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2009-02-04

Milan, si può fare


La volata finale sarà intensa e frenetica e servirà l’apporto di tutti.
A 6 punti dall’Inter il Milan respira finalmente aria di scudetto. Di obiettivi importanti. La squadra ammirata contro la Lazio nel corso dei primi 45 minuti non ha entusiasmato. Alcuni giocatori sono apparsi inizialmente un pò legnosi, impacciati come l’intera manovra di gioco milanista. Difficile trovare sbocchi nella fitta ragnatela costruita dalla Lazio. I biancocelesti hanno “pressato” e “raddoppiato” in ogni zona del campo impedendo, di fatto, a Pirlo e compagni di creare gioco come solitamente sanno fare. Attraverso, cioè, il palleggio insistito e raffinato, i lanci lunghi a innescare Pato e Kakà e le percussioni dei laterali sulle fasce. Nel secondo tempo, la musica è cambiata, il gioco è diventato più fluido e i risultati si sono visti. E’ arrivata una vittoria importantissima. Ottima la spinta di Zambrotta sulla destra, efficace quella di Jankulovski sulla sinistra. Determinante Pato, anche se stranamente impreciso come Kakà.
Il nostro stupore per la facilità con cui David Beckham si è inserito nel cuore del gioco milanista, aumenta di partita in partita. Sarà difficile privarsene. C’è da dire che contro la Lazio l’inglese si è ben disimpegnato anche grazie alla copertura e all’apporto offerti da Massimo Ambrosini. Una partita di sostanza, la sua. Preoccupa, invece, Ronaldinho. Dinho non è un caso isolato. Anche Antonini, Flamini, Inzaghi, oltre ai “cronici” Kalac, Sheva ed Emerson, sono spariti quasi del tutto dal nucleo dei calciatori utilizzati. Senderos comincia a dare lievi segnali di ripresa. E’ ancora presto per esprimere giudizi di una qualsivoglia natura, ma se non altro la condizione atletica dello svizzero sembra stia lentamente migliorando. Zarate lo ha messo in difficoltà, gli sfrecciava via da tutte le parti e spesso sono stati necessari i “raddoppi” di Zambrotta e di Bonera (ottimo il suo rientro) per arginarne le folate. Difficile da commentare il momento di Antonini e Flamini.
Antonini era partito benissimo. Alternativa sulle fasce sia a Zambrotta che a Jankulovski. Poi il nulla. Si tratta di un ottimo elemento capace di giocare in entrambe le fasce anche se l’acquisto di Mattioni sembrerebbe averlo relegato al ruolo di prima alternativa a Jankulovski. Dal francese ci si aspettava e ci si aspetta qualcosa in più considerata la prolungata assenza di “Ringhio” Gattuso.
Ma questo qualcosa ancora non si è visto. La volata finale sarà intensa e frenetica e servirà l’apporto di tutti. Mastro Ancelotti dovrà impegnarsi parecchio per dare un assetto definitivo alla squadra e per tenere concentrato ogni singolo calciatore. Il derby incombe, e sarà quella la partita della verità. Soprattutto Carletto nostro dovrà risolvere alcuni dilemmi tattici di non di poco conto. Ronaldinho, tanto per fare un nome. Il brasiliano ha saltato diverse partite per scelta tecnica. Fuori dagli schemi abituali per consentire un raggio d’azione più elevato e più gradito a Kakà, l’impressione è che adesso Ronaldinho debba ritagliarsi una zona di campo tutta sua che gli consenta di amalgamarsi in fretta agli altri fuoriclasse e di esprimersi ai suoi livelli abituali. Zona di campo che non potrà essere più quella delle prime partite. Non più assieme a Pato e davanti a Kakà, tanto per intenderci, bensì dietro a Kakà e a Pato.
Non sarà facile disegnare questi schemi e tradurli in realtà, ma da un grande allenatore come Ancelotti, ci aspettiamo questo e altro. Se lo aspettano soprattutto Galliani e Berlusconi. Ronnie oltre a essere un talento indiscutibile è un capitale che non può essere svalutato. Ci chiediamo, invece, quale sia stato, in questo frangente, l’apporto di Milan Lab alla causa rossonera. Avevano garantito un grande Ronaldinho subito dopo Dubai. Possiamo solo dire, al momento, che era meglio il Ronaldinho di prima. Quello del derby di andata, tanto per intenderci, quello che, prima di accomodarsi in panchina, ha segnato gol determinanti e offerto lampi di gioco di alta classe.
Urge recuperare giocatori fondamentali come Nesta, Kaladze e Borriello. L’assenza del centravanti pesa parecchio. La partita contro la Lazio poteva essere la sua partita. Uno con le sue caratteristiche ci serve come il pane. Talvolta le folate rossonere si traducono in un nulla di fatto proprio perché ci manca l’ariete da catapultare nelle aree avversarie, il panzer abile nel gioco aereo. Pato quando si smarca e va via in velocità è fenomenale, imprendibile, ma ama sganciarsi partendo preferibilmente dalla destra o dalla sinistra per entrare poi in area di rigore. Kakà è ugualmente devastante, ama agire sul tutto il fronte d’attacco ma le sue progressioni diventano micidiali quando si proietta dal centrocampo o dalle fasce verso il cuore dell’area avversaria. Pato è un progetto di fuoriclasse assoluto, è un grande attaccante ma è altro giocatore rispetto a Marco Borriello.
In particolare, perché non ne possiede né le caratteristiche, né la stazza. Che è quella tipica del panzer “vecchia” maniera.
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 203 volte


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