Anche il 129° derby della capitale è andato in archivio. Il risveglio si sa è sempre duro, per chi all’indomani della stracittadina è rimasto a bocca asciutta, e consuma le sue ore di riposo a leccarsi le ferite e a rimuginare sulla sconfitta. Stavolta è toccato alla Lazio restare a mani vuote. La beffa di misura targata la Bestia, ha infatti lasciato alla Roma i tre punti e ai biancocelesti l’amaro in bocca di chi ha perso pur sapendo di non aver meritato. La compagine di Delio Rossi ha giocato e creato diverse azioni importanti, ma resta colpevole di averle concentrate solo nei venticinque minuti finali, rimanendo quasi in attesa per l’intera gara di uno schiaffo giallorosso per accendersi di colpo. Le analisi del lunedì in casa biancoceleste hanno dunque incensato la prova di Zàrate e compagni, senza risparmiare però critiche e appunti su carattere e concretezza. È mancato il cinismo agli uomini di Rossi, e nel pensiero comune dei protagonisti laziali emerge il livore di una sconfitta che brucia. “Potevamo vincere, abbiamo giocato meglio – ha spiegato il presidente Lotito a Radio Kiss Kiss - È indiscutibile che sotto il profilo del gioco abbiamo espresso la qualità migliore, ma purtroppo non siamo riusciti a concretizzare le tante occasioni create”. Il presidente biancoceleste non ha nulla da rimproverare a Delio Rossi che secondo lui ha fatto le scelte giuste: “Le scelte le fa il tecnico. Io non ho mai interferito, e l’unica scelta che ho fatto è quella di Rossi, perché ha tutte le qualità per fare esprimere alla squadra le sue potenzialità. Noi non siamo stati timorosi, ma bloccati. In dieci poi abbiamo giocato molto bene nonostante avessimo speso parecchio. E questo dimostra che abbiamo un organico per lottare alla pari con tutti”. Con lo scivolone la Lazio non si è ridimensionata dunque, questo è almeno quello che il campo ha raccontato. Bella e a tratti suntuosa, la squadra di Rossi si è aggrappata alle giocate dei suoi singoli per riequilibrare l’incontro e in più di una circostanza c’è anche andata vicina. Stavolta però le serpentine ubriacanti di Zàrate e i suoi assist precisi per Lichtsteiner e Pandev non sono bastati per gioire. Una voglia incredibile di far gol alla Roma e raddrizzare le sorti dell’incontro, per il pibe d’Haedo si sono tramutati in una sfida all’ultimo tocco con la difesa giallorosa, talmente personale però, che al talento argentino è costata non poche critiche specie in casa Lazio. A fine gara infatti a storcere per primo il naso è stato proprio Siviglia che è rimasto scontento dell’atteggiamento di Maurito: “Qualcuno pensa di poter risolvere le partite da solo e non è così.- ha detto il difensore laziale – Dobbiamo pensare e giocare di squadra, dobbiamo esser meno egoisti, meno presuntuosi. Bisogna aiutarci”. Tradotto: bacchettata in piena regola per Mauro Zàrate. Ma la dose di critiche per la punta sudamericana non si sono esaurite a domenica. Anche ieri infatti sempre il presidente Lotito ha rincarato la dose sul giovane attaccante. “Zàrate ? – ha detto il patron - ha le potenzialità per diventare un grande giocatore, ma nel calcio bisogna segnare”. Insomma i giudizi si spaccano, sull’asso argentino che fa impazzire i tifosi. Forse ama troppo il dribbling e le giocate ad effetto Maurito, ma con la palla fra i piedi il campioncino pescato da Lotito nel calciomercato estivo riesce ad incantare intere platee. Il derby perso pesa su giudizi e pareri, che per l’argentino in queste ore sono stati anche troppo pesanti. Il calcio è anche estro e imprevedibilità e Zàrate impazzisce per la ‘giocata’ d’applauso. Tocca a Rossi ora calmare animi e tensioni per ripartire di slancio. Il professor Delio sa perfettamente come va il calcio: “Le vittorie, i successi fanno gli occhi azzurri e i capelli biondi” dice spesso in conferenza stampa. È ora di voltar pagina Lazio, il campionato non aspetta. |di Alessandro Zappulla La Provincia Quotidiano - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 153 volte