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2009-01-10

Aspettando Napoli ...


Secondo i giudici romani, i Moggi non erano dei mafiosi. In pratica, non manovravano a loro piacere le procure dei calciatori del nostro campionato. La palla passa adesso ai loro colleghi napoletani, secondo i quali invece Moggi taroccava, con la complicità degli arbitri, interi campionati. E se fosse una bufala pure questa? Rivedere le sentenze emesse due estati fa dalla giustizia sportiva sarebbe lunico atto di vera giustizia. Ma c'è già chi non vuole.
Anch’io ,come Petronius, voglio cominciare con una doverosa ed essenziale precisazione, a beneficio di tutti coloro che mi seguono in tv o leggono i miei articoli su questo sito: su Moggi non cambio idea. Per colpa sua, per la troppa megalomania e la sete di potere del nostro ex DG la Juventus ha pagato punizioni pesanti, e quindi non lo perdono. Esistevano delle regole e non le ha rispettate, e il fatto che nel calcio non le rispettasse nessuno non può essere utilizzato come un alibi e nemmeno servire come scusa a suo favore: lui non doveva fare certe cose e invece le ha fatte, venendo meno a dei principi etici che sono alla base della lealtà sportiva, a maggior ragione per una persona che rappresentava in quegli anni la Juventus FC. E come ho ripetuto e scritto fino alla noia, a me piace vincere pulito. Sul campo e non al cellulare. Poi, che fosse un ottimo manager, è un altro discorso. Un conto sono le competenze e le capacità, un altro il gioco sporco.
Fatta questa precisazione, passiamo all’oggetto di questo mio intervento scritto: la sentenza del processo Gea. Quella che ha praticamente fatto saltare quasi tutta l’impalcatura giudiziaria costruita dal pm Palamara (presidente dell’Associazione Magistrati, non un pubblico ministero qualunque) puntellata su quell’accusa gravissima di associazione a delinquere appioppata ai Moggi, senior & junior. Richiesta: 6 anni e fischia di reclusione. Se la sono cavata entrambi con un anno e mezzo circa a testa, che non sono ugualmente una carezza, seppur svangati grazie all’indulto. Però adesso nessuno potrà più chiamarli mafiosi o boss, perché non lo erano. Utilizzavano solo metodi, diciamo, poco ortodossi nei confronti di alcuni giocatori, ma c’è da scommetterci che in quel gran bestiario del mondo del calcio di certo non sono stati, e non saranno, né i primi né gli ultimi a comportarsi così.
Certo, anche i giocatori di calcio sono persone degne di rispetto e non possono essere trattate alla pari degli schiavi, però vorremmo anche capire cosa si intenda per “violenza” e “minacce”. Personalmente, ritengo un atto violento delle percosse, l’incatenamento, la segregazione coatta, mettiamoci pure la reiterazione di insulti pesanti. Minacce poi ne vengono pronunciate a getto continuo tutte le domeniche sui campi di calcio, le più frequenti delle quali sono “ti spezzo le gambe”oppure “ti faccio finire la carriera”. Dire a un giocatore”guarda che se non accetti il trasferimento alla squadra X finisci in tribuna per il resto della stagione” più che una minaccia mi sembra invece la legittima presa di posizione di un datore di lavoro nei confronti di un dipendente dal rendimento non propriamente rispondente alle aspettative. Per giunta, lautamente pagato. I Moggi sono stati condannati dal Tribunale di Roma per essersi permessi di dire una cosa del genere a Nicola Amoruso. Si potrebbe aprire un dibattito pure sul merito di questa parte della sentenza, ma al momento ci interessa poco.
La polpa della sentenza non è infatti la condanna – seppur non lieve e nemmeno marginale, lo risottolineo altrimenti sembra che la voglia minimizzare – ma lo stralcio del capo d’accusa più pesante. Quello su cui media e addetti ai lavori hanno sguazzato per almeno 2 anni, e cioè l’associazione a delinquere finalizzata all’illecita concorrenza. Cosa che, se dovesse essere riconfermata pure nel processo di Napoli, quello “vero” come già si sono premurati a sottolineare coloro che non si aspettavano da quello di Roma un simile finale (tra l’altro, in primo grado: in appello potrebbe essere annullata pura la condanna) potrebbero aprirsi scenari a dir poco clamorosi per quanto riguarda gli effetti prodotti 2 estati fa dal processo sportivo.
Eggià, perché se Moggi non era il demiurgo del calciomercato – come ipotizzava l’inchiesta sulla Gea World – e magari neanche il manovratore occulto dei campionati, come ritengono invece i pm napoletani, mi dite perché non si possa riaprire come minimo una discussione sulla revoca dei 2 scudetti alla Juventus? Perché, secondo qualcuno, non è possibile mischiare giustizia sportiva con giustizia ordinaria. Già, ma i processi federali non sono stati ispirati proprio dal materiale ottenuto proprio dalla giustizia ordinaria, che aveva ritenuto “penalmente irrilevanti” tutte quelle intercettazioni?
Allora: che Moggi e – purtroppo – la Juventus andassero puniti non ci piove, poiché a causa degli illeciti commessi dal primo non poteva non subirne le conseguenze la seconda. Ma la domanda da porsi adesso, alla luce di quanto sta avvenendo nelle aule di tribunale “vere”, è un’altra: la punizione inflitta alla Juventus è stata proporzionata agli illeciti realmente commessi? Può essere considerata equa la pena decisa dalla giustizia sportiva? O forse sarebbe stato sufficiente infliggere alla Juve una congrua penalizzazione in Serie A come avvenuto per Fiorentina, Reggina, Lazio e Milan?
Di tutto ciò ne discuteremo fra qualche mese, quando pure la corte partenopea ci dirà se Moggi era davvero a capo di una Cupola arbitrale in grado di orientare l’andamento di interi campionati di calcio, oppure anche quella era una colossale bufala costruita solo per far piazza pulita di personaggi e squadre scomode. Anzi, una sola squadra, la più scomoda di tutte: la Juventus.
Per ora ci limitiamo a prendere atto che, a Roma, la montagna ha partorito il primo topolino. Così come prendiamo altrettanto atto che in tanti si stanno già agitando. Tranquilli gente, come dicevate in tanti prima di Calciopili fingendovi garantisti: aspettiamo le sentenze. Appunto.
|di Quasimodo - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 150 volte


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