MILANO – Lunedì 27 gennaio, in tutto il mondo, si celebra la Giornata della Memoria, la ricorrenza internazionale dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto.
Quel giorno del 1945 fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz, dove furono uccise quasi un milione di persone, tra le quali Arpad Weisz, vincitore da allenatore di quattro Scudetti negli anni Trenta con Inter e Bologna.
Tornato alla ribalta delle cronache per lo stupendo libro a lui dedicato da Matteo Marani nel 2014, la storia di Weisz è stata nuovamente oggetto di racconto letterario nel libro pubblicato nei giorni scorsi da Giovanni Cerutti dal titolo “L’allenatore ad Auschwitz”.
La Lega Serie A ha omaggiato tutti e venti gli allenatori del Campionato con una copia del libro, non solo per ricordare questa drammatica pagina di storia, ma anche per stimolare la riflessione sul ruolo che lo sport deve svolgere nell’abbattimento di ogni forma di discriminazione.
SINOSSI
L’ungherese Árpád Weisz, tra i più grandi allenatori degli anni trenta, colui che introdusse per primo gli schemi nel campionato italiano, fu commissario tecnico dell’Inter (dove scoprì Giuseppe Meazza) ma anche del Novara e del Bologna, fino all’espulsione dall’Italia, in seguito alle leggi razziali, e alla tragica fine nel lager di Auschwitz. La sua vicenda ha tratti non comuni che meritano di essere approfonditi. Queste pagine illuminano il periodo italiano ricostruendo con precisione il ruolo che ebbe Weisz nello sviluppo del “sistema”, che in quegli anni stava mutando definitivamente la fisionomia del calcio sullo sfondo dell’affermazione del professionismo. Una testimonianza e una riflessione sull’eredità della shoah e sull’importanza della memoria, che coinvolge nel dramma anche lo sport.