Napoli, Donadoni non sia un alibi. Juve, cambia sul mercato. E Collina...
Il Napoli cambia strategia all'improvviso, fa un bagno di (brutta) immagine, lascia dirigere l'allenamento del martedì a Reja mentre De Laurentiis incontra Roberto Donadoni e poi lo annuncia nella notte. Mammia mia, che brutto esempio... Peggio così, a livello di immagine, non si potrebbe. Pierpaolo Marino ha difeso Reja contro tutto e contro tutti, fino a qualche mese fa, ha imposto la conferma quando anche i muti (e i sordi) avevano capito che il ciclo di Edy era finito l'estate scorsa (almeno). E poi l'ha scaricato all'improvviso, con l'imprimatur fondamentale del presidente, senza tutelarne un minimo di immagine. Ripeto: peggio di così non si potrebbe. Almeno un "ciao", un "grazie", oppure -come minimo – evitargli l'obbligo di dirigere l'allenamento di martedì. Piuttosto che mandarlo via nella notte con una pugnalata che avrebbero dovuto non assestargli. Meglio una carezza o una stretta di mano, dopo cinque anni da compagni di viaggio. Reja ha centrato grandi risultati, ma ha spesso proposto un'improvvisazione tattica imbarazzante. In questo momento, pur non avendo approvato gran parte delle sue idee e anche delle sue giustificazioni, mi sento di dire che almeno avrebbero potuto ringraziarlo (i risultati restano, sia pur ottenuti con organico sontuosi, soprattutto nelle categoria inferiori) con un minimo di chiarezza nel giorno dell'addio. Ho detto chiarezza, non certo gratitudine perché la gratitudine (non solo nel calcio)non esiste. Invece, hanno aspettato il sì di Donadoni e poi hanno liquidato Reja con un comunicato nella notte, voto "tre meno". Il Napoli accelera e si aggiudica Donadoni fino al 2011 perché non se la sente di aspettare l'eventuale epilogo tra Delio Rossi e la Lazio, era una pista concreta; perché non se la sente di trattare un allenatore sotto contratto come Mazzarri; perché Donadoni è un bel nome,un comodo cuscinetto, una bella soluzione per placare la gente inferocita. Ma le gente inferocita, che vive e ama il Napoli senza gli occhi foderati di prosciutto, va placata con una programmazione vera, con acquisti mirati, senza fare la spesa per forza in Argentina, senza fare collezione di talenti tutti da verificare. Mi sento di dire così: Donadoni (che aveva un discorso avviato soprattutto con l'Udinese più che con la Sampdoria per la prossima stagione) è una bella base, a patto che il palazzo abbia solide fondamenta. Il Napoli ha buttato un anno, lo ha scaraventato dalla finestra spendendo male, facendo tappa soltanto in Sudamerica, disconoscendo altri tipi di investimenti (chissà perché) e sbattendo le porte in faccia al mercato dello scorso gennaio. Due mesi fa De Laurentiis disse che a gennaio non si fanno investimenti, dimenticando che dodici mesi prima aveva speso una ventina di milioni: era sempre gennaio, non certo fine ottobre quando il mercato è chiuso come sono chiusi i forzieri dei presidenti. Le responsabilità di Pierpaolo Marino sono del 50 per cento,almeno: è giusto dirlo,com'è stato giusto dargli i meriti quando era doveroso. Ma sia chiara una cosa: Donadoni non basta, c'è una squadra da riprogrammare, un mercato da fare senza mettere paletti e senza pensare che prendendo Denis o Datolo,oppure pagando a dismisura i cartellini di Rinaudo e Pazienza,si possa aprire un ciclo vincente. Se non fosse possibile, bisognerebbe avere la forza (e il DOVERE) di dirlo ai tifosi. I campioni per il Napoli:almeno due da venti milioni, anziché sei rinforzi o presunti tali, da sei milioni circa cadauno, che poi non si rivelano rinforzi. Insomma, Donadoni non deve essere un alibi, la risoluzione dei problemi: Donadoni è soltanto la base, importante ma sempre base. Non mi scandalizzo dell'esonero di Reja, ma delle modalità. Così come non posso scandalizzarmi dell'esonero di Beretta a Lecce, ultima partita vinta in casa a fine settembre, della serie: non ci sono alibi, giustificazioni, chiacchiere e acrobazie verbali che tengano. Il Lecce ha bucato il mercato di gennaio, come il Napoli, ora quell'ottimo allenatore che è Gigi De Canio (finalmente considerato anche in Italia dopo che in tanti gli avevano sbattuto la porta in faccia) dovrà rincorrere una mitica impresa.
E' stata celebrata giustamente la buona prestazione della Juventus contro il Chelsea, al punto da far passare quasi in secondo piano l'eliminazione della Champions League. Invece no, il punto è proprio questo. Nel giorno dell'eliminazione, e dell'immensa sfortuna per gli infortuni a catena, la Juve deve pensare -come il Napoli -a un altro modo di programmare il mercato. Si vince la Champions, oppure si prova a vincerla, non prendendo Mellberg o Poulsen, Tiago o Salihamidzic. Oppure prendendoli ma non al punto da pensare che debbano essere i titolari, gli artefici e i trascinatori. Possono giocare in Champions, ma non è corretto pensare che siano i riferimenti. La Juve deve pensare a un altro metodo per fare mercato: due colpi, magari tre, assestati bene. Non la collezione di comparse o di mezze figure. I tifosi hanno dato dimostrazione di splendido attaccamento e di straordinario fair play, ma ora i tifosi vanno tutelati con strategie da vera Juve, senza giri di parole oppure obiettivi di secondo piano o di livello inferiore alle attese. Può darsi che Ranieri sia l'allenatore giusto per provare a vincere in Europa, ma dopo aver visto il fiammeggiante Giovinco nello spezzone regalatogli contro il Chelsea continuo a pensare che Giovinco non possa e non debba essere quello degli spezzoni. Dargli fiducia, dargli spazio, non inchiodarlo dinanzi alle responsabilità di produrre tutto, al massimo, in una partita altrimenti finisce in panchina per un mese e mezzo. So che Giovinco è stato promesso alla Sampdoria nell'operazione Cassano, così come è stato promesso Michele Paolucci di rientro dal Catania e di proprietà (per il cinquanta per cento) anche dell'Udinese. Io prima di dar via Giovinco ci penserei dieci ore, dieci giorni e forse non mi basterebbero nel senso che non lo darei via, sarebbe una follia. Poi posso pensare anche a un erede di Nedved degno della Juventus e a tutte le altre cose che mancano per il definitivo salto di qualità. Ma è importante non sbagliare, alla luce degli ultimi indici..
Mi dispiace molto leggere che il problema in serie B sia rappresentato da due guardalinee baresi impegnati in partite che coinvolgono squadre in lizza proprio con il Bari per la promozione diretta. La politica del sospetto non mi piace, vorrei invece che qualcuno segnalasse (e nessuno l'ha fatto) che i signori Morganti e Farina sono stati impiegati in serie A, per le partite più importanti, pochi giorni dopo clamorose amnesie in serie B. Collina decide di fare qualsiasi cosa, senza che nessuno intervenga per dirgli che non è giusto premiare chi ha sbagliato. Chi sbaglia, tra gli arbitri, va fermato. Il passaparola ormai è: un arbitro che sbaglia in serie A va mandato per una settimana in B. Mi chiedo e vorrei chiedere a Collina: ma cos'è la B, il quinto mondo calcistico? Se un arbitro sbaglia, va messo a riposo, va fermato e non va premiato. Qui succede l'esatto contrario e invece il problema è segnalare che i guardalinee baresi dirigono le partite delle avversarie di Antonio Conte nella lotta per la promozione. A proposito di Antonio Conte: credo che qualcuno lo abbia puntato, anche tra gli arbitri, come se desse fastidio questo suo strapotere, la personalità spiccata, il fatto di aver dato un gioco, un'anima e un'identità al Bari. Ribadisco il concetto: se avessero voluto mandare il Bari in serie A per motivi politici, lo avrebbero fatto nelle sette-otto stagioni precedenti quando il Bari ha fatto la muffa in B. E ha rischiato addirittura la retrocessione. Questi sono i fatti, il resto è inutile filosofia. Se vogliono creare la cultura del sospetto facciano pure, ma non avranno centrato il problema. Il problema è (anche) Collina che continua a proporre arbitri inadeguati, li premia quando dovrebbe lasciarli a riposo. Ho visto Cavarretta in azione lunedì al Partenio in Avellino-Mantova: un disastro, innamorato dei cartellini. Ho visto la signora Cini in azione: mi era piaciuta in altre circostanze, mi ha profondamente deluso lunedì. Gava di Conegliano Veneto e il suo disastroso collaboratore Di Fiore, che hanno fermato la Reggina, andrebbero stoppati per un mese: il rischio è che domenica prossima possano essere coinvolti per la partita del Milan o dell'Inter, ormai è questa la legge di Collina. Gli arbitri sbagliano, e gli errori fanno parte dell'uomo, ma non possono continuare a sbagliate come se nulla fosse. Spero che Nicchi, nuovo presidente della categoria, si curi di questo problema che è più importante dei proclami, delle frasi ad effetto e di tanti (penosi) bla-bla. |di Alfredo Pedullà - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 192 volte