Una sconfitta che brucia, non c’è altro da dire.
Brucia per come è maturata, con un gol decisamente casuale ma che una squadra che si chiama Juventus non può e non deve mai subire. Brucia per l’avversario, che a ben vedere non ha affatto dimostrato la tanto decantata superiorità tecnica (Manninger non ha dovuto compiere interventi diciamo provvidenziali, Julio Cesar si). Brucia soprattutto perché non è questo lo spirito con cui la Juventus deve entrare in campo quando l’avversaria si chiama Inter. Pochi avevano i cosiddetti “occhi di tigre”, parecchi si sono, come dire, “rassegnati” a subire la cosiddetta fisicità del gioco nerazzurro (molto agevolata da una direzione di gara indecorosa, e su cui torneremo più avanti). E brucia infine perché l’infortunio iniziale di Tiago si è rivelato più pesante del previsto, con riferimento agli equilibri di squadra ed alla manovra.
Componenti tutte, quelle elencate, che hanno bene o male contribuito al risultato finale, maturato proprio quando la gara sembrava ormai avviarsi a finire a reti bianche. In sostanza il risultato è anche giusto per quanto vistosi in campo, la squadra nerazzurra ha creato effettivamente delle nitide occasioni da rete sprecate malamente dal futuro pallone d’oro con richiesta di raccomandazione alla Federcalcio per sostenerne la candidatura (come dire, Moratti sa vincere solo a tavolino o per raccomandazioni forti).
Ma il rammarico vero deriva dal fatto che quelle rare volte in cui la Juventus ha giocato palla a terra ed in velocità, dimostrava di essere in grado di poter perforare agevolmente la retroguardia nerazzurra, dato che più volte i nostri si sono trovati palloni invitanti in area nerazzurra, non sfruttati o per eccesso di precipitazione, o per provvidenziali chiusure dei difensori avversari. In sostanza, era una partita nella quale la Juventus doveva provare a vincerla, e la sensazione finale è che non ci abbia davvero creduto in questa possibilità.
Dunque sconfitta che è figlia di una mentalità quasi timorosa e rinunciataria, e sotto questo aspetto meritata, dato che gli avversari almeno ci hanno provato, sia pure con risultati modesti, ma alla fine il gol, casuale quanto si voglia, l’hanno pure trovato.
Insomma, l’esame finale di maturità per i bianconeri, come squadra in grado di vincere lo scudetto, ha detto che per ora la Juventus ha qualcosa in meno, più sul piano della mentalità che della qualità.
LA TATTICA
Le squadre sono scese in campo con moduli speculari, entrambe con il 4 – 4 – 2, la Juventus con la formazione che ha dato ottimi risultati in questo scorcio di stagione, e l’Inter con uno schieramento a sorpresa, con il rispolvero di Stankovic e Adriano, chiaro segno che Mourinho voleva soprattutto impostare la gara sul piano della supremazia fisica e della velocità.
Purtroppo al primo contrasto di gioco i bianconeri hanno perso Tiago, e dunque lo schieramento si è rimodellato con l’ingresso di Marchisio, che se da un lato ha maggiore propensione offensiva, dall’altro non sembra ancora avere l’esperienza necessaria per assumere l’iniziativa e dettare i tempi di gioco in gare come questa.
Conseguentemente i nerazzurri hanno preso l’iniziativa, ma non con un gioco manovrato, bensì puntando sulle ripartenze veloci e sui lanci lunghi a scavalcare: tuttavia l’unica occasione degna di nota è stato frutto di un clamoroso liscio di Legrottaglie.
Con il passare dei minuti la Juventus dava l’impressione di volere spingere maggiormente in avanti, e qualche buona combinazione è stata anche provata, ma senza vere e proprie occasioni da rete, se non un tiro da fuori di Marchisio, deviato in angolo da Julio Cesar.
Stesso tema tattico nella ripresa, ma Inter meno intraprendente e Juventus più accorta e ordinata, anche se priva di veri sbocchi offensivi, come dire partita bloccata a centrocampo, nerazzurri nuovamente pericolosi con Ibrahimovic, su un errore difensivo (fuorigioco fatto male) ma Juventus mai in grado di ripartire o di manovrare al meglio a centrocampo.
Il gol è arrivato nel momento di stanca della gara, e come detto, in modo casuale, un rimpallo in area consente ad Ibrahimovic di battere a rete ma in modo sbilenco, e il tiro diventa un involontario assist per Muntari, che forse incredulo di trovarsi solo davanti al portiere, ha praticamente ciccato la palla, trovando peraltro la difesa juventina ancora più incredula e intenta solo a segnalare un inesistente fuorigioco, anziché provare a chiudere con Grygera o a parare con Manninger.
Nel finale i bianconeri hanno l’occasione per pareggiare, ma Julio Cesar si supera su un perfetto colpo di testa di Del Piero, poi nulla di rilievo da segnalare. |di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 151 volte