Lazio - Juventus vista da NSB (analisi partita, tattica)
E’ stata una occasione perduta o comunque un punto rosicchiato insperatamente alla capolista?
Entrambe le cose, dato che, ripensando con maggiore serenità all’andamento della gara, alla fine il pareggio è conseguenza di una incertezza di Manninger, oltre che dell’impatto non ottimale dei bianconeri nella fase iniziale della gara; ma, rovescio della medaglia, avere conseguito un punto, con una formazione largamente rimaneggiata ed un esordiente in difesa, e contro una squadra forte che ha un attacco da far paura, a ben vedere è prova di forza e di maturità, per cui prendiamo questo punto che ci consente di accorciare ulteriormente le distanze dall’Inter, che sembra decisamente in fase calante da qualche turno a questa parte.
E’ stata una gara piacevole, equilibrata, giocata su ritmi elevati, con la Lazio a fare la gara nella prima mezzora, anche se ha trovato il gol casualmente ma poteva anche raddoppiare subito dopo, e con la Juve che, pervenuta quasi immediatamente al pareggio, ha ripreso le redini del gioco, disputando una ripresa sicuramente di valore, anche se con poche vere nitide occasioni da rete. Dunque risultato giusto, che rispecchia quanto si è visto in campo, e se rende onore ai padroni di casa, sicuramente in grado di lottare fino alla fine per il piazzamento in Europa, rende anche onore ai bianconeri, che dimostrano ancora una volta di avere grande personalità, carattere e grinta da vendere, a compensare le ormai croniche assenze di pedine fondamentali della squadra.
Semmai la nota negativa deriva dalle ammonizioni di Molinaro e Sissoko che, diffidati, salteranno la difficile gara contro la Fiorentina.
LA TATTICA
Juventus con il 4 – 4 – 2 abituale, ma con difesa in formazione d’emergenza, con Mellberg esterno destro e l’esordiente Ariaudo centrale al posto di Chiellini, ma con il rientro di Zanetti a centrocampo; Lazio con il 4 – 3 – 3, e dunque il tridente Rocchi – Pandev – Zarate.
Tridente che in realtà va ritenuto finto, dato che le due punte esterne giocano più basse, quasi da esterni di centrocampo a 5, diciamo tra le linee avversarie, in modo da pressare alto gli esterni avversari, e dunque costringerli sulla difensiva, e di far sì che i tre centrocampisti si trovino in superiorità numerica verso i centrali avversari: e così si spiega l’inizio di gara, con i biancazzurri praticamente padroni del centrocampo, e Juventus in difensiva e soprattutto in grave difficoltà in fase di ripartenza.
Per fortuna la retroguardia bianconera si è confermata solidissima anche in fase di emergenza, per cui il grande lavoro dei laziali di fatto non ha prodotto situazioni d’attacco di rilievo: ma proprio quando la sfuriata biancazzurra sembrava in fase di esaurimento, inopinatamente arrivava il gol del vantaggio dei padroni di casa, un po’ casuale, punizione molto defilata battuta da Ledesma con una parabola più da cross a rientrare che da tiro in porta, ma che sorprendeva fuori porta Manninger, che riusciva solo a sfiorare la palla, non evitandole di finire a rete quasi a fil di palo.
I biancazzurri poco dopo hanno anche avuto la grande occasione del raddoppio, ma è stato in questo momento che è emersa la vera forza dei bianconeri, il carattere e la volontà di non arrendersi: e non a caso a primo vero affondo, sul susseguente calcio d’angolo Mellberg di testa ha realizzato il gol del pareggio.
Il risultato raddrizzato quasi immediatamente ha rasserenato la squadra, che da quel momento in avanti ha preso a giocare con maggiore convinzione, e nella ripresa ha provato ad accelerare per conseguire l’intera posta, anche grazie al fatto che il lavoro faticoso svolto dagli attaccanti e dai centrocampisti laziali, alla lunga li aveva fisicamente logorati, cosa che consentiva intanto agli esterni, Marchionni e Nedved, di avere maggiore spazio, e dunque a Sissoko e Zanetti, di poter curare anche la fase di costruzione del gioco.
La Lazio in questo modo era costretta ad arretrare il proprio baricentro, chiudendo quanto di più possibile gli spazi, ed accentuando questo suo atteggiamento anche con i cambi, un centrocampista difensivo, Brocchi, al posto di Meghni, più offensivo, tanto da lasciare poche occasioni vere alla Juventus, sempre insidiose, culminate con il palo colpito da Legrottaglie.
A pochi istanti dalla fine , un brivido per una veloce azione di Rocchi con traversone rasoterra in area juventina, ma Foggia non riusciva a sfruttare.
Fischio finale e dunque pareggio tutto sommato equo.
IL FATTO
La Juventus termina il girone di andata al secondo posto assoluto, 40 punti, a tre dalla vetta, risultato per certi aspetti andato oltre le attese, o meglio andato oltre le premesse iniziali sul campo, quando si assisteva a prestazioni altalenanti, schemi di gioco non ben collaudati e soprattutto mancanza di equilibrio nell’assetto di squadra.
L’organico non è mai stato al completo, di fatto Buffon deve ancora esordire o quasi in prima squadra, è stato praticamente assente per quasi tutto il girone d’andata Trezeguet, Zanetti di fatto sta esordendo adesso in campionato, Camoranesi si è visto pochissimo, Tiago proprio quando sembrava pienamente recuperato si è infortunato, Poulsen anch’egli out dopo le prime giornate confortanti, Iaquinta è passato da un acciacco all’altro, Zebina ormai disperso o quasi, adesso ci si sono messi pure gli acciacchi a Chiellini, e ci si rende conto che avere come distacco dalla capolista solo l’esito dello scontro diretto, è una impresa niente male.
La squadra ha ormai una sua personalità ed una fisionomia, che non perde neppure quando deve fare a meno di alcune pedine fondamentali, e non è un caso che l’esordio di un “primavera”, non ancora ventenne come Ariaudo, non produce alcuno squilibrio al reparto difensivo, che anzi risulta il più solido del campionato, nonostante le continue e ripetute assenze.
Semmai va attenzionata un’altra cosa.
Da due giornate la Juventus non va in rete su azioni di gioco, calcio piazzato domenica scorsa, azione da calcio d’angolo questa sera, e i due attaccanti sembrano cominciare ad accusare la fatica.
Per carità, ci vuole ancora tanto per potersi parlare di campanello d’allarme, ma è un dato di fatto con il quale fare i conti, prima che la cosa diventi cronica.
A dire il vero non credo che la squadra stia mancando sul piano del gioco, anche contro la Lazio ha avuto una reazione importante dopo il gol e nella ripresa di fatto ha avuto le redini del gioco; solo che sembra faticare nell’arrivare alla conclusione a rete, un po’ come accadeva nelle giornate iniziali, quelle della mini crisi bianconera, e dunque presumo che occorrerà provare qualche soluzione nuova, che magari può essere solo conseguente al recupero di tutti gli assenti, e al recupero di maggiore qualità e fantasia nel gioco offensivo.
Viceversa, note liete provengono ancora dalla linea “verde”, e dopo quelli che sono ormai in pianta stabile in prima squadra (Marchisio, Giovinco, De Ceglie), o altri che già hanno impressionato favorevolmente (Rossi, Esposito, Pasquato), adesso è arrivato il turno di Ariaudo, giovanissimo non ancora ventenne, che ha esordito mostrando calma e personalità non comuni a quell’età: come dire, il vivaio c’è ancora, è eccellente, e può fornire ancora per anni giovani molto interessanti che possono esplodere in prima squadra.
Ma sono considerazioni che appartengono al futuro, per adesso godiamoci questo esito lusinghiero della stagione, anche se d‘ora in avanti inizierà la fase decisiva, e bisognerà essere sempre al massimo e concentratissimi. |di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 168 volte