e quel senso del gol che il Pazzo possiede intrinsecamente.

Per dirla tutta, se Matri costerà alla Juventus 18 milioni, prendere Pazzini a quella cifra – uno che ha giocato in campi internazionali, che ha fatto tre gol a Wembley – va considerato nel mercato odierno un vero colpaccio. Passano sotto silenzio gli arrivi di Kharja e Nagatomo, per chi non li conosce: se il Barça delle stelle voleva il furetto nipponico prima che ci si avventassero i nerazzurri, un motivo ci sarà. Starà a Yuto conquistare il popolo interista nonostante i pregiudizi di troppi, ma al Cesena facevano cori solo perlui ed era sempre il migliore in campo. Il gioco (del prestito) vale la candela, così come per Kharja, anch’egli in prestito con diritto di riscatto, centrocampista polivalente che può rendere benissimo nello scacchiere di Leonardo: l’esordio con due assist è stato niente male, il tempo di togliere la ruggine dell’infortunio e arriverà quella dinamicità in più che farà di Houssine un giocatore sicuramente utile. Utile, come il prestito di Davide Santon al Cesena, altra ottima operazione: il Bambino ha bisogno di ritrovarsi, era palesemente bloccato, la realtà cesenate gli farà bene. Poi è stato finalmente ceduto Rivas, così come Sulley Muntari, solo in prestito il ghanese, ma attenzione: visti i suoi comportamenti non idilliaci e il recente marcire in panchina, il rischio era una svalutazione clamorosa evitata dalla società, ora starà al Sunderland decidere ma è certo che lì il buon Muntari troverà spazio in un calcio sicuramente più adatto alle sue caratteristiche.

Invece degli attacchi, quindi, vanno posti degli applausi alla società, al presidente Moratti, a Marco Branca e alla troppo spesso dimenticata figura emergente di Piero Ausilio, un fuoriclasse nel suo campo. Ma una conclusione proprio sul presidente è d’obbligo: Moratti va ringraziato per aver completamente cancellato dall’immaginario collettivo dell’Inter la figura di Mino Raiola. Personaggio ormai solo mediatico, spesso di poco gusto, non poteva essere associato alla società nerazzurra: dopo i vari Ibrahimovic, Maxwell e Balotelli, è stato mandato via anche l’ultimo tassello, Kerlon Foquinha, così da lasciarlo completamente al Milan, che ne sta prendendo a piene mani. L’Inter di personaggi così non ne ha bisogno, così come dei suoi assistiti: non dimentichiamolo, il 22 maggio il signor Ibrahimovic – con un Maxwell di contorno – era su una poltrona a guardare la finale, i nerazzurri alzavano la Champions League al cielo. E Mario Balotelli, in panchina. Storie di gossip, di tormentoni, di risposte con frecciate: tutto questo non fa parte dell’Inter, grazie presidente di avercene liberato. Lo scriveva Luigi Garlando: “Noi siamo Giacinto Facchetti”.

[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]