Fabian Valtolina nasce a Limbiate il 10 giugno del 1971, centrocampista esterno, 172 cm per 65 Kg. Inizia nelle giovanili del Milan, poi Pro Sesto e Monza. Nel 1994 giunge a Bologna dove resta solo qualche mese prima di essere ceduto in prestito al Chievo. La stagione successiva il ritorno in rossoblu, l'anno della promozione in serie A con Ulivieri. Due le reti segnate (la più importante in quel Cesena-Bologna 2-3) da "bip bip", questo il soprannome affibiatogli per la grande velocità. In seguito la sua carriera si suddivide tra Piacenza, Venezia, Sampdoria, Pro Patria e Legnano.
Che ricordi hai della tua esperienza a Bologna?
Dei bei ricordi. Sono arrivato il primo anno della serie C, poi sono andato via perché ero impiegato poco e io, vista anche la mia età, avevo bisogno di giocare. Conservo comunque ricordi bellissimi perché poi, quando sono tornato con la squadra in serie B, anche io ho contribuito a riportare il Bologna dove merita di stare.
Quale fu l’arma in più di quella squadra che era riuscita ad ottenere la promozione in serie A?
Eravamo un gruppo molto unito, in cui ognuno si sacrificava per gli altri. C’erano poi anche tutte le altre componenti: l’allenatore, la società e i tifosi che ci hanno sempre sostenuto. Ma eravamo un ottimo gruppo di amici, in campo e anche fuori. Quella fu una stagione fantastica, arrivammo anche in semifinale di Coppa Italia e per una squadra comunque di B battere squadre di serie A fu una grossissima soddisfazione.
I tifosi ricordano ancora il tuo gol nel derby con il Cesena poi finito 3-2. Tu come lo rivivi?
Lo ricordo anche io! Fu un gol fondamentale, non tanto per la rete in sé, ma perché fu decisiva quella vittoria. Da lì partimmo poi per il gran finale.
Hai da poco iniziato la tua carriera da allenatore nelle giovanili del Legnano. Come è iniziata questa esperienza?
Ho questo incarico da praticamente neppure una settimana, mi hanno affidato i ragazzini del 1993. Sono molto contento, perché credo che ogni cosa vada fatta per tappe, pian piano. Più che un allenatore, in questa fase mi sento un istruttore, un educatore: bisogna sempre cercare di dare il massimo. Ho questo impegno fino alla fine dell’anno e lo sto affrontando con grande entusiasmo.
Nei ragazzi c’è ancora la voglia di calcio, intesa come sport e divertimento, o si sognano subito fama e notorietà?
Per questi miei primi giorni di esperienza, ho notato che si guarda troppa televisione. Questo da un lato è positivo, perché significa che hanno voglia di imparare e di emulare i grandi giocatori. Dall’altro, però, si vedono anche cose un po’ così, come certe esultanze. Bisogna soprattutto cercare di educarli a livello sportivo, cercando di eliminare il peggio e tirare fuori solo il meglio.
Sinora, sia con Arrigoni che con Mihajlovic, il Bologna ha utilizzato diversi moduli. Secondo te, qual è quello più adatto alla squadra rossoblù?
Ho visto il Bologna tre volte, contro il Milan alla prima di campionato, poi contro il Torino e contro l’Inter. Se devo essere sincero, ogni partita può richiedere un modulo diverso. Conto il Torino, ad esempio, Di Vaio aveva agito da unica punta ma le cose non erano andate benissimo. Poi è entrato Bernacci e Di Vaio si è spostato: in quella posizione è stato devastante. Il mister, vedendoli tutti i giorni, valuta meglio tutti gli aspetti. Certo avere un Di Vaio così, se ben supportato, ti fa la differenza. Contro l’Inter forse il Bologna ha avuto un po’ troppa paura di fare la partita, anche se poi a mio avviso l’Inter non è stata impeccabile. L’ingresso di Marazzina ha dato la scossa, sia sull’1-0, che poi, sul 2-1, per tentare nuovamente di pareggiare. Il Bologna deve riuscire a mantenere la categoria, e per far questo a volte deve anche saper aspettare e poi trovare il contropiede giusto.
Appena arrivato, Mihajlovic ha portato subito grinta e determinazione alla squadra. Ora, dopo qualche risultato negativo, deve fare i conti con qualche critica. Qual è il tuo giudizio sul tecnico serbo?
Secondo me è un tecnico molto preparato, è passato rapidamente dal campo alla panchina e in questi casi non ti dimentichi niente di quello che hai imparato negli anni. Quindi la ritengo una persona preparata, con grinta e con carattere: se non sei preparato, non alleni in panchina a certi livelli
Tra i problemi del Bologna ci sono le reti subite su palla inattiva e si è discusso sull’opportunità della difesa a uomo o a zona. Secondo te, quale delle due può essere più efficace in queste situazioni?
Direi che queste situazioni sono un problema di molte squadre, non solo del Bologna. Bisogna stare concentrati dall’inizio alla fine. In generale, io sono più per la marcatura: riuscire a marcare un uomo vuol dire limitarlo. A zona, se ti si infila la palla giusta, puoi rischiare. Comunque è poi l’allenatore, durante il lavoro in settimana, che vede pregi e difetti, che tutti i giorni ha la possibilità di valutare certi aspetti.
Domenica prossima arriva la Sampdoria. Sarà possibile fermare Cassano e Pazzini?
Io sono praticamente affezionato a tutte e due perché anche alla Samp ho contribuito alla promozione. Spero che non si facciano male. Il Bologna dovrà stare molto attento perché i blucerchiati vengono dalle vittorie contro Milan e Inter e arriveranno con il morale alle stelle. Pazzini sta facendo cose fuori dal comune e Cassano lo conosciamo tutti. Ma non si tratta comunque solo di loro due. La Samp ha un buon impianto a livello generale ed ha alla guida un buon allenatore.
Il Bologna riuscirà a salvarsi? Come sarà possibile arrivare a questo obiettivo?
Il Bologna dovrà continuare a lottare fino alla fine, perché ogni partita può essere quella della svolta. Sarà una lotta tra cinque, sei squadre: qualcuna può mollare e sarà importante tirare fuori qualcosa più degli altri. Reggina, Lecce e Chievo non è che stanno meglio, ma continuano a lottare. Torino e Siena, più il Toro del Siena, rientrano nella lotta. Direi che se la giocheranno queste squadre. Ma il Bologna si può e si deve salvare. |di Cinzia Saccomanni - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 290 volte