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2009-02-02

Il Diavolo spedisce all'inferno la Lazio, ed ora è Caos totale...


Doveva essere la partita della riscossa, o almeno quella della riconciliazione tra pubblico e squadra biancoceleste. Ma Lazio-Milan tutto è stato tranne che una prova confortante degli uomini di Delio Rossi, che dopo la pesante scia di risultati negativi e 7 gol incassati fra Cagliari e Sampdoria infilano la terza sconfitta di fila e un’ennesima prova incolore che affossa la Lazio e spegne i sogni di gloria.
È crisi nera per il club di Lotito che con la debacle di ieri sera si affaccia pericolosamente a ridosso delle zone calde della classifica, salutando del tutto le vane velleità europee. Vince con un secco e pesante 3-0 il Milan di Ancelotti che annichilisce una squadra triste e senza idee in poco più di 45’ per poi chiudere il match con un umiliante torello nei restanti quarantacinque e una bella prodezza sul finale firmata da Kakà. La contestazione non è servita a niente o forse non è bastata e la Lazio spavalda e sbarazzina di un tempo ha ormai lasciato un solo vago ricordo in questo campionato, cedendo definitivamente il passo ad una squadra molle e sfilacciata che ha spento negli occhi dei tifosi la voglia di sognare e di sperare.
È tempo di cambiare e forse anche la società ha capito che adesso è giunta l’ora di metter mano a questa situazione che sta precipitando velocemente nel baratro. I primi minuti di calcio all’Olimpico iniziano con la Lazio che tenta l’improbabile impresa. La compagine allenata da Rossi infatti sembra avere un piglio diverso rispetto alle ultime uscite mandate in scena in campionato. La voglia della Lazio di non deludere il proprio pubblico è grande e il forcing che attua sui portatori di palla rossoneri è intenso sin dall’inizio.
Ma il Milan è certamente più squadra e lo si vede già dal modo corale con cui riesce a far girar palla fra i reparti e a stringere nella morsa delle proprie ripartenze l’avversario. Al 18’ sono i biancocelesti a tentare l’affondo, il tandem Pandev-Zàrate d’un tratto si accende e lo scambio veloce fra i due folletti biancocelesti costringe Senderos al fallo, ma da calcio di punizione che ne scaturisce viene sciupato da Zàrate che calcia sopra la traversa. Cinque minuti più tardi è ancora Lazio. Meghni preferito a Mauri da Rossi nello scacchiere tattico offensivo prende per mano la squadra e con una girandola di dribbling e di finte scavalca l’intera retroguardia ospite disegnando l’assist per Zàrate. Il talento argentino prova il colpo al volo, ma con poco equilibrio e scarsa precisione spinge il pallone fra le braccia di Abbiati. Al 30’ si sveglia il Milan. Contropiede rossonero Pato è abile a prendere il tempo alla difesa laziale con un rapido scatto. Ma a tu per tu con Muslera la punta brasiliana perde l’attimo giusto e il giovane uruguaiano smanaccia anticipandolo.
La palla resta li per qualche attimo. Momenti di ordinaria follia laziale a cui Ledesma e Rozenhal mettono fine evitando la stoccata di Kakà. S’impegna la Lazio ma la manovra biancoceleste appare troppo legata alle giocate del singolo e poco a quelle della squadra. Come al 35’ quando Maurito brucia tre avversari lungo l’out di sinistra e disegna un’assist perfetto per Pandev. Goran ringrazia e cerca la prodezza indirizzando il pallone all’incrocio dei pali. La parabola arcuata però esce di poco. La squadra di Rossi continua a spingere, ma le occasioni nascono sempre dagli spunti isolati di Meghni, Zàrate e Pandev. È sempre il macedone infatti al 38’ a vincere un rimpallo su Bonera e a lanciare Zàrate in profondità. L’occasione è buona e sembra quella giusta per riconciliare Maurito, il gol ed il suo pubblico. Ma non per l’argentino, che punta spedito la porta rossonera, e sul più bello si incanta lasciandosi ipnotizzare da Abbiati. Il Milan furbo e sornione, che fino a quel momento è rimasto a guardare i vani attacchi laziali, si accende e all’improvviso aziona i motori e colpisce i biancocelesti. Parte al 42’ travolgente ed efficace la squadra di Ancelotti con un contropiede che da destra colpisce e affonda la Lazio. Kakà scodella in avanti verso Beckham con Pato che però è in chiara posizione di offside. L’arbitro Rizzoli resta impassibile e Beckham consegna palla al brasiliano che non sbaglia.
E’ 1-0. Barcolla la Lazio che rischia di crollare da un momento all’altro. Al 44’ Pato bissa, ma Rizzoli annulla. L’appuntamento con il secondo gol rossonero è però solo rimandato. Al rientro dall’intervallo infatti la musica non cambia e la Lazio si inchina ai diavoli sugli sviluppi di un calcio di punizione. Gli uomini di Rossi incassano il nono gol in questo campionato su palla inattiva e il duo Beckahm-Ambrosini ringraziano. Lo spice-man spedisce in area una palla velenosa che taglia in due la difesa laziale, Ambro spunta alle spalle di Rozenhal impalato e insacca il 2-0. Sparisce la Lazio imbrigliata nel gioco rossonero, ed in balia degli eventi senza idee, nè mordente. Il Milan può affondare, umiliare, dilagare, ma alla fine un po’ per imprecisione, un po’ per pietà del disastroso momento laziale, si limita a giocare in scioltezza senza mai colpire duro. Un paio di parate spettacolari di Muslera su Kakà e Pato riabilitano definitivamente il portierino uruguaiano e salvano la Lazio da un passivo ancor più pesante. Davvero troppo poco o quasi nulla, per una squadra chiamata a gran voce ad uscire dalla crisi, e che invece sul finale capitombola per la terza volta su una magia di Kakà. È la fine di un ciclo o forse di un era, quella di Rossi a Roma nella Lazio. La sconfitta binacoceleste, la terza in sette giorni va in archivio fra i cori di scherno della Nord e gli olè di sberleffo rossoneri. Servono orgoglio e dignità, urlavano i tifosi venerdì a Formello, ma questa squadra sembra aver dimenticato del tutto dove trovarli. Domenica c’è la Fiorentina e mezzo campionato ancora da disputare, che si corra ai ripari.
|di Alessandro Zappulla La Provincia - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 181 volte


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