L'immagine di un Milan giunto ai titoli di coda. Dopo essere stati obbligati, per un anno ancora, a suonare mestamente la ritirata per il tricolore, avevamo stoicamente acceso la scintilla per la coppa del dio minore, inebriandola di valore, chissà magari per ridestare l’attenzione e alimentare l’entusiasmo sopito. Sono bastati 90 minuti di tempesta perfetta per spegnere anche questa fievole fiammella e lasciarci vagare nel buio più pesto. Tutto questo, drammaticamente, per la seconda volta in appena 15 giorni. Un’altra stagione dolorosa e sofferta che scorre via, scandendo le pene di uno sciagurato presagio e portandosi dietro strascichi che segneranno inesorabilmente la fine di un grande ciclo. Siamo ai titoli di coda e così volgendo la storia al suo naturale desio trovare nuovi spunti di interesse è come illudersi di poter scalare l’Everest in mutandine. E’ dall’inizio del campionato che non riusciamo a mettere in campo una formazione che non conti defezioni eccellenti. Oggi poi sarà l’apoteosi: “Sono ancora indisponibili Kakà e Ronaldinho ai quali si è aggiunto anche Ambrosini (oltre ai soliti Borriello, Gattuso e Nesta). Per Seedorf nutriamo ancora qualche piccola speranza”. Dirà Ancelotti, siamo tutti avvertiti. Andiamo avanti. Per l’unità di misura che conosciamo noi comuni tifosi, il gioco della squadra, in quasi la totalità delle gare, è stato deludente, a tratti addirittura mortificante. Le meraviglie sognate la scorsa estate, dopo la campagna acquisti, sono via via risultate evanescenti. Non abbiamo avuto la capacità ne forse la possibilità di lanciare un solo giovane che potesse suscitare sentimenti di speranza per il futuro. Su queste incertezze che hanno caratterizzato l’aspetto tecnico, il quadro psicologico ha pesato come un macigno sugli umori di tutti noi. Per il terzo anno consecutivo soffriamo lo strapotere di una capolista travestita da despota; imbarazzante soprattutto il distacco che riusciamo ad accumulare nel corso di una sola stagione. Se poi vogliamo proprio farci male basta sommarli fra loro: 36 punti nella stagione 06/07, 21 nella scorsa e 11 in quella attuale; 68 punti in 100 gare. Cifre e numeri che ci dicono che siamo indietro di un intero campionato, come se in tre stagione ne avessimo giocati solo due.
Tornando al tracollo di giovedì. Ancelotti ha ampiamente dimostrato quanto paradossalmente il suo teorema tattico sia Seedorf dipendente, niente di peggio per un milanista di questi tempi. Fuori l’olandese il tecnico è parso incapace di riorganizzare uomini e idee. Il 10 rossonero sarà anche il più intrepido dei cattura fischi ma non è certo la causa di tutti i nostri mali; magari fosse veramente così, avremmo in fretta e furia risolto ogni problema. Invece molti dei nostri, irrimediabilmente avanti negli anni, sono apparsi lontanissimi dalla forma migliore, tanto da far apparire il campo di gioco ingigantito e troppo grande per tutti. Anche il tecnico ieri sembrava arrendersi a questa clamorosa deficienza: “La partita contro il Werder ha evidenziato alcuni problemi di carattere fisico che certamente non sono risolvibili in soli due giorni”. A proposito di fischi: al termine del fiasco contro gli scatenati tedeschi anche il capitano si è concesso un lusso esagerato. Mettendosi l'indice della mano destra davanti alla bocca, nel tentativo di zittire i tifosi della curva che fischiavano all’unisono, oltre a perdere di vista gli avversari la sera della maledetta luna si è fatto sfuggire anche il buon senso. Imprigioniamo il rancore e sopportiamo anche questo, ma questa volta il rispetto non lo aveva nemmeno lui meritato. Così cari fratelli di spada, in due settimana non abbiamo bruciato solo campionato e coppa Uefa, con un falò che non sarà spento da dirigenti prestigiatori o da opinionisti compiacenti, ma stiamo rischiando seriamente di compromettere anche il rapporto che aveva legato indissolubilmente la tifoseria con la squadra. Mettiamoci pure una pietra sopra e concludiamo in fretta la stagione, ma almeno non provocateci più con gestacci e pantomime dopo vergognose prestazioni. Parentesi: in questo scenario quanto risibili si trasformano anche le storielle più liete; per dirla nuda e cruda, dell’agognato prolungamento di Beckham, con tutto il rispetto, a questo punto non ce ne può fregar di meno.
Piuttosto per chi vorrà cominciare a divertirsi a disegnare il Milan che sarà cominci a mettere in mezzo al campo il turbo Diego, a quanto pare un tipo capace di fare il Pirlo ed il Seedorf allo stesso tempo a soli 24 anni. Leonardo se ci sei batti un colpo! Ed invece ci mancavano anche le voci che raccontano di un nuovo assalto dello sceicco che questa volta vuol comprare tutta la squadra! Qualcosa bolle in pentola o qualcosa forse sta cambiando o potrebbe rapidamente cambiare. Chissà che alla fine il Milan non lo compri proprio Willy Wonka che con la sua fabbrica di cioccolato farebbe tutti golosamente più felici. Quello che sarà… sarà! Ora più che mai stringiamo i denti, tocchiamo ferro e mettiamocela tutta per non fallire anche l’ultimo obiettivo, quel posto in champions determinante per non precipitare nel più profondo degli abissi. Zaino in spalla e 13 gare col cuore perché abbiamo onore e prestigio da salvare. “E’ un momento delicato – dice il tecnico - che va superato velocemente dimostrando forza e carattere”. E’ una necessità impellente, un bisogno fisiologico restare nel gotha europeo; non possiamo ancora una volta fallire. E’ vero oggi la samp fa molta più paura. I doriani arrivano da cinque risultati utili consecutivi, la loro serie migliore in questo campionato. Rimaneggiati e con il morale a pezzi per avere la meglio sulla squadra di Mazzari punteremo ancora e sempre su Alexandre Pato. Non ci resta che sperare. C’è chi dice no ma i fiaschi della squadra implacabilmente hanno avuto la meglio sui fischi dei tifosi. Il botta e risposta ha esitato il primo assoluto responso stagionale: il comune denominatore Milan è stato sconfitto. Aspettiamo di rifarci tutti insieme in questa nuova rivincita. |di Giacomo Chillè - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 184 volte