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2008-11-13

Il Lecce delle sorprese è cresciuto


Ormai non è più una sorpresa, lo stratega Beretta ci ha abituati a riceverne ogni domenica o quasi. In particolare quando contro il Lecce gioca una delle cosiddette “grandi” del campionato. Anche con il Milan, verso cui l’allenatore della squadra salentina è simpatizzante, la regola è stata applicata e le sorprese sono arrivate, puntuali, con il foglio che annunciava le formazioni ufficiali.
Non Esposito ma Antunes sulla linea dei quattro difensori; sulla linea mediana si gioca in quattro ma c’è Munari e non Ardito (naturale che non ci sia Caserta) e, poi, ancora più sorprendente, in attacco è Cacia che forma la coppia avanzata con il “Tir”. Tutto regolare nel Milan, ma a noi, sinceramente, interessa molto meno, è sempre e comunque “Milan”.
Squadra costituita da stelle di primaria grandezza nel firmamento del calcio mondiale. In partenza il Milan comprime l’avversario, il Lecce appare come un pugile alle corde pronto, si fa per dire, al colpo del ko. Passano i minuti e la sensazione di disagio aumenta, i giallorossi sembrano quasi impauriti dalla foga dell’avversario che vuole la vittoria e presto pure. Poi, quasi d’improvviso la fiammata liberatrice. Siamo intorno al ventesimo minuto ed il Lecce ha una fiammata d’orgoglio con cui, a sua volta, intimorisce i vari Gattuso, Seedorf eccetera.
In campo ci sono anche i “padroni di casa” che non vogliono cedere il passo ed orgogliosamente buttando fuori l’ultima stilla di sudore, sacrificandosi l’uno per l’altro, come buona regola di gruppo vuole, vogliono conservare immacolata la propria porta. Impresa ardua con un Milan definito da chi lo segue ogni domenica “il miglior Milan della stagione”.
Ancora una volta Davide contro Golia. Un gigante in piena forma e con la cosciente lucidità di sapere cosa vuole per mantenere la leader ship della classifica. Tutto ciò nella prima fase della gara quella in cui le cronache hanno riportato le molte occasioni da gol fallite per un soffio da Borriello, punta principale dell’albero di natale creato da Ancelotti. Non bisogna, però, dimenticare gli interventi risolutivi Francesco Benussi, cui avremmo riservato il ruolo di migliore in campo se non avessimo deciso, costretti a farlo, di assegnare il ruolo ad Andrea Esposito. Ma, andiamo con ordine. Nella ripresa la prima cosa che viene in mente è la strepitosa occasione presentatasi al Lecce, e fallita da Giacomazzi con un colpo di testa sbilenco. Non c’è, in ogni caso nulla da imputare al nostro centrocampista che dal primo minuto della partita sino a quando è rimasto in campo, ormai esausto, ha dato tutto se stesso alla causa della squadra. Poi sembrava di assistere all’assalto ad un fortino.
Una postazione difesa con i denti e con il cuore da tutto il Lecce arroccato ma pronto a tentare sortite apparse, tuttavia, sempre più di alleggerimento. Il Milan che spinge ed il Lecce che difende sino a quando l’insistenza e la caparbietà dei rossoneri non porta, questi ultimi, a passare in vantaggio. Da Pato a Ronaldinho per una samba tutta brasiliana che fa esaltare la parte di pubblico che li ama e getta nello sconforto quell’altra parte che ama altri colori. Sembra che il destino di questo Lecce-Milan si sia compiuto; che l‘inerzia del match abbia trovato il suo predestinato epilogo. Ma le due fazioni dei circa trentamila spettatori non ha tenuto conto di un giocatore entrato in corso d’opera: Andrea Esposito, detto “Ciccio” che era stato in ballo per giocare sin dal primo minuto. Siamo, ormai, nei minuti di recupero, anzi verso la fine dello stesso ed ecco che Bergonzi assegna un calcio di punizione al Lecce.
Batte Zanchetta con una traiettoria perfetta per il tuffo in avanti del giovane difensore del Lecce che, oltre ad amare la sua squadra, ha tifato da piccolo per il Milan. Esposito domenica sera ha toccato il cielo con un dito. Ha segnato il suo primo gol in serie “A” e per farlo ha scelto lo stadio di Lecce e come bersaglio la porta della squadra per la quale il suo cuore –da piccino- palpitava. Si può essere più felici di così? No per questo è giusto che abbia tolto e lanciata come un vessillo la propria maglia che, invece, ne siamo certi, conserverà per sempre come simbolo di una giornata da incorniciare. Solo che non è così solo per Esposito ma per tutto il Lecce che, duro a morire, alla fine non solo non è morto ma è andato anche avanti di un piccolo grande punto in classifica generale.
|da Polvere di Stelle Lecce - Fonte: www.leccegiallorossa.net| - articolo letto 130 volte


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