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2008-12-01

C’è voglia di scudetto, eccome se c’è!


Non si è ancora capito bene se quella di Ranieri fosse una strategia dialettica oppure il reale pensiero del mister, sta di fatto che a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio sabato sera, sotto la tormenta, ci ha pensato la squadra, con un perentorio 4-0 alla Reggina che significa una cosa sola: i ragazzi bianconeri hanno una stramaledettissima voglia di vincerserselo questo scudetto. Anche se qualcuno (a cominciare , par di capire,dal loro allenatore) non li dà per favoriti. Meglio.
Quando un giocatore, con una clavicola lussata, si immola sul campo, stringe i denti e riesce addirittura a segnare un gol (quello più importante, perché ha sbloccato la partita) e a mettere a segno l’assist decisivo per la rete di un compagno. Quando una squadra, su un campo inzuppato d’acqua e di neve, non molla un centimetro agli avversari e continua a tenerli sotto pressione anche sul 4-0.
Quando un capitano centra un altro record personale – la 250° marcatura in maglia bianconera – ma davanti alle telecamere dice di puntare ad altri obbiettivi, ben più importanti. Quando in una serata succede tutto questo significa che i giocatori che compongono quella squadra hanno nella testa un unico pensiero: vincere.
Com’è normale che sia per un professionista del pallone che gioca nella Juventus. Dove – sono parole del giovane Marchisio (praticamente uno degli ultimi arrivati in prima squadra) – “ti abituano a lottare per la vittoria fin dalla Primavera, e poi continui a farlo sempre”.
Se quella di Claudio Ranieri era una strategia ragionata, quella cioè di dire che non è la Juve la squadra che deve vincere lo scudetto, allora ha funzionato, perché ha vellicato a puntino l’orgoglio dei suoi ragazzi. Ma se non è così, bè allora sono stati i ragazzi a fargli capire che non ci stanno, che a loro di partecipare non frega nulla ma che giocano solo per centrare il bersaglio grosso, o almeno che vogliono provarci fino alla fine. Hanno tanta fame di vittorie le zebre bianconere e sentirsi dire che quel cibo se lo contenderanno altri gli ha dato fastidio, e allora – tanto per iniziare – hanno rifilato 4 pere alla Reggina ed agganciato al secondo posto il Milan, e non fanno mistero di puntare al tricolore. Meno male avere in rosa dei ragazzi così, perché significa poter contare su uomini veri, su gente che prima di dire m’arrendo spara tutti i colpi a propria disposizione.
Come il Camo, alla sua seconda partita da titolare dopo il lungo stop (era ora!) , rimasto in campo anche con un braccio immobilizzato. Nonostante – presumiamo – il dolore e le difficoltà d’equilibrio, ha lottato come una belva ferita, aperto la goleada e servito l’assist ad Amaurì per il raddoppio, oltre a qualche altra perla distribuita qua e là in quei primi 45 minuti. Nonostante dalla panchina gli dicessero di uscire e lui a rispondere “no, gioco ancora io”. Stakanov in confronto era un pivellino.
Come Amaurì, che in quell’area di rigore reggina si è dannato l’anima fin quando non è riuscito a bucare la rete. Come Pavel Nedved, che in quella distesa bianca del campo sembrava un lupo delle foreste cecoslovacche, come Del Piero che ha detto chiaro e tondo – a fine partita – di importargli ben poco di aver portato a 250 il suo score personale di reti in bianconero, perché più dei record gli interessa qualcos’altro. Non l’ha nominato, ma si è capito benissimo. Capito, mister?
|il Gobbo di Notre Dame - Fonte: www.nerosubianconweb.com| - articolo letto 138 volte


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