Arrigo Sacchi parla in esclusiva ai microfoni di Prime Video. L’ex allenatore, che con le sue idee ha rivoluzionato la storia del calcio, racconta il suo Milan, una squadra che ha saputo andare “oltre al sogno”, incantando l’Europa ed emozionando milioni di tifosi. L’intervista integrale sarà disponibile su Prime Video già da questa sera, tra i tanti contenuti extra legati alla UEFA Champions League. Appuntamento invece domani, mercoledì 8 marzo, con Tottenham-Milan in diretta esclusiva su Prime Video dalle ore 19:30, calcio d’inizio alle 21:00.
Di seguito alcune dichiarazioni di Sacchi ai microfoni di Prime Video:
SUL MILAN
Per me una vittoria senza merito non era una vittoria.
Era un bel Milan, che non disconosceva i valori, il merito, la bellezza, le emozioni, lo spettacolo, l’innovazione. Era una squadra nello spirito e nel gioco. È stata una grande esperienza e siamo andati oltre al sogno.
Io non guardavo i piedi. Guardavo le persone, la loro volontà, l’entusiasmo, la generosità, la modestia. La loro etica, l’etica del collettivo. Eravamo una squadra.
Un giorno un giocatore mi disse: fatichiamo troppo, cosi non mi diverto. E io gli dissi: guarda, noi ci dobbiamo divertire… per quanto riusciamo a distrarre dalle loro problematiche giornaliere quelle 70 mila persone che ci vengono a vedere e quel milione che ci guarda in televisione. Quando noi daremo a loro il massimo dell’impegno e dell’emozioni, questi ti saranno grati e riconoscenti per tutta la vita.
SU PIOLI
È una bravissima persona. Cerca sempre di migliorarsi. Lui era un tattico. Ha vinto un campionato con 10 e lode. C’erano 3-4 società che avevano investito molto di più, aveva dei giocatori semi sconosciuti. Criticati. E hanno vinto giocando bene.
Spero che Pioli (…) tenga una squadra molto compatta che cerchi di portare via l’idea all’avversario.
SU ANCELOTTI
Un grande, una persona che si fa voler bene, generosa. Io lo volli a tutti i costi e mi sbilanciai. Dissi: Se mi prendete Ancelotti vinciamo in campionato. E così fu.
Mi disse Maradona: con lei corre veloce anche Ancelotti.
SUL CALCIO
Per me il calcio sarà sempre più un collettivo di intelligenza.
I padri fondatori di questo sport avevano considerato il calcio uno sport di squadra offensivo, che ha perso le sue caratteristiche originarie in Italia, dove abbiamo interpretato il calcio come uno sport individuale e difensivo.
Ma quando lasci il comando del gioco agli altri, potrà crescere la fantasia, la motivazione, la sicurezza? Non credo.
Ho smesso a 19 anni e mi avevano visto come il signor nessuno. Avevo la presunzione, la speranza, la conoscenza di giocare un calcio di dominio. Ho dato tutto quello che potevo dare e quindi non ho neanche un rammarico.