Stadio Olimpico, l’appuntamento è con la svolta, ma la Lazio sfuma l’occasione e si accontenta. Finisce 1-1 tra Lazio e Juventus in un pareggio che accontenta tutti, ma non soddisfa nessuno. Un tripudio di colori e di emozioni biancocelesti sono state la cornice speciale per una notte che per i padroni di casa poteva essere davvero unica. Di fronte c’era la Juventus di Ranieri, lontana parente di quell’autentica corazzata fregiata di scudetti e di trofei, che un tempo spadroneggiava ovunque. La vecchia signora formato 2009 infatti è in via di ricostruzione e pur albergando al secondo posto di un campionato, guidato a corrente alterna dalla galattica Inter, non annovera tra le sue fila nomi altisonanti e campioni impressionanti, eccezion fatta per i soli Del Piero e Amauri. Delio Rossi lo sa e per far scacco alla dama bianconera manda in campo il tridente pesante: Rocchi-Zàrate-Pandev, con la speranza di mandare in tilt la retroguardia ospite, orfana di Chiellini. Ma le tre punte non bastano ai padroni di casa per ingabbiare la Juve e fare un balzo decisivo in avanti in classifica. Partono bene i biancocelesti quando all’11’ spingono sull’acceleratore e con Radu lungo la corsia de sinistra costringono Molinaro ad un intervento in corner. La Lazio è briosa, ma inconcludente, la Juve controlla guardinga e aspetta i biancocelesti, ma per più di un quarto d’ora lo spettacolo lascia spazio ai sbadigli. Al 23’ Zàrate si spinge in avanti e decide di accendere la Lazio. L’argentino sguscia via sull’out di sinistra, Mellberg lo atterra e l’arbitro assegna una punizione ai padroni di casa. I biancocelesti lanciano l’acuto e feriscono la vecchia signora. Cristian Ledesma da posizione impossibile calibra infatti un missile, che complice un clamoroso errore di piazzamento di Manninger, si va ad insaccare alle spalle del portiere juventino. È l’1-0 pesante, importante, ma non decisivo. La Juve infatti accusa, vacilla, ma non crolla e si rialza. Un minuto più tardi la compagine di Delio Rossi sfiora il raddoppio ed è l’occasione giusta per affondare la corazzata bianconera. Ma il cinismo non appartiene a questa formazione e Goran Pandev dopo aver sfruttato un gustoso lancio in profondità dalle retrovie, a tu per tu con Manninger, si fa ipnotizzare calciando alto sopra la traversa. La Juventus è una grande squadra, specie quando ritrova quello spirito autoritario che affonda radici lontane in una tradizione vincente e dominante, che per anni non ha conosciuto rivali. Ripartono i bianconeri, storditi e arrabbiati per l’affronto ricevuto. Ripartono a testa bassa, senza paura, come un pugile colpito duro alla sprovvista, pronto a scaricare tutta la sua rabbia sull'avversario. Nedved allora suona la carica e spinge la truppa, Del Piero ispira e Amauri resta in agguato. Il pareggio è nell’aria e non tarda ad arrivare. L’occasione è il calcio d’angolo. Del Piero Pennella e Mellberg tutto solo, troppo solo, colpisce. L’incornata dello svedese da centro area non da scampo ad un Carrizo quasi mai in vena di miracoli ed infatti, anche stavolta, il portiere argentino lascia sfilare il pallone dell’1-1 bianconero. Il mach va via tirato, in un batti e ribatti che si consuma fino al cambio di campo. La Lazio non si scopre e la Juve non osa. Si va negli spogliatoi e al rientro gli ospiti partono subito alla carica. Stessi uomini in campo e stesse motivazioni da una parte e dall’altra, ma la Juventus sembra avere più convinzione. I bianconeri si fanno subito pericolosi, e mostrano i denti con Sissoko. Il mediano juventino brucia tutti sullo scatto e calcia di potenza nella porta laziale. Carrizo è insicuro, prima non trattiene e poi para. Più lenta e macchinosa del primo tempo la Lazio prova a rispondere da par suo. Ci pensa Zàrate a tenere alto il ritmo in casa biancoceleste quando una sua staffilata da fuori area mette i brividi a Manninger. Troppo poco per scuotere la vecchia signora, che sorniona ed attenta, dall’alto della sua esperienza, controlla la Lazio e affonda all’improvviso. È Del Piero al 23’ infatti ad avere fra i piedi la palla più ghiotta della ripresa. Nedved recupera un pallone importante a centrocampo e lancia in profondità il capitano bianconero. Il numero dieci juventino però tarda l’appuntamento con la palla che sfila fuori. Il match scende di ritmo e tono. Dalla scena escono anche Del Piero e Zàrate, richiamati in panchina dai loro rispettivi allenatori. Dentro due folletti dal guizzo facile: Foggia da una parte e Giovinco dall’altra. Ed è proprio il giovane bianconero a dare spinta alla manovra d’attacco, quando dai suoi tacchetti ispira l’azione che termina con una bordata di Legrottaglie sul palo. Poco o nulla resta da raccontare se non un contropiede velocissimo di Tommaso Rocchi, che fa esplodere lo stadio. Il capitano laziale infatti, in ombra per lunghi tratti della gara, brucia tutti sullo scatto e allo scadere serve un pallone d’oro a Foggia. Il talento partenopeo però arriva con un pizzico di ritardo, e complice un intervento dubbio di Molinaro, manca l’appuntamento con il gol. Finisce in parità Lazio-Juve, fra gli applausi di sessantacinquemila cuori laziali, che con i vessilli biancocelesti e le bandiere al vento, ringraziano e salutano i padroni di casa. Il girone d’andata va dunque in archivio con il record di punti nella gestione Rossi, trentuno e con la speranza e la voglia di salire ancora verso l’Europa che conta. Le possibilità ci sono, le qualità pure, la Lazio può ancora crederci. |di Alessandro Zappulla - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 169 volte