La protesta della Curva Sud: Caro Presidente, bisogna investire. Per tanti anni il tifoso milanista è stato abituato a vedere coincidere la fine dei freddi invernali, i primi soli primaverili, le giornate che si allungano e i cappotti che tornano nell’armadio con momenti di trepidazione, legati a sfide ‘dentro o fuori’ di Coppa dei Campioni o a Scudetti giocati sul filo di lana. Ovviamente gli esiti potevano essere trionfali o nefasti, ma sta di fatto che il sopraggiungere della stagione primaverile equivaleva per noi milanisti ad una stagione fibrillante di emozioni e di grandi giornate (a dire il vero negli ultimi anni sono state soprattutto serate) legate ad altrettanto grandi traguardi. Da un paio di anni a questa parte invece ci stiamo abituando a seguire obiettivi e vivere emozioni meno intense e significative, come il raggiungimento di un terzo o di un quarto posto in campionato, che passa necessariamente da vittorie come quella di domenica sull’Atalanta di Gigi Del Neri. CHI S’ACCONTENTA GODE - La vittoria griffata Pippo Inzaghi riveste sicuramente grande importanza per consolidare il terzo posto, obiettivo obbligato di questo ultimo scampolo di stagione, ma l’atmosfera che si respira in casa Milan non può che portarci un po’ di malinconia dovendo limitarci a tali minime gioie ed essendo costretti a passare i martedì e i mercoledì da spettatori ‘gufanti’ della Champions League. In più ci sono stati tolti, grazie agli orribili 180 minuti contro il Werder, anche i bistrattati giovedì di Uefa, che già di per sé rappresentavano un insipido semolino inadatto alla fame di grande Europa che ci ha sempre caratterizzato. Ma tant’è e bisogna fare buon viso a cattivo gioco, senza però dimenticare che fino a pochi anni fa erano i cugini nerazzurri a trovarsi in tale situazione: cerchiamo di non fare l’abitudine a questa tiritera, per non ritrovarci coi ruoli definitivamente invertiti rispetto ai nostri dirimpettai nerazzurri.
RIDIMENSIONAMENTO - E’ questa la parola che circola negli ambienti rossoneri, la più temuta, quella che si pronuncia a mezza bocca perché non ci si vuole credere. Ed è anche quella che domenica la curva sud ha rifiutato con forza, lanciando un chiaro avviso ai naviganti, avvertendo che nel Milan bisogna credere e, per non limitarci ancora nei prossimi anni a lottare con Fiorentina e Genoa per un terzo/quarto posto, bisogna investire. Ma non con politiche da ‘Circo Togni’ come recitava uno striscione: serve una programmazione attenta e spese mirate a ricostruire dalle fondamenta una squadra in grado di essere competitiva. Altro che ridimensionamento. Il messaggio, in questa mogia primavera a pallide tinte rossonere, è partito forte e chiaro. La società sarà pronta a raccoglierlo? |di Claudio Mignatti - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 226 volte