L’Inter è più forte del Milan. Anche dal punto di vista comunicativo. Esistono tanti modi di perdere un derby e sicuramente la sconfitta di domenica poteva anche essere nelle previsioni visto il gap di potenza fisica, di forza d’urto, di convinzione e anche di classifica che esiste tra le due squadre, ma una sconfitta maturata in questo modo brucia. Molto. Troppo. Come premessa occorre dire che anche in caso di pareggio il discorso Scudetto non sarebbe cambiato di una virgola vista l’indubbia superiorità dei cugini, quindi le parole che state per leggere non sono una recriminazione legata al campionato tout court, bensì sono tese a palesare l’amarezza per una singola e immeritata sconfitta.
SPECIAL FURBIZIA - L’Inter e Mourinho hanno preparato alla perfezione il Derby dal punto di vista comunicativo: prima le lamentele dell’allenatore interista post Lecce-Inter, poi il silenzio stampa dovuto al presunto accerchiamento (??) mediatico e non, infine le dichiarazioni della vigilia dello Special One in cui si adombrava una possibile sudditanza arbitrale verso Maldini, monumento del calcio mondiale alla sua ultima stracittadina. Tutto questo nonostante l’abissale vantaggio in classifica e la possibilità di schierare una squadra praticamente al completo, a differenza di quanto accaduto al Milan. Risultato: gol palesemente di mano di Adriano e rigore clamoroso non fischiato a Inzaghi. Ottimo lavoro e obiettivo raggiunto alla faccia di persecuzioni immaginarie e di eventi ‘strani’ evocati giusto la settimana scorsa dal tecnico lusitano!
ONESTA’ - Ribadisco però che bisogna essere onesti e ammettere che l’Inter è più forte del Milan, più completa e più costante; ma contemporaneamente vorremmo ascoltare dall’altra parte del Naviglio meno voci di lamentela sugli arbitri o su presunte persecuzioni, soprattutto dopo un Derby vinto così. E bisogna essere onesti e ammettere che i Ragazzi hanno dato tutto quello che avevano, cercando il pareggio fino all’ultimo minuto, tentando di andare oltre i propri limiti, inferiorità e assenze. Quindi non si può rimproverare molto ai giocatori, mentre forse dal punto di vista della guida tecnica la scelta di inserire un Kaladze completamente fuori forma di fianco a Maldini non è stata delle più felici, visto che il precedente della coppia in una grande partita (Juventus- Milan 4 a 2 a dicembre) non poteva lasciare tranquillo nessun tifoso rossonero. Certo la squalifica di Bonera non ha facilitato il compito ma le alternative Favalli o Senderos, pur non di eccellenza, avrebbero forse meritato maggior considerazione a fronte del momento disastroso del capitano della Nazionale georgiana.
IL FUTURO - Dopo l’amarissimo Derby bisogna fare l’ennesimo sforzo di voltare pagina e di ripartire: come già accennato in articoli precedenti, l’obiettivo deve essere quello di raggiungere traguardi accessibili, come il secondo posto (con ingresso diretto in Champions League) e la Coppa Uefa, che permetterebbe di arricchire la bacheca e di non archiviare come fallimentare una stagione che era partita con premesse più positive. Dunque rituffiamoci, sicuramente col morale sotto i tacchi, nell’avventura della nostra ‘piccola Europa’ di quest’anno affrontando la trasferta di Brema con la determinazione di chi sa di competere per quello che a questo punto è l’unico bersaglio centrabile, consapevoli delle difficoltà ma anche della teorica superiorità del Milan rispetto agli avversari tedeschi.
RIFLESSIONE - Per concludere un cattivo pensiero: la Primavera del Milan sta affondando sia in campionato sia nel Torneo di Viareggio, facendo emergere solo un paio di elementi discreti (Albertazzi e Strasser), mentre quella di altre squadre ha sfornato e sforna grandi promesse come Santon, Balotelli, Ariaudo o, andando all’estero, Busquets, Bojan, Walcott, Kroos e soci. Non sarebbe meglio destinare qualche risorsa al settore giovanile invece di investire su ex campioni molto stagionati e strapagati (Emerson, Shevchenko, Dida) o su fuoriclasse dal futuro a breve termine (Beckham)? A quando un Santon versione rossonera, dunque? Molti accusano Ancelotti di non sapere rischiare sui giovani e probabilmente in ciò c’è un fondo di verità, ma siamo sicuri che Carletto non abbia proprio, da qualche anno a questa parte, il materiale giusto su cui lavorare? Quando ne ha avuto la possibilità (e necessità), l’anno scorso ha lanciato Paloschi, ottimo potenziale che sta attraversando un anno di transizione a Parma. Forse anche da questa strada e da questo coraggio passa il ritorno di un Milan davvero competitivo ai massimi livelli. |di Claudio Mignatti - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 216 volte