Giannichedda:"Lazio, con quei tifosi e con quel tridente puoi davvero sognare!"
Siamo ormai a poche ore dall’attesissimo big-match di domenica sera tra Lazio e Juventus e l’atmosfera, nella Capitale, si fa sempre più elettrizzante. Proprio al riguardo, Lalaziosiamonoi.it ha voluto incontrare uno di quei giocatori che hanno fatto innamorare il popolo Laziale soprattutto per la sua tenacia e la sua voglia di non mollare mai fino al termine dei 90 minuti, uno di quei giocatori entrati di diritto nelle menti e nei cuori dei tifosi, un vero e proprio guerriero del centrocampo biancoceleste, che,purtroppo lasciò quella Lazio inguaiata da una situazione finanziaria poco idilliaca, e che decise di trasferirsi proprio alla Juventus. Tra ricordi passati e momenti presenti, ecco a voi Giuliano Giannichedda…
Giuliano Giannichedda al momento in che situazione si trova?
Al momento sono senza contratto, mi alleno qui a Roma con i miei preparatori e fisioterapisti. In questi giorni analizzeremo al meglio tutte le proposte che giungeranno e che sono già arrivate e, se troveremo un progetto convincente e interessante, lo sposeremo in pieno ed io potrò finalmente ricominciare a giocare. Diversamente attenderò con ansia altre offerte.
Come vedi la Lazio in questo campionato: facci un resoconto personale sul girone di andata e sugli obiettivi a cui questa squadra può aspirare in futuro.
La Lazio è partita davvero molto bene ed ha sorpreso un po’ tutti. Ha avuto un momento di calo, che secondo me è anche fisiologico e normale in una squadra, soprattutto quando si gioca a certi livelli. Sono contento che dopo la sosta abbia ripreso il proprio cammino alla grande, giocando anche un gran bel calcio. Secondo il mio giudizio, potrà giocarsela fino alla fine per arrivare nelle parti alte della classifica.
Champions o Coppa Uefa quindi?
Il quarto posto sarà difficilissimo da raggiungere anche perché mai come quest’anno ci sono numerosissime formazioni davvero ben attrezzate. La Lazio ha comunque dal canto suo tutte le potenzialità e le carte in regola per poter competere fino alla fine, avendo un attacco stellare, un centrocampo dalle ottime qualità, e una buona difesa. La squadra ha quindi grandi possibilità di stazionare nelle zone alte e può dar fastidio anche a coloro che ad inizio stagione, sulla carta, le partivano davanti.
A proposito del centrocampo: a causa dell’assenza di Matuzalem, questo reparto è sempre stato al centro di polemiche soprattutto per la continua alternanza dell’interno di sinistra e la mancanza di un vero e proprio punto fermo in quella posizione.
Al momento sembra che nelle gerarchie del mister, Meghni stia guadagnando posizioni rispetto agli altri. Tu, da centrocampista, come valuti la situazione?
Meghni, nell’ultimo periodo, sta fornendo prestazioni molto importanti, che hanno fatto sì che il giocatore potesse essere considerato un gradino sopra agli altri. A mio giudizio Delio Rossi, a differenza nostra che li vediamo solamente la domenica, valuta i giocatori a sua disposizione per l’intero arco della settimana e conosce più di chiunque altro le reali condizioni degli stessi prima della partita. E’ un allenatore in grado di fare scelte oculate e spetta a lui il compito di mandare in campo di volta in volta le pedine che possano garantirgli maggior equilibrio e maggiori garanzie.
Tridente sì, Tridente no: tu da che parte stai?
Con i giocatori che la Lazio ha attualmente in rosa, il tridente è una cosa che può essere attuata tranquillamente, come dimostrato nell’ultima partita. Naturalmente il compito più arduo spetta al centrocampo che deve sistemarsi nella maniera migliore ed ogni suo componente deve sacrificarsi soprattutto in fase di copertura affinchè possa essere supportato un attacco dalle così grandi potenzialità. Se poi anche i tre lì davanti sapranno adeguarsi alle esigenze della squadra e sapranno fornire il loro contributo di sacrificio, come accaduto a Reggio Calabria, allora sì che ci sarà da divertirsi.
Negli ultimi giorni si stanno facendo paragoni su paragoni tra le varie coppie d’attacco della serie A. Lotito qualche giorno fa ha dichiarato che lui, di fronte ad Amauri-Del Piero, si terrebbe stretti i suoi attaccanti. Tu che ne pensi di questo paragone?
Dicendo così, il presidente cerca di valorizzare l’immenso patrimonio che ha a disposizione. Il paragone è molto difficile ma sono tutti e quattro giocatori eccezionali. Da una parte c’è Del Piero, giocatore di fama mondiale e di cui non sono io a scoprirne le doti e le qualità che gli hanno permesso di dominare la scena nazionale ed internazionale. Dall’altra vedo un Pandev in forma strepitosa. Sin da quando mise piede a Formello, fece vedere a tutti di che pasta potesse essere fatto. Col tempo è cresciuto in maniera esponenziale ed ora è una vera e propria forza della natura. Piuttosto si dovrebbe agire in tal senso facendogli prolungare il contratto e blindandolo, dato che numerosi clubs internazionali gli stanno facendo la corte già da parecchio tempo.
Lazio-Juventus è sempre stata una partita dalle grandi aspettative: qual è quella che Giannichedda ricorda con maggior piacere?
Sicuramente i ricordi sono tantissimi e anche davvero molto belli, soprattutto per la voglia e per la carica che si aveva ogniqualvolta si scendeva in campo. Se devo scegliere dico la finale di andata di Coppa Italia del 2004, risolta dal mio amico Stefano Fiore. Quel giorno, dentro di me, avevo un vortice di emozioni fortissime, sia per l’atmosfera elettrizzante sia perché avevo il sentore che di lì a poco si sarebbe concretizzato un obiettivo che fino a quel momento non ero ancora riuscito a raggiungere: vincere un trofeo con la maglia della Lazio.
Proprio il tuo amico Stefano Fiore risultava sempre decisivo contro i bianconeri…in che rapporti sei rimasto con lui?
Ricordo con grande piacere che Stefano per loro era una sorta di bestia nera. Realizzò delle reti di pregevole fattura, sia a Torino che qui a Roma, e ci fece gioire spesso contro di loro. Ad ogni modo lo sento spesso, anche perché la nostra amicizia è sempre andata al di là del campo e dispiace molto che anche lui si trovi nella mia stessa condizione di “disoccupato”. Gli anni di Mancini sulla panchina Laziale sono stati anni difficili dal punto di vista societario ma entusiasmanti sul campo e per i tifosi.
Qual è stata la vostra forza in quei momenti?E con chi ti vedi ancora di quella squadra?
Quel gruppo era veramente molto unito ed affiatato e ciò ci ha permesso di andare avanti in quella maniera così importante e soddisfacente. Ci trovavamo tra la fine del periodo di Cragnotti e l’inizio di uno nuovo dominato dalle incertezze,ma abbiamo dimostrato, ogni volta che scendevamo in campo, di saper divertirci e di saper remare tutti dalla stessa parte: la nostra forza è stata proprio quella, al di là del fatto che la squadra fosse composta da grandissimi campioni. Era bello anche solo trovarsi insieme, durante la settimana, a combattere e ad allenarsi tutti con unico obiettivo questo ci dava la forza per continuare, pensando solamente al campo. Con la maggior parte di quei compagni, impegni permettendo naturalmente,cerchiamo di vederci e di stare spesso insieme. Siamo rimasti legati ed abbiamo stretto dei rapporti di amicizia importanti in quel contesto, cosa non facile nell’ambiente del calcio.
Dopo qualche anno, si concretizza il tuo passaggio alla Juventus: com’è andata la trattativa?
Io precisai, sin dall’inizio, che se fossi dovuto andare via a causa dei noti problemi economici della società, lo avrei fatto solamente per andare alla Juve. E’ stato motivo di grande orgoglio per me arrivare a giocare in una squadra così blasonata come la Vecchia Signora, soprattutto per un ragazzo come me partito da una piccola cittadina in provincia di Frosinone. La mia priorità però è sempre stata la Lazio e l’ ho fatto capire a più riprese anche alla società. Purtroppo non si è riusciti a raggiungere un accordo e in quel momento c’era la Juventus che premeva per avermi. Quella era una squadra composta da giocatori importantissimi come Del Piero e Buffon, simboli veri e propri di quelle vittorie e di quelle gioie che stavamo regalando ai tifosi. Lo scudetto, toltoci dalla giustizia sportiva, lo avevamo vinto sul campo e nessuno potrà mai mettere in discussione questo.
Negli ultimi tempi, in sede di calciomercato, si è parlato spesso di un ritorno di Juan Sebastian Veron a Roma. Che idea ti sei fatto della situazione e come vedi un possibile affare? E tu personalmente torneresti a vestire la maglia biancoceleste di fronte ad una nuova proposta?
Dal primo all’ultimo giocatore che ha militato nella Lazio e ha vissuto a Roma, non può non avere dei ricordi fantastici, compreso il sottoscritto che tornerebbe di corsa se dovesse presentarsi l’occasione. Io personalmente, nonostante abbia casa a Frosinone, vivo ancora qui perché sono rimasto legatissimo ai colori biancocelesti e alla stessa città. Per quanto riguarda Veron, è sicuramente un giocatore dalle indubbie qualità tecniche che ha fatto la storia di questa società gloriosa e che un po’ di anni fa fece una scelta di vita. Ora che vuol tornare, starà al presidente decidere se sia il caso o meno di concludere un’operazione del genere ma se fossi in lui non ci penserei su due volte, perché potrebbe portare rappresentare un immenso valore aggiunto per questa squadra. La Curva Nord… E’ il vero e proprio punto di forza della Lazio, al di là dei giocatori che ne fanno parte anno dopo anno. Ora che ho vestito diverse maglie in Italia, mi rendo ancora più conto di quanto possa essere immenso ed unico il pubblico Laziale. Io ringrazierò sempre quei ragazzi per quello che mi hanno dato, anche nei momenti difficili della Lazio(stagione 2001-2002 con Zac in panchina, Ndr),ed ho sempre cercato di ripagarli dando tutto me stesso nel momento in cui scendevo in campo con quella maglia. E’ difficilissimo entrare nelle grazie di una tifoseria così numerosa come quella biancoceleste e di questo sono certamente orgoglioso. E’ certamente una piazza molto esigente, ma credo anche a ragion veduta. Dico questo perché quando fai mille sacrifici per sostenere la tua fede, casa o trasferta che sia, è anche giusto aspettarsi dai giocatori in campo il tutto per tutto, è doveroso attendersi da coloro che difendono la Lazio sul terreno di gioco il massimo e che escano con la maglia bagnata di sudore e fatica.
Lotta Scudetto: la tua favorita…
Spero possa riuscire a conquistarlo la Juventus ma l’Inter è sempre e comunque un gradino sopra a tutti sia per la rosa che per l’allenatore, entrambi di caratura mondiale.
Lazio-Juve come finisce?
Non faccio pronostici, anche perché ho giocato da entrambe le parti, ma posso dire con certezza che il pubblico Laziale può dare una grandissima mano alla propria squadra per raggiungere il massimo risultato… |di Riccardo Mancini - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 157 volte