E’ il momento di mettere sotto chiave, per qualche ora, dubbi e angosce... tutti in piedi c’é Juventus-Milan. La vigilia si è consumata lentamente come una candela alimentata dalla fiamma della passione, la sfida dopo oltre un secolo di storia infonde ancora sacra ritualità, diffondendo proselitismo e fortificando la fede, altro che derby d’Italia, con tutto il rispetto per il defunto Gianni Brera. Quando i 22 campioni sbucheranno dal tunnel sentirai ancora quell’inconsueto tremolio alle gambe e il cuore pulsare a mille, tutti sintomi di una conclamata malattia con la quale è divenuto sempre più gradevole convivere. Ti abbandonerai ad una visione paradisiaca: flashback di momenti felice scandiranno il ritmo e la sequenza di immagini che hai scolpito nel cuore. Ricorderai Gullit saltare in cielo siglare il gol della vittoria… ricorderai i gol di Weah, di Van Basten, il rigore di Sheva che ci regalò la Champions più bella… ricorderai l’ultima vittoria con la doppietta di Seedorf che valse l’unico scudetto dell’era Ancelotti. Reminescenze che invocheranno l’intercessione di illustri antenati, un rituale quasi religioso e di buon auspicio, sognando di vivere momenti altrettanto esaltanti. Prima del fischio d’inizio prepararsi a Juventus Milan significa anche questo e molto di più. La partita ha perso in anticipo il suo guerriero più audace, l’eroe più genuino, l’interprete che anche i più piccoli hanno imparato ad amare anche senza caterve di gol. Ci mancherà Gennaro Gattuso questa sera e per il resto della stagione, ma bisogna farsene una ragione e soprattutto trovare in fretta una soluzione. Ognuno dei suoi compagni dovrà dare il 10% in più moltiplicato per undici per arrivare a quel 110% di impegno che il ringhio ha sempre saputo garantire quando è sceso in campo. E’ un regalo che chiediamo in suo nome per una tranquilla e felice convalescenza. E allora fiato alle trombe e proviamo intanto a sconfiggere la sfortuna e la paura di non farcela.
Quello di questa sera sarà, gioco forza, un Milan inedito più nel morale che negli uomini considerando le molteplici avversità. Il pronostico esula da calcoli e statistiche, da non considerare quindi l’ottima vena casalinga dei bianconeri e il disarmante rendimento dei rossoneri lontano dalle mura amiche, altrimenti ci converrebbe cambiare canale sintonizzandoci su paperissima sprint, preferendo quattro salutari risate ad una disfatta annunciata. Ci sarà quasi certamente Inzaghi, che secondo qualche lingua lunga godrebbe del privilegio e dei favori di Kaka, anche se il mister afferma categorico: “L’unico sicuro di giocare è Flamini.” Per Re Ricardo ci resta solo la speranza di vederlo in campo, aggiungere altro sarebbe superfluo. Le soluzioni non sono tante e forse è meglio così. E’ il bicchiere mezzo pieno che dobbiamo imparare a sorseggiare e assaporare sino in fondo. La vecchia Signora potrebbe essere il giusto viatico, la partita delle partite, per questo siamo certi che i nostri non ci deluderanno. Galliani scaldava i motori affermando che quando si vince a Torino con la Juve è quasi sempre scudetto. Un crocevia da attraversare senza indugi e tentennamenti e al triplice fischio tracciare il primo vero bilancio stagionale per comprendere, oltre le acclamate ambizioni, le reali potenzialità del gruppo. E‘ vero che l’esorcismo sofferto dal diavolo nelle ultime settimana ha affollato l’infermeria, quasi fosse un bus nell’ora di punta, ma le avversità possono scatenare meccanismi imprevedibili come dichiarava il tecnico in settimana: “La partita contro la Juventus ci stimola molto, anche perché, non avendo i favori del pronostico, vogliamo a maggior ragione essere una sorpresa".
Il mister in sintonia con il clima natalizio aveva anche riservato, da vero babbo natale, un regalo speciale a Del Piero: “Una maglia del Milan, una maglia numero 10, di Seedorf, così magari gli viene voglia di fare un fine carriera nel Milan”. La archiviamo come la classica battuta che fa più piangere che ridere, quello che invece riteniamo un approfondimento serio riguarda il giudizio espresso sugli avversari, rilasciato ieri in conferenza stampa in un clima questa volta da prepartita: “Giocano con la difesa posizionata nel modo più alto del calcio italiano. Questa metodologia permette alla squadra di avere una grande solidità, aggressività e allo stesso tempo anche i difensori sono bravi a sfruttare questo tipo di gioco“. Questa osservazione, Carletto lo sa bene, è il percorso che porta all’uscita dal labirinto tattico che tiene sotto scacco il Milan ormai da qualche stagione, volendo dare un riferimento: da quando Nesta ha smesso di fare il fenomeno. I nostri centrali non riescono a tenere alta la linea difensiva allungando il campo a dismisura, ciò comporta in fase di contenimento autonomia e spazio per gli avversari e in fase offensiva sfiancamento e prevedibilità nella costruzione soffrendo la defezione logica di avere attaccanti isolati soprattutto dalle azioni manovrate, ovvero quasi sempre. Dinamiche e movimenti non di semplice attuazione, quasi un alibi tecnico considerati gli uomini che abbiamo a disposizione. L’arrivo di Thiago Silva è sicuramente un investimento per il futuro ma attenti a caricargli addosso l’eredità di Maldini, potrebbe restarne schiacciato come accadde al suo connazionale Roque Junior con quella altrettanto pesante di Baresi.
Dice il proverbio che parlando del diavolo spuntano le corna. Attenti a non cadere nelle trappole dei soliti banditori e tappatevi le orecchie ascoltando le loro strombazzate: La signora è caparbia, la signora ha carattere, la signora corre, la signora schiaccerà l’armata dei vecchietti. Basta con questi ciarlatani e fattucchieri evasori di memorie bibliche. Non fu il diavolo nel giardino dell’Eden a sedurre la signora facendogli mordere la mela del peccato? Ebbene quella signora sedotta e abbandonata al destino della umana mortalità oggi è nuovamente al nostro cospetto. Al Diavolo la Signora... Questa sera si vince. |di Giacomo Chillè - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 150 volte