Alberto Gilardino è il prototipo del calciatore italiano del terzo millennio, attento all'uso delle parole, misurato nei toni, equilibrato nelle posizioni. Se gli chiedete quali sono i compagni di squadra che frequenta nel tempo libero, vi risponderà prudente che: " Non è il caso di fare nomi, qualcuno potrebbe restarci male"; se volete farvi raccontare se magari è strano per uno che da bambino tifava Juve ritrovarsi a giocare nella Fiorentina e nel Milan, vi dirà che: "quando ero piccolo mio padre mi portava a vedere la Juve, ma anche il Milan e l'Inter, e insomma lasciamo perdere la storia che ero juventino..."; se invece avete il dubbio che passando da Milano a Firenze si possa avvertire una diversità di trattamento da parte degli arbitri, state sicuri che "a me non risulta: ci vuole disponibilità da parte nostra, con gli arbitri si deve essere educati perchè in fondo tutti possono sbagliare".
Questa è la storia di Gilardino che lasciò Parma per sbarcare a Milano, sponda rossonera, per 24 milioni di euro e fu rivenduto tre anni dopo alla Fiorentina tre anni dopo per 14 milioni. Non proprio un affarone per la società di Berlusconi:
"In effetti... Il Milan in quel momento fece un grosso investimento, allora giravano certe cifre, ma oggi il mercato è cambiato. Comunque per me è stata un'esperienza importante, quando arrivai c'erano Vieri, Inzaghi, Sheva, Kakà..Questo mi ha fatto crescere".
Le tue biografie ti definiscono disponibile e gentile, hai la faccia da bravo ragazzo, non hai tatuaggi, e dopo un gol suoni il violino, quando Batistuta sparava col mitra. Non è l'identikit del bomber spietato. Sarà per questo che i tifosi del Milan ti accusavano di essere senza palle?
"Milano è un ambiente particolare, devi essere fortissimo a livello mentale, bisogna vincere sempre. Io ero giovanissimo e venivo da una squadra provinciale..".
Però il tuo carattere da molti è considerato un limite...
"Il mio carattere è questo, e non credo che sia un limite almeno fuori dal campo. Mi hanno accusato di non essere forte a livello mentale, ma io nella vita ho sempre reagito spinto dalla voglia di non mollare mai. Però è vero che oggi in campo ho cercato di cambiare atteggiamento, ho lavorato su me stesso e suoi miei limiti: adesso in campo sono un'altra persona, crescendo maturi sotto il profilo mentale oltre che tecnico e tattico. Ho capito che l'attaccante deve essere cattivo e furbo".
Voglia di riscatto e rivincita hanno portato Gilardino a lasciare il grande pubblico del Meazza per una piazza più a misura d'uomo come Firenze e per vincere questa scommessa Alberto ha messo in atto la sua metamorfosi.
"Ho capito che devo dividere la mia vita: c'è un Gilardino fuori dal campo e uno che invece fa il calciatore".
Quella cattiveria e quella furbizia l'hanno già portato ai vertici della classifica marcatori, e gli hanno fatto fare un gol di mano alla Maradona..
"E' successo a Palermo e mi è costato due giornate di squalifica con la prova tv. Ma io l'ho sempre detto che quel gol di mano è involontario".
Sarà per l'aria da bravo ragazzo che ha, ma è difficile sentir parlare male di lui anche su internet. Sia come uomo che come calciatore. Allora bisogna tornare indietro per capire le ragioni di un fallimento che oggi sembra cosi lontano:
"Nel calcio vince sempre l'ipocrisia: non c'è riconoscenza, non c'è mai stata, e allora bisogna guardare sempre avanti. Quando smetterò avrò modo di pensare con calma a quello che è stato, ai momenti belli.."
Sei stato l'attaccante del Milan più prolifico dei primi due anni, poi però sei stato tagliato in panchina, forse dal gruppetto dei senatori intoccabili che si dice condizionino le scelte dell'allenatore..
"Non è vero, nello spogliatoio del Milan c'è un ottimo clima, c'è rispetto per tutti. E poi Ancelotti ha le sue idee e non si fa imporre la formazione da nessuno. Neanche da Berlusconi, è un signore".
Beckam ha detto "quando entra Ancelotti nello spogliatoio accade qualcosa di speciale, è carismatico", l'hai notato anche tu?
"Ha vinto tanto e ti trasmette sicurezza, poi ha giocato anche lui e capisce cosa passa nella testa di un calciatore".
Ancelotti dice di non essere mai venuto alle mani con un calciatore in 400 panchine..
"Nello spogliatoio non si vive solo di abbracci e carezze. A volte volano urla, i rapporti non sono sempre facili e qualche strigliata ci può stare. Ma scusa, siamo qui per parlare del Milan o della Fiorentina? Perchè io col Milan ho chiuso.."
Il tassista che ci ha portato qui dice che a Milano non eri nessuno mentre qui sei trattato come un re. Forse gli è sfuggito che per venire qui ti sei dimezzato lo stipendio.
"Bè, che li non fossi nessuno non direi. Però è vero che qui a Firenze ho ricevuto un'accoglienza fantastica, un affetto eccezionale. Quanto allo stipendio, diciamo che c'è stato un cambiamento a livello economico..ma ne è valsa la pena!". |Redazione Viola News - Fonte: www.violanews.com| - articolo letto 173 volte