Zeman: ''Bisogna avere il coraggio di lanciare i giovani''
Lunga intervista sulle pagine del Corriere Fiorentino a Zdenek Zeman. L'allenatore boemo parla soprattutto dei giovani, partendo da Valeri Bojinov: "Avrei voluto insegnargli di più. Purtroppo non è stato possibile. Bojinov è un grandissimo talento calcistico, ma a Firenze prima e a Torino poi, per diverse ragioni, non ha giocato. Ed è un peccato. Un discorso che rischia di ripetersi per altri giocatori oggi in Italia.
Come Daniel Osvaldo per cui il tecnico aveva pronosticato 20 gol a stagione... «È difficile giudicare da lontano, ma confermo che Osvaldo tecnicamente ha tutto del grande giocatore. Però come tutti i giovani ha bisogno di giocare con continuità. Giocare e imparare. Se entri ed esci dal campo e ti ritrovi a disputare solo spezzoni di partite magari già in salita è più complicato crescere. Per sfondare, avrebbe avuto bisogno di un percorso come quello di Signori a Foggia: un paio di anni di allenamenti, movimenti, partite e poi il salto. Lui invece ha fatto un anno di primavera, uno scarso di B e subito Firenze, chiuso da giocatori esperti e forti. La città, i guadagni, poco campo: il rischio di perdersi o sedersi c'è. Nei giovani se ci credi devi insistere, insistere, insistere. Altrimenti meglio farli crescere in provincia».
E poi ci sono gli altri da Balotelli a Giovinco. " Balotelli a livello di tecnica pura non è inferiore a Ibrahimovic e Giovinco ha un dinamismo superiore a quello di Del Piero: diverso è se parliamo di leadership, personalità o peso nello spogliatoio. Ma entrambi meriterebbero di giocare. All'estero lo farebbero: dall'Arsenal al Barcellona è pieno di esempi di grandi squadre che hanno lanciato giovanissimi. Messi, oggi il più forte di tutti, gioca da quattro anni. E Van Persie è da tre anni ai Gunners". Su Pazzini: "Non l'ho mai allenato. Prima si è trovato davanti un giocatore come Toni e poi a doverlo sostituire: ma lui non era e non è un Toni. Subito dopo è stato preso Gilardino... Ma con lui la Fiorentina è andata in Champions League".
Nella seconda parte si parla degli ultimi "cambiamenti" nel mondo del calcio:
"Non è cambiato un granchè. I bilanci restano in rosso, magari i piccoli club devono coprire 2 milioni mentre i grandi 300 o 400. Succede in italia, succede all'estero. Calcio giocato? Non mi appassiona nessuna, non vedo squadre che hanno una loro identità, raramente si assiste a tre partite di fila giocate nello stesso modo. Nessuna novità tattica, grande confusione e poco spettacolo. Tutte le squadre giocano "sotto palla" (il tecnico intende dietro la linea del pallone, ndr) che non vuol dire sia sbagliato. Il problema è che se rubi palla dovresti ripartire in velocità e invece le squadre tendono a voler avanzare con la manovra corale e lenta, stile Milan per intendersi, e questo permette agli avversari di riposizionarsi dietro la linea del pallone. Non ci sono fiammate. Lotta Champions? Saranno tutte lì, fino alla fine. Forse la Lazio, se ci crede e acquista più coraggio. Un altro come Zarate in giro oggi non c'è".
Infine su Calciopoli:
"Non mi aspetto niente, c'è chi dice che non succederà niente. Ma la gente ha capito che è successo. Basta riascoltare qualche intercettazione per zittire quanti cercano di discolparsi. Mi auguro solo non si arrivi a prescrizioni come in tanti altri casi. Se il calcio è cambiato? Sono usciti ufficialmente o ufficiosamente alcuni protagonisti. Sono sparite alcune società. Ma l'influenza di certi personaggi in certi club anche importanti di A, resta". |Redazione Viola News - Fonte: www.violanews.com| - articolo letto 148 volte