Il calcio è davvero strano. La Juventus ha ottenuto la vittoria più fragorosa (che significa anche momentaneo primato in classifica) forse proprio contro la squadra migliore tra quelle viste finora all’Olimpico: il Genoa di Gasperini, formazione che davvero merita la classifica che occupa, e che finora contro le grandi -o presunte tali- ha sempre fatto bene. Vittoria contro Milan, Napoli e Roma, pareggi esterni contro Inter e Udinese, come dire credenziali da squadra di vertice e non certo da provinciale rivelazione.
Ed effettivamente il risultato finale appare davvero eccessivo, troppo penalizzante verso i rossoblù, anche se, dall’altro lato, si è vista una Juventus finalmente cinica, concreta, che praticamente ha colpito quando ha affondato, e che ha saputo resistere, qualche volta con affanno ad onor del vero, alla veemente reazione genoana, nella seconda parte del primo tempo.
Naturalmente, quando c’è la Juventus di mezzo, il tentativo di speculazione sugli errori arbitrali è sempre latente, e dunque qualcuno tra gli opinionisti della serata ci ha provato a sostenere la tesi che il Genoa sia stato penalizzato dall’errore dell’assistente di linea in occasione di un fuorigioco inesistente fischiato a Milito, dimenticandosi che si era già sul 2 – 0 e che ancora una volta si farebbe torto a quanto vistosi in campo.
Perché la verità emersa dal campo è questa: la Juventus nel primo tempo ha avuto tre nitide occasioni da rete, concretizzandone due e fallendone di un soffio una con Molinaro, mentre il Genoa ha giocato di più e con molta velocità e fantasia, ma di fatto ha creato un solo vero pericolo alla porta di Manninger, con Milito, nell’unica sbavatura di Legrottaglie.
Poi nella ripresa, con il passare dei minuti, gli ospiti hanno perso lucidità e convinzione, e la Juventus ha potuto gestire con maggiore tranquillità il risultato, arrotondandolo nel finale. In sintesi, prestazione da grande squadra, legittimata ancor di più dal valore della avversaria, squadra che merita la classifica che occupa attualmente.
E adesso si può organizzare con maggiore serenità la gara fondamentale del mese, al Meazza contro l’Inter.
Juventus scesa in campo con quella che, per adesso è la formazione tipo, col rientrante Grygera a destra, la conferma della linea di centrocampo con Marchionni a destra e Tiago centrale, e la coppia Amauri – Del Piero; Genoa con un 3 – 4 – 3 molto “camaleontico”, che in fase difensiva si trasforma in 4 – 5 – 1, con Marco Rossi molto arretrato, quasi sulla linea difensiva, Gasbarroni e Palladino quasi esterni di centrocampo e Milito punta unica.
Gara subito in salita per gli ospiti, dato che al primo affondo, una giocata geniale di Del Piero libera Grygera che entra in area e con un rasoterra angolato batte Rubinho.
Il Genoa prova a reagire, puntando molto sulle fasce e sui frequenti cambi di gioco, ed in questo modo crea delle situazioni d’attacco molto insidiose, mettendo un paio di volte Milito in condizione di battere a rete pericolosamente, ma per fortuna le conclusioni finiscono fuori.
Proprio quando i rossoblù sembravano sul punto di poter riagguantare il risultato, in azione di rimessa e perfetto cross in area, Amauri di testa realizza il gol del raddoppio bianconero; nonostante tutto il Genoa non mostra segni di rassegnazione, ed a questo punto ci pensa la fortuna (leggasi una svista dell’assistente di linea) ad aiutare i bianconeri, togliendo a Milito la possibilità di segnare e riaprire la gara.
Nel finale del tempo ancora bianconeri pericolosi, sempre grazie ad una grande giocata di Del Piero con tiro finale di Molinaro e salvataggio di un difensore ospite sulla linea di porta.
Il tema tattico nella ripresa non cambia, Genoa sempre ad insistere nel gioco sulle fasce, ma la Juventus ha ormai preso le giuste contromisure, chiudendo al meglio ogni varco agli avversari, che di fatto non riescono più a creare veri pericoli alla porta di Manninger.
Anzi è la Juventus, nel finale a creare pericoli, e ad arrotondare il risultato con un micidiale contropiede tutto in verticale, da Legrottaglie a Del Piero che al volo lancia Iaquinta, che scattato di precisione, non fallisce la ghiotta occasione.
Le emozioni non sono ancora finite, un mani di Legrottaglie consente ai genoani di realizzare il gol della bandiera, ma subito dopo una autorete di un difensore, nel maldestro tentativo di evitare che il pallone arrivasse a Iaquinta, sancisce il definitivo risultato di 4 – 1, che onestamente appare mortificante per i rossoblu. IL FATTO - E’ stata questa la gara della conferma dello stato di salute dei bianconeri, perché non era facile battere questo Genoa, ed effettivamente il campo lo ha confermato.
Diciamo che gli ospiti sono la classica ottima formazione a cui manca qualcosa per essere grande squadra. Esemplificando, si potrebbe dire che è una squadra che molto assomiglia ad un suo giocatore, Raffaele Palladino, grande talento a cui manca qualcosa per essere davvero un campione. Ossia: concretezza e cinismo.
Infatti la prestazione dell’ex bianconero è stata su questa falsariga, grandi giocate e grandi accelerazioni, ma spesso fini a sé stesse, non finalizzate al meglio e dunque poco efficaci per la squadra.
Invero il Genoa è stato davvero bello a vedersi fino ai sedici metri, poi, se Milito viene neutralizzato a dovere, gli altri non sembrano in grado di avere la giocata buona per colpire.
Grande merito dei bianconeri è stato quello di avere saputo stringere i denti quando gli avversari hanno espresso lo sforzo maggiore e,alla lunga, di riprendere il controllo della gara chiudendo varchi agli avversari e ripartendo sempre con efficacia.
Infatti stavolta i vari Tiago, Marchionni, Amauri stesso, si sono fatti apprezzare più sul piano del sacrificio tattico che su quello delle manovre d’attacco, anche se poi Amauri il grande gol l’ha pure realizzato dopo un bel duetto con Gryghera. Del Piero non ha segnato il suo 250° goal in bianconero ma ha fatto grandi cose da assist man, confermando il suo stato di grazia. Nedved si è sacrificato molto, ha corso pure parecchio ma si è visto poco in fase di conclusione a rete o di finalizzazione.
Come dire, ha vinto la Juve che sa soffrire, che sa essere provinciale quando occorre, e che sa essere grande squadra quando c’è da colpire e poi amministrare il risultato.
Proprio quello che le si chiedeva e che nel momento di crisi è mancato.
Siamo così alla quinta vittoria di fila in campionato (settima con le due sul Real) e di nuovo in corsa per il traguardo finale, anche se il ciclo terribile non è ancora finito: prossimo turno a Milano contro l’Inter, poi avremo a che fare con Lazio e Milan, insomma c’è ancora da soffrire e molto, ma adesso si può guardare al futuro con moderata fiducia. |di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 177 volte