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2009-03-02

Napoli: Il buio oltre la siepe


Con riferimento ad una metafora riportata dal titolo di un celebre romanzo e sottolineandone il significato- “il buio oltre la siepe è ciò che è sconosciuto pur essendo vicino”- potremmo riferirci all’attuale situazione del Napoli in relazione, non tanto, al timore dei calciatori azzurri quando scendono sul rettangolo di gioco e si mostrano tesi per la preoccupazione di non poter riuscire a conseguire un risultato “scaccia crisi” ma, probabilmente, al timoniere di una ipotetica barca che, preso dal totale panico per le avverse condizioni atmosferiche, invece di optare per una soluzione coraggiosa che porti ad affrontare nel modo giusto la situazione tempestosa in atto, preferisce ricorrere alla classica scialuppa di salvataggio nel tentativo di correre meno rischi pur rendendosi conto che un’analoga pregressa situazione ha portato l’imbarcazione al naufragio.
Il timoniere Reja, nel corso del lungo ritiro a Castelvolturno effettuato dai giocatori azzurri, ha provato e riprovato moduli nuovi restituendo alcuni calciatori al loro ruolo naturale e impostando le varie formazioni che si sono alternate nel campo di allenamento con un assetto diverso dal collaudato 3-5-2 che però spessissimo si è tramutato in un 5-3-2 con i laterali di fascia più dediti alla fase difensiva che offensiva.
Durante la settimana che ha preceduto la delicata sfida contro la Juventus, l’allenatore napoletano ha lasciato intendere che al’Olimpico avremmo potuto ammirare una formazione in grado di impostare il proprio gioco indipendentemente dall’assetto tattico degli avversari. Reja, infatti, ha schierato, nelle “partitelle in famiglia” Datolo sulla fascia sinistra e la coppia di attacco Lavezzi-Russotto, due giocatori veloci e dotati di una notevole tecnica che, con il loro “dialogare”, la rapidità di spostamenti e l’inventiva , avrebbero potuto non fornire alla Juventus, stanca per l’impegno infrasettimanale in Champions, alcun punto di riferimento e inoltre tenere l’arcigna retroguardia bianconera in costante apprensione obbligandola a continui spostamenti per cercare di interpretare le intenzioni dei due giovani e talentuosi attaccanti.
“…. ciò che è sconosciuto pur essendo vicino” è dovuto non tanto alla mancata conoscenza riguardante l’efficacia del modulo sperimentato da un allenatore “navigato” come Reja ma, probabilmente, all’inconscia paura di poter sbagliare “abbandonato la strada vecchia per la nuova”.
Ebbene, oltre a riproporre il solito modulo 3-5-2, Reja ha presentato in campo, a Torino, dal primo minuto di gioco, Montervino al posto di Maggio. Francesco pur fornendo un discreto contributo in fase difensiva non ha potuto, per sue caratteristiche tecniche, fare altrettanto in attacco al pari di Vitale che a differenza del suo compagno, possiede le doti per poter affondare sull’out di sinistra. Il Napoli, a centrocampo, avrebbe potuto avere il sopravvento considerando che la Juventus, in quel reparto, ha schierato: Marchionni, Poulsen, Marchisio e Giovinco, quattro centrocampisti con caratteristiche di impostazione, poco propensi ad effettuare un grande filtro e disposti in modo da concedere spazi al pari reparto avversario come accaduto nel corso del primo tempo in cui l’atteggiamento difensivista della squadra non ha permesso agli azzurri di approfittare di tale opportunità.
Da rilevare la posizione di Hamsik costretto, di fatto, a svolgere il ruolo di mediano ed a privare la squadra di quegli affondi e inventive in grado di fare la differenza in campo. Il non gioco effettuato dal Napoli, nel primo tempo, ha accentuato l’isolamento nel reparto avanzato di Denis costretto, come al solito, a retrocedere a metà campo per far salire la squadra o per recuperare qualche pallone. Questa confusione tattica ha inciso anche sul rendimento di Lavezzi sempre più disorientato e, forse, incredulo di quanto accade attorno a lui. Comunque, la Juventus pur non giocando una convincente partita, ha tentato più del Napoli, nella prima parte della gara, la via della rete ed è stata premiata da una sfortunata autorete di Blasi.
Nel secondo tempo, con l’inserimento di Datolo al posto di Montervino, il Napoli ha cambiato atteggiamento anche se il calciatore argentino è stato schierato a centrocampo, spesso sulla destra, e non sull’out di sinistra. Le doti tecniche di Jesus hanno permesso alla squadra partenopea di spostare il baricentro più avanti e di assumere il pallino del gioco per quasi tutta la seconda parte del match. Il Napoli, in questa fase , ha costruito tanto ma non è riuscito a finalizzare nel migliore dei modi anche perché la Juventus si è chiusa nella propria metà campo per difendere il risultato acquisito o, forse, per la stanchezza dovuta alla partita disputata in settimana in Champions.
Tutto sommato, per come si è svolto il match, il Napoli avrebbe meritato il pareggio che se fosse stato conseguito avrebbe costituito un’iniezione di fiducia tale da far recuperare agli azzurri, in breve tempo, la giusta condizione psicofisica. Tutto ciò non è avvenuto e, per il futuro, oltre alla considerazione che a Torino si sono intravisti segnali di ripresa, i tifosi partenopei restano in fiduciosa attesa e facendo un riferimento al finale del romanzo “ Il buio oltre la siepe” in cui ciò che era sconosciuto non spaventava più ed appariva meno buio, si augurano che qualche possibile alchimia tattica messa in atto, coraggiosamente, da Reja, porti alla risoluzione dei problemi che stanno angosciando la Società ed i suoi supporter.
|di Vincenzo Vitiello - Fonte: www.golmania.it| - articolo letto 146 volte


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