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2009-03-16

Catania: un punto, punto, senza dolore né allegria


Quando l'arbitro Valeri fischia il termine della partita, il sospiro che il cuore pompa fuori dai polmoni etnei è di puro ed assoluto sollievo , sentimento capolinea di un percorso emozionale, ed emozionante (senza dubbio), fatto di stazioni che attraversano più e più frontiere del “sentire” umano , dall'attendismo all'esaltazione, passando per la fiducia, il timore, lo shock, la paura, ed appunto il sollievo.
Volendola rappresentare su di un foglio, questa partita è un “curva emozionale” che disegna una parabola a “sorriso” fino al 10° del secondo tempo, quando Mascara sbaglia il più facile dei goal davanti a Belardi, ma che da quel minuto in poi inverte il segno della sua concavità, inclinandosi sempre più verso il basso col passare del tempo, tempo che porta con sé rete del pareggio , un palo e due miracoli “laico- sportivi” di Bizzarri.
La sensazione finale è così quella d'un pericolo scampato , una spada di Damocle caduta in ritardo sul Catania, che dal patibolo friulano è riuscito a trarre in salvo il minimo, la pelle, dopo aver sfiorato il massimo, la gloria. In bocca resta così il gusto dolceamaro di quel tanto che sarebbe potuto essere, in contrasto con quel “tanto meno tot” che però è, nella realtà, immanente, e non nella possibilità, aleatoria.
Giudizi quindi, svariatissimi, lasciati al palato più o meno fine dei singoli tifosi che da questa gara possono decidere, arbitrariamente e senza timor d'andar in fallo , se trarre quanto di positivo, negativo, o contraddittorio espresso, e di conseguenza rigirare il proprio pollice verso l'altro, il basso o restare a metà, interdetti, in attesa di qualcos'altro che determini univocamente il proprio giudizio su questo Catania.
E se Zenga, nella conferenza stampa di vigilia, ebbe ad esprimere come pensiero in parole “con l'Udinese siamo sempre sfortunati” , varrebbe la pena, e la curiosità, saper se questo suo giudizio esca consolidato o ammorbidito dopo il pareggio al Friuli.
Rifacendomi alla stessa conferenza stampa, ed al principio di “equilibrio” come elemento indispensabile per una fase talmente delicata della stagione, accolgo questo punto come fosse il nocciolo d'un frutto sbucciato tanto della sua parte splendente che di quella bacata, insapore ma essenziale ai fini d'una classifica adesso, senza gioie né rammarichi, comunque più ricca.
Così, scevro da emozioni. Ché c'è gente che non riesce a sopportarne il peso , che sia negativo o positivo: per il Catania si fa anche questo.
Andando alla partita, in quanto tale, in quanto giocata, in quanto pareggiata, non si può che accogliere con un applauso da profano l'ennesima prodezza balistica sfoderata da Mascara. Stavolta i metri sono trenta ma più che la traiettoria del pallone, a dar paga della bravura sciorinata dall'attaccante è l'espressione del povero Belardi , che guarda il pallone in aria, s'inchina, lo segue fin dentro la porta e poi si volta, cercando con gli occhi quel prodigio di nome Mascara, già sommerso nell'abbraccio dei suoi.
In una gara affrontata senza lo “zoccolo duro” di centrocampo (Baiocco e Carboni), per di più contro l'unica squadra italiana rimasta in lizza in Europa (sintomo d'un grande stato di forma), il Catania schiera come prima punta uno spento Martinez, prescindendo volontariamente dall'apporto di chi prima punta lo è per mestiere e passione.
Solo al termine del Campionato capiremo se il sacrificare Paolucci in panchina contro le sue due detentrici di cartellino (da che sono sorti problemi contrattuali in poi) sarà ripagato da un effettivo tornaconto economico o tecnico. Momentaneamente restano i segni dei pugni sul tavolo all'ennesimo errore di Martinez che, ad un certo punto della gara, pare dimenticarsi anche come si salta di testa, suo punto forte da sempre, perso ormai il dribbling. La crudeltà non è nei giudizi, è di chi lo mette in campo sapendolo fuori forma, quindi va incluso Zenga ma anche i collaboratori che lo circondano , e lo consigliano.
Così in attacco ci s'aggrappa a Mascara, alle sue invenzioni che funzionano da lontano ma da distanza ravvicinata si perdono clamorosamente tra le braccia di Belardi; Zenga commenterà amaro, nel dopo-gara, quel che sarebbe potuto essere il 2-0 mazzata , subito rigirato in 1-1 “punizione” dalla premiata ditta Quagliarella-D'Agostino, entrati nel secondo tempo (insieme a Di Natale) e subito attori protagonisti della risalita bianconera. Più che “Marino azzecca i cambi” si dovrebbe dire “sbaglia a far turnover” visto che per tutta la prima frazione di gioco Bizzarri fa vita tranquilla, ignaro di quel che accadrà dalle sue parti una volta schierata l'Udinese d.o.c.
Palo! Per un pelo.. e la partita finisce, per fortuna.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 219 volte


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