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2009-02-26

Flachi: "Ho lasciato il cuore a Genova"


Non basterebbe un'enciclopedia per raccontare il rapporto tra Francesco Flachi e la Sampdoria, né una mostra d'arte per presentare i suoi goal in rovesciata. Tra il 1999 e il 2007 lui e i nostri colori si sono trasformati in una cosa sola, indelebile nelle menti, eterna nei cuori, impossibile da dimenticare. Un grave errore non può e non deve oscurare una storia d'amore sincera, contagiosa, coinvolgente, unica.
Nel mondo del calcio le bandiere sono sempre più merce rara, se non unica: beh, posso ritenermi fortunato e orgoglioso di aver vissuto interamente le performance di colui che, per tanti, rappresenta l'unica nostra bandiera. Quando ad inizio anno ho deciso di spedirgli una lettera aperta per esprimergli tutto il mio affetto, non ha esitato un attimo a chiamarmi per ringraziarmi, dando la disponibilità per un'intervista alla vigilia del suo ritorno in campo. Quando ci sono di mezzo i sentimenti, Francesco non manca mai, ha mantenuto la promessa, regalando per Sampdorianews.net un'esclusiva di spicco.
È vero, tutti i giornali genovesi e nazionali lo hanno contattato in settimana per conoscere il suo stato d'animo, ma ho voluto andare più a fondo, conoscere soprattutto l'uomo, perché il giocatore lo conosciamo meglio di noi stessi. Non mi ha deluso, rispondendo con il cuore in mano ad ogni risposta, faticando a trattenere la commozione.

Francesco, comincio con una domanda scontata per rompere il ghiaccio: che sensazioni stai provando alla vigilia del ritorno in campo?

"Sto vivendo sensazioni che mi sono mancate per troppo tempo, diverse da tutte le altre, si fa sentire la tensione, torno a fare il mio lavoro, in questi 2 anni mi sono allenato ma è un'altra cosa, eri più tranquillo. Sono sensazioni che mi fa piacere risentire".

Come hai seguito le sorti della Samp in questi 2 lunghi anni?

"Diego, devo dirti la verità, guardo tutte le altre partite, ma quando gioca la Samp, non riesco a guardare le sue partite in prima fila, ci sto male a vederla, le vedo il meno possibile, mi spiace, ma ho lasciato il cuore alla Samp, non le guardo non perché non mi interessi, tutt'altro, la Samp non uscirà mai dal mio cuore, e proprio per questo soffro a guardare lei e i suoi splendidi tifosi".

A proposito…cosa hanno rappresentato e rappresentano tuttora la Samp e i suoi tifosi?

"Sono nato a Firenze ed è normale tifare la squadra della propria città, sono sempre tifoso fiorentino, ma quello che la Samp e i suoi tifosi mi hanno dato calcisticamente, non me l'ha mai dato nessuno. A Genova ho avuto un rapporto straordinario con la gente, sto ricevendo tantissime e-mail qua a Empoli, me le faccio scaricare dagli altri, perché il pc non lo so usare e nemmeno quasi accendere, ho visto anche tanti video su youtube nei miei confronti. Per una sciocchezza ho abbandonato la cosa più importante che avevo, al di là della mia famiglia: ovvero la Sampdoria. Calcisticamente mi sento più doriano che viola".

Durante la squalifica, sei venuto un paio di volte a vivere le partite del Doria in gradinata sud in mezzo agli Ultras, che esperienza è stata?

"Vero, sono andato tra i tifosi, perché con loro mi sento in debito e difficilmente potrò sdebitarmi, ho voluto salutare tutti, in campo purtroppo non posso farlo, non posso far altro che chiedere scusa".

Hai in mente di organizzare qualche evento in tuo onore?

"Non posso dirlo adesso, nel calcio non si sa mai cosa possa succedere, mai dire mai, vediamo cosa verrà, sicuramente il mio sogno sarebbe dare l'addio al calcio dove dico io, ma intanto spero di giocare il più possibile".

I tuoi goal più belli, ad esempio le rovesciate contro la Salernitana in B e il Perugia in A, e quelli più importanti, ad esempio nei derby e la doppietta promozione: quali ti ricordi maggiormente?

"Sai Diego in questi giorni ho rivisto diversi dvd, mi serve per caricarmi, tutti mi cercano, alla fine rispondo a tutti, ma ho voluto anche isolarmi. È facile dirti i goal nei derby, ma credo che il più importante sia il 2-0 contro il Messina perché è stato di un'importanza impressionante. Sai la doppietta contro il Cagliari è valsa la promozione, ma dopo c'erano ancora 4 partite, in quel momento invece eravamo in bilico tra la B e la C1, vincere ha significato dare punti di distacco alle rivali, poi era meravigliosa l'atmosfera creata dai tifosi che ci hanno consegnato la lettera in ritiro. Dal mio punto di vista tutti i miei goal sono stati belli, dire le rovesciate perfino troppo facile, ma, visto il momento di difficoltà, quello contro il Messina è stato il goal della svolta".

Ogni tanto capita di rivedere la presentazione della squadra nell'estate 2002: venivi considerato la quinta punta, eri in procinto di trasferirti al Piacenza, ma il pubblico ti ha regalato un'autentica standing-ovation e il nostro filo non si è spezzato… "Bravo, ho voluto rimanere a tutti i costi, fu un'accoglienza che non mi sarei mai aspettato di ricevere, fu un bellissimo tributo da parte di 20.000 tifosi con tantissimi striscioni per il sottoscritto, fu determinante perché mi diede sicurezza. È vero, ero quasi andato al Piacenza, per la società dovevo andare a giocare, perché avevo 4 attaccanti davanti a me (Bazzani, Marazzina, Colombo, Yanagisawa, ndr), ma, dopo quell'accoglienza, per me e per loro fu difficile cambiare. Vedendo le alternative nel reparto, ho capito che avrei potuto avere le mie possibilità e così poi è stato. In quel momento non rientravo nei piani dell'allenatore, un uomo che non guarda mai in faccia nessuno, ma capace poi di chiedermi scusa faccia a faccia, una cosa molto importante da ricevere, sia come uomo che come calciatore, e da quel momento siamo diventati grandi estimatori l'uno dell'altro".

E' vero che Novellino e Cagni avrebbero fatto carte false per prenderti dopo la squalifica?

"Cagni mi ha chiamato spesso, con Novellino ho un rapporto diverso da tutti gli altri, appena sarei rientrato e avrei dimostrato di essere a posto fisicamente, mi ha detto che mi avrebbe portato con lui, vedremo in futuro, ma intendiamoci ad Empoli non si sta mica male, anzi, qui sto benissimo".

Da bambino ti saresti aspettato una carriera simile?

"Posso ritenermi soddisfatto della mia carriera, ho realizzato 107 goal in 8 alla Sampdoria, ho giocato bene in A. Certe volte mi fermo a pensare se in certi frangenti mi fossi comportato in maniera diversa, cosa sarebbe successo, certo il mio carattere mi ha creato problemi…ad esempio se avessi avuto la testa di Palombo, avrei fatto molto di più".

Col segno di poi puoi descrivermi cosa è successo alla squadra quando eravamo con un piede e mezzo in C1 e quando, nella stagione 2005-2006, si collezionò una lunga serie di sconfitte consecutive nella massima serie?

"Secondo me quell'anno della quasi C eravamo una grande squadra, capitano le annate che ogni cosa facile ti viene più difficile, si segue un brutto andazzo calcistico, non ci riusciva niente, eravamo anche poco aiutati dalla condizione fisica. Se non ricordo male, con Novellino quell'anno subimmo 7 sconfitte consecutive, ma eravamo partiti alla grande, facendo 32 punti all'andata restando in gioco su tutte e 3 le competizioni, ma la rosa era ristretta, c'erano poche alternative ai titolari, arrivammo ad 1 punto dalla Champions, per un punto non toccammo il cielo con un dito, si fece il record di 7 vittorie esterne, senza calciopoli chissà…"

Sei rammaricato per non essere sceso in campo quando Lippi ti convocò per la partita della Nazionale contro l'Islanda?

"Mi stavo riscaldando, ma poi si fece male Zambrotta ed entrò Favalli. Era la prima volta di Lippi, abbiamo perso 2-0, forse per quello che non mi ha più convocato…. Fu comunque una grandissima esperienza, mi guardavo allo specchio e mi dicevo: ho vinto una settimana con i campioni!".

Con quali tuoi ex compagni hai allacciato vere amicizie?

"Bene o male ho legato con tutti, certamente sono rimasto molto legate a persone come Palombo e Volpi con i quali ho giocato 6 anni, mi sento sempre anche con Accardi, con Rossini si va spesso insieme al mare, sono loro i compagni con i quali sono nate amicizie che ti porti dentro".

Cosa puoi dire a quei tifosi, la stragrande minoranza, che si è sentita da te tradita?

"Anch'io mi sentirei tradito al loro posto, o meglio più deluso che tradito per tutto quello che è successo, sarà un 5%, a tutti loro chiedo scusa, non posso fare di più purtroppo, se sono delusi fanno bene, ma una cosa è chiara: ci ho rimesso tutto lasciando Genova, ci ho lasciato il cuore, è una ferita che mi porterò sempre dietro".
|di Dino Anelli - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 141 volte


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