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2008-11-12

Trasferta dolceamara in salento


Il pareggio del Milan in terra salentina va letto con un pizzico di rabbia ma anche con una buona dose di saggezza.
Contro il Lecce ha trovato conferma una delle leggi fondamentali del calcio. Se sbagli troppo sotto porta, se non concretizzi l’enorme mole di lavoro svolta, prima o poi l’avversario ti punisce. E ti fa male. Così è stato. Fatta salva la prima mezzora il Milan ha macinato gioco e costretto gli avversari nella loro metà campo.
Una pressione costante e ostinata ma sterile, improduttiva, priva della giusta finalizzazione. Cioè senza gol. Borriello, stranamente impreciso, si è divorato almeno tre nitide reti imitato, in almeno una occasione, da Riccardino Kakà. Il pallone d’oro ci è parso in giornata, oseremmo dire, non proprio impeccabile. Capita.
Le note liete ci sono state comunque. Ronaldinho, innanzitutto. Ronnie ha giocato davvero bene e ha finalmente fatto gol anche in trasferta. Ha corso, ha lottato, ha tirato, ha fraseggiato con i compagni e talune sue iniziative sono state da applausi a scena aperta.
Poi Pato. Il “papero”, appena entrato in campo, è parso subito voglioso, reattivo e ispirato. Come vorremmo vederlo sempre. Quando gioca così si erge a fuoriclasse assoluto e indiscutibile. E’questo il Pato che vogliamo. Appena entrato in campo ha squarciato la difesa salentina con le sue famose accelerazioni. Da una fuga strepitosa del giovane talento brasiliano è nata l’azione che ha portato al gol di Ronaldinho. Pato non ci sembra una prima punta, bensì una punta esterna, d’appoggio, e si è visto anche contro il Lecce. Ecco perché urge recuperare il miglior Borriello.
A centrocampo abbiamo sofferto un po’, non tanto per le prestazioni, non eccezionali, stavolta, ma discrete, di Seedorf e Flamini che pure hanno giovato all’economia complessiva del gioco milanista, quanto perché l’assenza di Ambrosini e, soprattutto, quella prolungata di Pirlo non possono, alla lunga, non farsi notare.
Signori a noi manca Andrea Pirlo, manca, cioè, la luce in mezzo al campo. Sentiamo il bisogno della sua saggezza, dei suoi lanci lunghi e millimetrici, delle sue geometrie, della sua immensa classe, della sua genialità al servizio della squadra. Pirlo è il nostro “elastico”. La squadra si muove attorno a lui, ed è lui che ne detta i tempi e ne suggerisce le movenze. Senza nulla togliere né a Seedorf, né a Gattuso, giocatori splendidi che si sono alternati nell’interpretazione di un ruolo che vede, nel giocatore bresciano uno dei massimi, se non il massimo protagonista a livello mondiale.
A Lecce il centrocampo del Milan ha comunque retto bene. Superate le difficoltà iniziali, sia Gattuso che Seedorf hanno tamponato bene le iniziative avversarie e impostato il gioco in maniera lodevole supportati, in questo, dal buon lavoro svolto da Flamini e dalle proiezioni di Zambrotta e Jankulovski sulle fasce.
Anche la difesa ha retto bene e ha ben giocato, almeno fino alla colossale disattenzione che ha causato il gol di Esposito. Bonera cresce di partita in partita e Favalli la sua onesta gara la gioca sempre. Kaladze non ha giocato. Nesta invece ci manca, inutile nascondersi dietro un dito. Sandro è unico e la sua assenza pesa. Speriamo che Senderos si ambienti presto e bene.
Complessivamente la squadra è parsa in crescita, più coesa tra i reparti, più intraprendente e consapevole dei propri enormi mezzi. Con Kakà trequartista ispiratore e Ronaldinho “punta” di movimento sempre pronto a tradurre in gol ogni pallone giocabile, l’assetto offensivo della squadra appare ormai delineato. Però non segniamo tanto quanto produciamo. Borriello assicura sempre la giusta profondità e il giusto peso in attacco, ma appare ancora macchinoso e soprattutto impreciso in zona gol.
In poche parole non segna come dovrebbe e potrebbe. Pato sta tornando...Pato. Anche lui sta segnando poco ma vedrete cosa sarà in grado di fare quando avrà completato il suo processo di integrazione negli schemi e nei meccanismi della squadra. Lo stesso discorso vale per Borriello. Il Milan deve imparare a capitalizzare ogni occasione valida e ad assestare agli avversari i colpi da ko quando servono. Deve imparare, cioè, a gestire le partite e a chiuderle. La squadra deve saper spostare il proprio baricentro in avanti oppure all’indietro a seconda delle circostanze e delle fasi della partita, rimanendo sempre compatta tra i reparti e lanciando senza troppi indugi in area avversaria i propri avanti. Allo stesso modo deve sapersi difendere e curare le ripartenze. Diciamo che siamo sulla buona strada, almeno per quel che concerne la fase difensiva. In attacco bisognerà lavorare e avere pazienza. Il progetto di gioco c’è, si scorge ed è parecchio affascinante. Mastro Ancelotti sa cosa fare ed è consapevole del fatto che il cantiere rossonero è ancora un cantiere aperto. Il Milan fiorirà presto, ne siamo certi. La squadra appare forte e dinamica in ogni reparto. Coraggio: l’altalena con i cugini interisti è appena cominciata.
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 158 volte


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