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2008-12-09

L'Opinione: Lazio non buttare via tutto


ROMA- E’ stata una settimana intensa per la Lazio e per i laziali. Dopo la bella vittoria di mercoledì, una sconfitta che pesa rimediata con la prima squadra d’Italia e terminata con un risultato forse eccessivamente rotondo. La Lazio continua a mantenere un rendimento altalenante e la partita di Coppa Italia ha sicuramente condizionato anche il turno di campionato, visti i pochi ricambi in biancoceleste. Non disputando coppe europee, la squadra di Delio Rossi è stata allestita per i soli impegni domenicali, e nel caso di fatiche infrasettimanali la stanchezza si fa sentire.
Dopo un solo punto rimediato in quattro partite, l’ambiente romano per parte laziale è rovente. L’ultima vittoria risale al 3-0 rifilato al Siena, prima del fatidico derby che sembra aver bloccato irrimediabilmente la Lazio. Quella contro i bianconeri toscani fu l’ultima partita di campionato disputata con maestria e genio dai capitolini, elementi che hanno consentito alla squadra di racimolare 22 punti in 11 gare disputate e hanno portato i biancocelesti a ridosso del gruppo “che conta”.
Poi il derby e il black-out. Prima della stracittadina avevamo ribadito il carattere a tinte forti di questa partita, la più agguerrita d’Italia e nel mondo seconda forse solo al “macabro” River Plate-Boca Juniors. Roma si accende con il derby, che è l’evento sportivo più importante dell’anno e coinvolge un’intera città di oltre 3 milioni di anime. Vincerlo vuol dire aggiungere qualche cosa alla propria compagine, dare uno sprint potente che consenta di tornare a spiccare il volo. Così è successo alla Roma, guarita definitivamente dopo il 16 novembre. Perdere (e perdere in quel modo, dopo aver dominato per tutta la durata della gara) ha tagliato le gambe alla Lazio, uscita malconcia dalla dura trasferta di Bergamo dopo un fortunoso pareggio col Genoa.
I numeri sono quelli di una crisi, perpetrata per la troppa importanza data al derby e per aver smarrito quello smalto che aveva fatto della Lazio, a cavallo tra settembre e ottobre, una delle squadre più temibili del campionato. Tuttavia le 15 partite disputate dai biancocelesti, analizzate con cura, recano indubbiamente un bilancio positivo.
In tre mesi la Lazio ha regalato ai suoi tifosi vittorie belle, anche contro squadre tecnicamente superiori (la Fiorentina regolata in goleada 3-0, il Milan fermato a San Siro mercoledì), ha firmato trasferte d’autore (1-3 sul campo del Torino) sfatando anche quello che era il tabù dell’anno passato, non ha deluso contro le piccole (Catania, Siena, Chievo). Resta però l’amaro per partite da dimenticare, come la trasferta del Dall’Ara o la pesante sconfitta di Bergamo.
Il tasso tecnico è quello di una compagine pronta per giocarsi un posto in Coppa Uefa, duellando con Genoa, Napoli, Udinese, Roma, Palermo, ma ciò non significa che questo traguardo sia scontato. A inizio anno si diceva di voler ricreare una squadra per divertire i tifosi e riportali sugli spalti. L’obiettivo è stato raggiunto. La squadra gioca un calcio stupendo e crea un numero enorme di palle gol ma non riesce a finalizzarne neppure la metà.
Ora l’allenatore e la società cerchino di risolvere “il” problema della Lazio. Una squadra femmina, senza personalità, priva di uomini leader attorno ai quali raccogliersi.
Mercoledì quando Ronaldinho si è reso autore di una evidente quanto antisportiva gomitata su Rozenhal, nessuno ha alzato la voce, nessuno ha protestato con l’arbitro, nessuno si è sincerato delle condizioni del compagno. Sabato quel gran campione di Ibrahimovic (fenomeno anche nell’arroganza che lo contraddistingue) è stato lasciato libero di fare il bello e il cattivo tempo, con tanto di sberleffi a un giocatore biancoceleste (Brocchi), mentre Muntari prendeva a calcioni il malcapitato Foggia. E tutto con compiacenza dei laziali, quasi intimoriti dalla casacca nerazzurra.
I gradi di leader, su un campo di calcio, non si conquistato calzando un pezzo di stoffa ma caricandosi le responsabilità sulle spalle. Alla Lazio mancano giocatori di personalità e di piglio, che sappiano cementare il gruppo anche quando la squadra è sotto di tre gol. Lavoriamo su questo aspetto e le cose cambieranno. Magari non aumenteranno i punti in classifica, ma perlomeno tornerà la coesione e il rispetto per la squadra che ha creato il calcio nella capitale d’Italia.
|di Jacopo Romiti - Fonte: www.golmania.it| - articolo letto 171 volte


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