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2009-02-01

Milan: centro di gravità permanente


Svegliarsi il lunedì carichi di entusiasmo, di rinvigorita speranza e con una assoluta certezza: la lotta per lo scudetto sarà certamente cosa nostra. 60 ore per andare a letto mercoledì sgonfiati come un pallone bucato, lo sguardo vigile rivolto allo specchietto retrovisore: ultime 10 gare Roma punti 25, Milan 18. 7 i punti recuperati, equivalenti all’attuale distacco in classifica fra le due formazioni a 17 puntate dal termine. I rossoneri viaggiano alla media di 2 punti a partita, la Roma e la capolista a 2,5. Questo è un dato matematico inconfutabile. Quindi o si innesca una marcia in più o si chiude fra i 74 e i 76 punti, un bottino ci auguriamo sufficiente per agguantare il quarto posto. Le occasioni per mantenere un ritmo più sostenuto sono state finora sciupate.
Sfumato l’allungo da primi della classe passando da Lecce, i nostri passi successivi più confusione che persuasione. Fiduciosi avevamo iniziato il nuovo anno dopo il pit stop alle pompe di Dubai: quattro gare e già lampeggia la riserva. Anche la spinta emotiva della vicenda Kakà in due settimane sembra essersi affievolita. Questa è la nuda e cruda realtà. Ma siamo tifosi e viviamo di sentimenti non di logica, legittimo quindi sbizzarrirsi con la fantasia per non smettere di crederci mai. Il turbamento più complesso di questa bizzarra altalena di umori riguarda però Mister Ancelotti e Clarence Seedorf, vittime di oscillazioni vertiginose e uniti ormai da un unico indissolubile destino. L’ennesima conferma, come se il passato non fosse già storia, è arrivata nella serata di mercoledì allorquando i tifosi, sfiniti dalla giocate sempre più leziose dell’olandese, lo hanno sommerso di fischi assordanti, sperando di poter fare arrivare il proprio disappunto alle orecchie del tecnico, o almeno così credevano...
"I fischi a Seedorf? - dirà Ancelotti - Non me ne so­no accorto, non li ho sentiti". Il tecnico nella ripresa, contrariamente a quanto sostenuto, sembrava più preoccupato del teatrino dei fischi che dell’imbarazzante gioco della squadra. Le sostituzioni e quel 4-4-2, apparso improvvisato, ne sono state la prova schiacciante. Il ruolo confuso nel quale si è calato l’olandese da oltre una stagione, a dispetto dei tifosi, piace molto all’amico Carletto. La discreta prestazione contro il Bologna del numero 10 rossonero costituisce una rendita sicura per le restanti gare di campionato, infatti il mister ieri dichiarava: “Dispiace che a un giocatore importante come Seedorf che ha dato tanto per questa maglia non venga data la giusta riconoscenza, ma sappiamo che nel calcio la riconoscenza non conta.
Ancora adesso Clarence sta facendo bene e dispiace vedere che ci sia della prevenzione nei suoi confronti.” L’intoccabile Clarence, che continua a mietere vittime illustri, sembra impersonare magnificamente una famosa pubblicità: “tutto gira intorno a te”. Quanto sarebbe bello rimpiangerlo almeno un po’, facendolo accomodare qualche volta in panchina, piuttosto che sopportarlo libero di scodinzolare come un cagnolino viziato. Difendere l’operato del tecnico è sempre più difficile, l’asse di ferro che lo lega all’olandese paradossalmente sembra averlo indebolito. La squadra che è stata capace di sopperire nel recente passato all’assenza di Pirlo e adesso a quella di Gattuso, non sembra invece capace di sopperire alla costante presenza di Seedorf. Gli scontenti potrebbero cominciare farsi sentire: Non diteci che Ronaldinho è stato felice di accomodarsi in panchina perché sarebbe un’altra bugia da libro di Collodi. Infatti la conferma è arrivata puntualmente: “Certamente è stato dispiaciuto per non essere sceso in campo titolare, ma ha dimostrato di lavorare bene questa settimana ed è pronto per giocare”.
Con il Genoa è anche arrivato il primo pareggio casalingo della stagione: “Abbiamo perso per strada due punti - dice il tecnico - e domani avremo l’occasione per recuperarli”. I punti persi non si recuperano più anche perché domani ce ne saranno in palio sempre tre e non cinque e in ogni caso con la Lazio avremmo dovuto ugualmente tentare di vincere.
I biancocelesti al decimo posto e con 31 punti costituiscono lo spartiacque della classifica. Il curriculum di 9 punti nelle ultime 10 gare è sconfortante così come le 14 reti subite in casa, tante quanto la Reggina fanalino di coda.
“La Lazio arriva alla gara di domani in un momento di difficoltà, troveremo un ambiente caldo e potrebbero avere un’occasione per potersi riscattare”. Speriamo di no. Certamente farà molto caldo questa sera all’olimpico con un pubblico pronto a fare la voce grossa, ma il fragile e vulnerabile legame con la società potrebbe scatenare anche una clamorosa contestazione. La prospettiva di superare la Juve, sconfitta ieri in casa dal formidabile Cagliari, è una motivazione in più per fare bene ma non deve essere la unica ossessione. Il dubbio Beckham potrebbe offrire una occasione di riscatto a Ronaldinho, sciaguratamente obbligato a farsi spazio approfittando dell’indisponibilità dell’inglese.
Rivedere in avanti i tre brasiliani sarà cosa gradita, sperando sia il gaucho a presidiare la zona centrale, appena qualche metro dietro Kakà e Pato liberi di affondare sulle fasce a loro piacimento. Dopo tutto abbiamo l’attacco più forte, unica assoluta certezza sulla quale poter contare. Nella speranza che la difesa resista e il centrocampo ragioni non possiamo che augurarci di ripetere, almeno nell’intensità, la gara di andata. Arrivare fra due settimane al derby con 47 punti non sarebbe affatto male, ma quella comunque sarà tutta un’altra storia. Per prepararsi a dovere bisognerà intanto liberarsi dalle catene di prestazioni double face per non soffrire più gli sbalzi di umore che tanta umana sofferenza hanno provocato nei tifosi. Un centro di gravità permanente è necessario sia per conseguire i risultati che per mantenere in equilibrio i sogni con la realtà.
|di Giacomo Chillè - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 182 volte


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