Il Milan che ha piegato l’Atalanta è stato un Milan bello a metà. Diciamolo francamente. Un Milan pimpante, volitivo e grintoso nel primo tempo, in difficoltà nel secondi quarantacinque minuti. La differenza l’hanno fatta in due: SuperChristian Abbiati, autore di almeno tre interventi decisivi e prodigiosi, e Superpippo Inzaghi, in grande spolvero come da tempo non gli accadeva. Tre gol di pregevole fattura e poi guizzi e fraseggi a volontà. Come ai bei tempi. Come un ragazzino. La squadra ha espresso il calcio che in questo momento può esprimere, considerate le numerose assenze causa infortuni. Un calcio fatto di grinta, coraggio, volontà. Un calcio dove le pennellate d’alta classe di Beckham lasciano il segno sul rettangolo di gioco e fanno male, tanto male agli avversari. Contro l’Atalanta David ha dato spettacolo e taluni suoi lanci, lunghi, millimetrici e profondi, hanno strappato applausi a scena aperta. Stranamente impreciso Pato. Il ragazzo s’è fatto notare per la velocità e la puntualità delle sue accelerazioni e per il passaggio che ha consentito a Superpippo di segnare il secondo dei suoi tre gol. E’ piaciuto molto Jankulovski, sulla fascia ma in posizione più centrale e più avanzata, così come è piaciuto molto pure Zambrotta, che convince ogni domenica di più. Un po’ in ombra Andrea Pirlo. Bene, molto bene Flamini. Una citazione di incoraggiamento per la difesa, specie per Senderos che non è e non sarà mai un fulmine di guerra ma che cresce, lentamente, partita dopo partita. Ancora non ci siamo, ma se non altro in questo gigante svizzero che tanto ricorda nel fisico Jaap Stam si intravedono, adesso, taluni segnali di miglioramento. In particolare nei movimenti e nel mantenimento della giusta posizione. Lo svizzero deve migliorare ancora molto, soprattutto nella marcatura e negli anticipi. La voglia di giocarsi tutte le carte possibili e immaginabili per rimanere al Milan e convincere la dirigenza a riscattarlo dall’Arsenal, però è grande e si scorge. Vedremo cosa accadrà da qui al termine del campionato. Di sicuro gli infortuni di Nesta e Kaladze gli stanno offrendo occasioni impensabili e irripetibili.
La stessa voglia di rimanere al Milan si nota in Mastro Ancelotti. Dopo tanti anni di fiducia incondizionata da parte della Società, il sentirsi messo improvvisamente in discussione, specie da Adriano Galliani, riteniamo sia stata ”botta” che avrebbe potuto togliere il sonno a chiunque. Non a lui. Nonostante una rosa in chiara difficoltà dal punto di vista fisico e psicologico e falcidiata da infortuni gravi e importanti, Carletto ha deciso di vendere cara la pelle e di giocarsi tutte le opportunità per raggiungere quel terzo posto che, una volta ottenuto, garantirebbe a lui la panchina del Milan anche il prossimo anno e alla dirigenza rossonera l’auspicato ingresso nella amatissima Champions League. Le contemporanee sconfitte di Genoa e Fiorentina gli stanno dando una mano insperata. E’ stata un’altra settimana strana quella appena trascorsa. Settimane difficili da digerire e, speriamo, consegnate definitivamente alla storia. Il Milan è stato dipinto come una provinciale qualsiasi, i suoi dirigenti paragonati a dei novellini incapaci di trattenere gli elementi migliori e di pianificare una qualsivoglia campagna acquisti di prestigio e di successo. Ci hanno ritagliato addosso un’area di smobilitazione davvero immotivata. Incredibile. E’ stata pure ipotizzata la cessione della squadra, puntualmente smentita da Galliani e compagni. Eppure il Milan è quella stessa Società che Silvio Berlusconi, dopo averla prelevata dal fallimento 23 anni fa (20 febbraio 1986), ha portato, come promesso, in cima al mondo, facendole guadagnare lo scettro di squadra più titolata al mondo. Non lo ricordiamo per smargiasseria, non è nel nostro costume. Però c’è chi “straparla” pressoché quotidianamente a vanvera senza avere ancora vinto nulla. Ricordiamo che la seconda e unica Coppa Campioni vinta dalla squadra che adesso va per la maggiore risale al 1965, quando il televisore si vedeva ancora in bianco e nero. Questo per amore di verità. Il calcio è fatto di cicli, e ci sta che a vincere, adesso, siano anche gli altri. Complimenti. Ma è pur vero che nello sport, come nella vita, mai dovrebbero venire meno la buona educazione e il rispetto per gli altri. Soprattutto per chi, come il Milan, ha vinto così tanto in Italia e nel Mondo. Supereremo questa fase difficile. Il telaio è buono. La voglia di rivalsa, tanta. Forse hanno ragione sia Galliani che Mastro Ancelotti: la rosa è competitiva, non servono tanti innesti. Che il vento stia cambiando l’abbiamo colto verso la fine di Milan - Atalanta. Ancelotti ha fatto esordire Tabarè Viudez, giovane mezzapunta uruguaiana di belle speranze. Ancelotti che prende un ragazzo della Primavera e lo “butta” in campo. Un evento raro. Incoraggiante. Da ricordare. Presto potrebbe essere la volta di Michelangelo Albertazzi e Matteo Darmian. Due giovani talenti da tenere d’occhio. Sembra maturo il ritorno alla base di Paloschi, Abate, Di Gennaro, Antonelli, Astori. La loro posizione sarà comunque valutata con grande attenzione. Tanto per ricordare a tutti che il vivaio del Milan è più vivo e vegeto che mai. Senza dimenticare Gourcuff. |di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 168 volte