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2009-02-09

Quanti dubbi a -6 dal derby


Al Milan spesso è mancata quella spinta psicologica in più.
E’ da un po’ di tempo che ho scelto di rimanere in silenzio pur avendo tanto da dire, ma quando si è sottoposti a tante emozioni, si potrebbe essere poco obiettivi ed allora vale la pena di aspettare, far decantare i propri pensieri per poi riversarli usando anche un valido filtro. Oggi penso di essere più calmo, sebbene ancora amareggiato dal pareggio interno con l’ultima in classifica, quindi meno coinvolto emotivamente e più sicuro di poter apparire imparziale nella disamina della nostra situazione di classifica, del rendimento della squadra, delle scelte tecniche, della strategia societaria e della professionalità dello staff medico e dei preparatori.
Anche quest’anno abbiamo perso tutte le opportunità che la classifica ci ha, man mano, offerto; eppure l’Inter non è quel "panzer" indistruttibile che tutti vogliono far credere, basti pensare che oggi potremmo essere a due punti dalla vetta (solo considerando le ultime 5 giornate), sarebbe bastato vincere in casa con il Genoa e con la Reggina e fuori casa a Roma.
Quindi l’analisi di autocritica incombe più di ogni altra cosa, la mancanza di una forte personalità, la mancanza di un carattere agonistico che avrebbe potuto sopperire altre lacune, un carattere che spesso ti fa vincere partite dandoti quella spinta psicologica in più. Le idee bloccate del nostro staff tecnico, gli stessi uomini sempre, qualsiasi fosse la loro condizione e rendimento in campo, la monotonia delle soluzioni che aiutano l’avversario nel non doversi inventare nulla di nuovo per contrastarti.
Quante volte abbiamo dovuto sentire che ormai tutti sanno come fermare il Milan, bloccare Kakà e Pirlo ad uomo, sette/otto giocatori dietro la palla e pronti alle ripartenze con uomini veloci. Ma quali sono state le contromosse dei nostri tecnici? La presunzione che i fuoriclasse, da soli, avrebbero potuto sempre risolvere il problema. Certo, questo è accaduto ed anche molto spesso, ma non abbastanza per poterci mantenere maggiormente agganciati alla prima posizione.
Cosa possiamo aspettarci da questa nostra squadra fino alla fine del campionato? Pur lasciando sempre aperta la miracolosa porta del fantastico, quella che ti fa sperare nella realizzazione dei tuoi sogni, incominciamo ad affrontare la realtà attuale e le sue prospettive. Otto punti dall’Inter potrebbero essere ancora colmati se, oltre alla vittoria nel prossimo derby, si inanellassero una serie di vittorie consecutive in campionato. Certo apparirà a tutti come un’analisi fin troppo semplice, ma è anche l’unica possibile pur sapendo che risulterebbe quasi impossibile alla luce dei risultati e delle prestazioni della nostra squadra.
Oggi, più che mai, è apparsa chiara la nostra completa dipendenza dal rendimento di Kakà, quando mancano le sue accelerazioni, i suoi dribbling, i suoi tiri, ecco venir meno tutta la potenzialità della nostra squadra. E’ sempre stato un errore costruire una squadra di calcio intorno ad un unico fuoriclasse, al Milan è stato perpetrato quest’errore buttando a mare il patrimonio tecnico-filosofico lasciatoci in eredità dal mitico Arrigo che vinceva sia potendo contare su di un certo Van Basten, ma anche quando lo ha dovuto sostituire con un brizzolato Virdis. La strategia di gioco e l’applicazione in campo fa di un gruppo quello destinato a diventare il più forte. Ora riusciamo ad immaginare il Milan di domenica sera contro l’Inter senza Kakà? Soprattutto questo Milan così poco reattivo, ancora alle prese con una preparazione insufficiente e che conferma le stesse lacune che abbiamo riscontrato negli anni scorsi, questo sfigurare sul piano fisico contro chiunque, il dover finire le partite in una sorta di apnea guardando il cronometro e sperare nel fischio di chiusura del match. Senza il coraggio di scelte decisive, non usciremo più da questa specie di sabbie mobili, quando si è seduti sulla stessa panchina da tanti anni, frequentando le stesse persone, mangiandoci insieme, ridendo e scherzando, soffrendo e piangendo, si finisce con l’instaurare un rapporto meraviglioso ed invidiabile ma si perde, nel contempo, qualsiasi forma di analisi critica della situazione, ci si auto costringe a fare le stesse scelte per non rovinare quegli equilibri così faticosamente creati e coltivati negli anni. Ancelotti avrebbe dovuto imparare la lezione, continua a ripetere che gli avversari del Milan al Meazza vengono per chiudersi e che ci rendono difficile l’arte del gol. Ma è anche vero che sono in grado (tutte) di farci il golletto dimostrando che sono brave siano nel non farsi perforare che nell’essere pronte e veloci nell’azione di rimessa per infilarci.
Quante partite vinte a 5 minuti dalla fine che sono finite nel pareggio? Si è mai interrogato "seriamente" su questo, cosa ha fatto per evitarlo? Ha di proposito escluso alcuni giocatori perchè gli sono diventati "antipatici", mi riferisco a Sheva che sembrava (sue parole) il più in forma a Dubai e che non viene utilizzato, continua a preferirgli Inzaghi, oppure a relegare in panchina altri che potrebbero essere molto utili se aiutati ad integrarsi nel gruppo più spesso, mi riferisco a Flamini, Antonini ed a qualche giovane come Strasser, che sarebbero stati molto utili in alcuni frangenti, vedi gli ultimi 20 minuti di Roma-Milan e Milan-Genoa. Continua ad impiegare Seedorf sia che debba giocare sull’esterno, sia che debba fare il centrocampista centrale, oppure il trequartista, addirittura la punta.
Credo che Seedorf abbia un suo ruolo ben definito nel quale riesce ad esprimersi (quando sta bene ed è in vena) a livelli stratosferici, ma spesso rende poco e male se impiegato "per forza" in ruoli a lui poco congeniali soltanto perchè c’è la grande stima del tecnico, la quasi decennale amicizia e stima reciproca.
La società non ha voluto ascoltare la voce dei propri tifosi che le consigliavano qualche acquisto a gennaio, come un attaccante forte di testa, un difensore ed un centrocampista incontrista. E’ arrivato Mattioni, attuale ennesima incognita, del quale Ancelotti ha detto: "Ha delle qualità ma deve ancora crescere". Ma non era titolare nel Gremio? Quando arrivano a Milano sono tutti da crescere... Thiago Silva lo ammireremo nelle amichevoli, così come Mattioni e gli altri giovani che dovremmo avere in rosa (Darmian, Strasser, Albertazzi, Cardacio ecc.). L’invenzione mediatica e folkloristica di far approdare Beckham a Milano è sembrata subito una trovata pubblicitaria, allo stesso Ancelotti l’idea faceva ridere e non lo nascondeva. Anche i giocatori del Milan erano scettici e molta parte dell’opinione pubblica nonchè dei tanti tifosi rossoneri. L’idea stessa di "noleggiare" un giocatore per un periodo limitato nel tempo faceva pensare ad una bufala mediatica anche considerando che il giocatore stesso non era al top e che avrebbe dovuto affrettare la sua preparazione per mettersi al pari dei propri compagni. I fatti hanno ribaltato tutte le ipotesi, Beckham si è dimostrato un atleta serio e coscienzioso oltre che un giocatore ancora integro e tecnicamente molto valido che ha finito per darci una mano molto più di quanto avessimo mai potuto immaginare. Oggi l’AC Milan è disposto a spendere 15 milioni di euro per trattenerlo a Milano, difficilmente ci riuscirà ma dimostrando che, volendo, avrebbe trovato i soldi necessari per tale operazione, quindi perchè non premunirsi a gennaio e far arrivare qualche valido supporto con caratteristiche alternative ai giocatori che abbiamo? L’ultima considerazione va dedicata alla situazione infortuni. Si dice che tre indizi fanno una prova, bene qui ci troviamo di fronte ad una caterva di indizi.
La modernità tecnologica di MilanLab non si discute ma la professionalità degli operatori attuali sembrerebbe indicare una gestione "diagnostica" degli infortuni alquanto deficitaria ed una conseguente opera riabilitativa più che insufficiente. Molti giocatori del Milan chiedono di essere visitati da professori di loro fiducia e spesso chiedono di essere seguiti da riabilitatori esterni, alcuni di essi hanno operato a Milanello negli anni passati. I problemi fisici di Ambrosini, Senderos, Pirlo, Flamini, Kaladze, le titubanze su come curare Nesta (stessa storia di Serginho), l’infortunio di Borriello che rimane ancora al palo perchè avventatamente riportato in gruppo per la ripresa della preparazione senza aver ben controllato la situazione della lesione. Prepariamoci al prossimo derby con la consapevolezza che il nostro avversario ha superato un breve periodo di crisi, che avrà una gran voglia di vendicarsi della sconfitta dell’andata, ma che non disdegnerebbe il pareggio. Ebbene dovremmo avere l’ardire di giocarcela coraggiosamente facendo capire a tutti coloro che andranno in campo che si tratta di una partita importantissima che va ben oltre i tre punti, che stabilisce l’onore di un’intera stagione, che potrebbe riaccendere una speranza, che potrebbe assicurarci la posizione minima in classifica alla quale aspiriamo, anche senza Kakà questa squadra, se e quando vuole può trovare gli stimoli e le qualità necessarie per battere chiunque. Mi auguro che si possa affrontare l’Inter ad armi pari con la voglia e la grinta giusta delle grandi occasioni.
|di Carmine Longobardi - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 187 volte


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