Siamo stati per una settimana in un inspiegabile stato confusionale. Nel presentarvi l’incontro di questa sera non sappiamo proprio da dove cominciare. Dal pareggio di Torino che ci ha allontanato dalla vetta, con qualche apprendista stregone della scuola di magia di Hogwarts, che con la sua bacchetta magica ha già declassato i tre punti di distacco facendoli diventare trenta? O dal Yin e Yang di giovedì in coppa Uefa, dove siamo stati in bilico fra il naufragio e l’ammaraggio sino all’ultimo secondo? O dalle sirene del mercato capaci di far cadere in trance anche gli insospettabili, che inebriati dal profumo dei petroldollari sognano di giocare in un campionato più bello del nostro?
Abbiamo provato a farci consigliare dal più saggio della compagnia, dal nostro mister Ancelotti che in settimana, prima della gara di coppa, buttava acqua sul fuoco con questa testuale dichiarazione: "Noi abbiamo fatto qualcosa di straordinario se si fa eccezione per le prime due partite. Dopo Genova abbiamo giocato quindici partite e abbiamo ottenuto dodici vittorie e tre pareggi. Se mi dicono che nelle prossime quindici partite otteniamo gli stessi risultati, firmo subito".
Dopo questa resa dei conti ci eravamo per qualche ora tranquillizzati, dopo tutto noi per primi sottoscriveremmo una simile sequenza di risultati, ma la nostra solerzia ci ha rigettato nel dubbio e nella ricerca del perché e del per come. Poiché i se e i ma nel calcio non contano, gli unici dati certi per radiografare questa prima parte di stagione sono i 27 punti in classifica. Siamo a un terzo del campionato e moltiplicando per tre i punti conquistati arriviamo a 81. Lo scorso campionato, ad esempio, è stato vinto a quota 85 con la seconda a 82. Con gli attuali punti arriveremmo a giocarci il secondo o terzo posto. Ma poiché i conti si fanno sempre alla fine andiamo su quelli certi, vivisezionando i decantati 27 attuali. Per avere un metro di giudizio proveremo a confrontarli con uno dei nostri campionati sulla carta più disastrosi, quello dello scorso anno. Alla tredicesima giornata avevamo appena 17 punti, ma udite udite, di gol ne avevamo realizzati 21 contro i 19 attuali, subendone 12 contro 10. I numeri ci dicono che abbiamo un attacco meno prolifico e una difesa appena più registrata, considerando che la passata stagione eravamo in permanente emergenza attaccanti... a voi la sentenza. Se poi con maggiore scrupolo andiamo a rivedere i risultati in trasferta allora l’analisi si fa ancora più sconcertante: in sette gare lontani dalle mura amiche eravamo riusciti a conquistare 13 punti contro i 9 attuali, realizzando 18 reti e subendone 7, di questa stagione quasi ci vergogniamo a scriverlo: 6 gol fatti e 6 subiti. Scusate se squillano assordanti i campanelli, ma l’allarme è quasi reale. L’endoscopia matematica non è finita. Visitando il sito della gazzetta dello sport abbiamo scoperto che lo scorso campionato il Milan in 38 giornate aveva totalizzato: 232 tiri nello specchio della porta, 235 tiri fuori, colpito 15 volte pali o traverse e riuscendo ad applicare la tattica del fuorigioco 157 volte. Sembrano apparentemente numeri normali, ma non lo sono. In una ipotetica classifica siamo risultati primi in tutte le discipline, primi anche di chi vinse lo scudetto. Questa la sequenza dei campioni d’Italia: 200 tiri nello specchio della porta, 185 fuori, 15 legni a pari merito, 104 fuorigioco. Non si può certo salvare una stagione da 5° posto come quella scorsa con le statistiche, rivisitando però i numeri di quel disastro un sobbalzo lo abbiamo avuto. Quella fu una squadra capace di sviluppare gioco, di questo i numeri parlano chiaro, incapace però di chiudere le partita, lasciandole in bilico sino alla fine per poi spesse volte perderle. Questo anno almeno quelle stesse gare riusciamo a vincerle (grazie Ronaldinho) ma niente di più. Ieri Ancelotti confermava in parte la nostra tesi: "Nelle ultime partite sono emersi alcuni limiti che contiamo di risolvere soprattutto nella gestione del vantaggio, rimanendo più compatti e uniti. Spesso siamo poco equilibrati e questo è un problema che come detto va risolto. Ci sono partite che dobbiamo chiudere prima".
Ci proveremo a partire da questa sera. Lo stadio della Favorita segna il tutto esaurito, in Sicilia succede così, il calcio è una passione che trabocca oltre ogni più comprensibile immaginazione. Ballardini, tecnico giovane e capace, non ha fatto altro per tutta la settimana che incensare gli avversari: "Il Milan è una squadra da temere sempre". Come lui i suoi giocatori che hanno attribuito aggettivi ancora più superlativi agli undici rossoneri. Questo non lascia ben presagire, ci troveremo di fronte una squadra che vorrà superare se stessa pur di batterci. Lo scorso anno giocammo a Palermo una della nostre gare più belle, perdendola in memoria di quanto detto prima. Oggi ci toccherà rifarci di quella sconfitta, anche perché se vogliamo restare in corsa non ci è consentito fare altri passi falsi, nemmeno mezzo. Prima del fischio d’inizio dovremo fare i conti con le assenze di Kaka e di Gattuso ma il tecnico pur di dare la carica ai suoi conferma che la rosa della squadra può sopperire a qualunque defezione. Le incognite tattiche comunque resteranno al di là dei singoli nomi. Quante volte abbiamo atteso la samba in attacco per poi ballare il tip tap in difesa? Una tela di Penelope che si allunga e si accorcia a seconda degli interpreti. Il ritorno di Pirlo poi ha nuovamente reso agibili le autostrade davanti la difesa, almeno domani ai suoi fianchi potrà contare con due guardie del corpo, forse Ambrosini e Flamini, con Seedorf nel ruolo di Kakà. Il mister non lo ha confermato ma probabilmente sarà così. Speriamo in un Clarence rinfrancato nel ruolo a lui più gradito e in una gara che possa finalmente farci divertire, ce lo auguriamo da tifosi perché da critici... I siciliani sempre ospitali e furbi lo hanno capito e ci saluteranno con il consueto ossequio: Baciamo le mani al Milan che sarà. |di Giacomo Chillè - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 165 volte