Una vittoria voluta , cercata, sofferta, conquistata, passo dopo passo, prendendo coraggio dai momenti propizi, non perdendolo quando il verso della fortuna pareva indossare casacche ostili. Questo deve essere il Catania , questo e' stato il Catania contro la Lazio, questo e' il Catania che vorremmo vedere sempre, ovunque.
Zenga incita tutti , da Bizzarri a Paolucci, persino Silvestri che gioca poco più di un minuto e mezzo. L'uomo ragno sente, l'uomo ragno sa quanto importante sia questa gara , e non solo per ragioni di classifica. Passano i minuti, aumenta la sua tensione, corre da una parte all'altra dell'area tecnica, vive la partita mimando quel che vorrebbe vedere in campo, mani piedi e testa, diventa tutt'uno con i suoi undici, una furia quando non li vede replicare in campo le movenze del suo corpo. Salta, urla, piroetta come una trottola , moto perpetuo che trova soluzione di continuità solo al fischio finale di Brighi.
Fino alla fine, il giusto esempio dalla panchina , l'esatta applicazione in campo. Mollare mai, era quello che durante tutta la settimana si era chiesto, conoscendo la forza della Lazio soprattutto nei secondi 45', del resto il "non mollare mai" ha come primo inventore proprio il pubblico laziale.
Nessuna meraviglia quindi, nel secondo tempo, quando la Lazio si fa arrembante , a tratti totale dominatrice del campo. Sorprende invece come il Catania riesca a non scomporsi , soffrendo certo, ma senza perdere la bussola che segna il giusto percorso verso la vittoria. Ed anche quando e' l'arbitro a mettere i bastoni tra le ruote, s'inciampa sì, ma cadendo sempre in piedi, grazie alle proprie forze , al proprio equilibrio, ma anche ringraziando il sostegno (effettivo) del pubblico , tornato non solo "a favore", ma anche, finalmente, massiccio, da una punta all'altra della curva, senza risparmiarsi, giocando anch'esso la sua partita, non mollando mai, anch'esso.
Così, quando Brighi assegna il rigore che non c'è alla Lazio , è uno stadio intero a rallentare la corsa del pallone, lanciato a rete da Pandev, fischi assordanti, boato ancor più fragoroso quando Bizzarri s'avventa sulla sfera , mandandola lontano dal pareggio, che non sarà più. Secondo rigore della stagione parato dall'Argentino, che in Nazionale è preferito al sostituto di Muslera, il ragazzino '86 della Lazio che ha messo fuori Carrizo.
Fischi inverti, tocchi di mano passati inosservati, vorremmo non parlare dell'arbitro, ma quando Radu falcia Capuano (che zoppicherà per tutto il resto della gara) già di per sé sarebbe rosso, ma al giallo estratto non fa “il paio” con quello da estrarre e non estratto, sempre sul rumeno, nell'azione precedente, quando volontariamente anticipa di mano Mascara. Proteste vibranti, “vaffa” da sprecarsi , palloni calciati a gioco fermo, nessuna ammonizione a carico dei laziali; non bastasse c'è un rigore non concesso a Martinez (decisione presa da 50 metri), non meno dubbio di quello accordato alla Lazio, ed un'infinità di falli non concessi o invertiti.
Senza lasciarsi prendere dalla foga, restando puntanti all'analisi della partita, la potenzialmente deviante condotta arbitrale è stata ricondotta sui binari ininfluenti dalla magistrale prova offerta dal Catania, intendendo con questo tutte quelle componenti che “non hanno mollato”, tecnico, squadra e pubblico , quelle che bisogna convincersene, sono reali arbitri d'ogni sorte, ridente o nefasta. Quelle che possono adesso dire: "Abbiamo vinto", nella reale accezione di prima persona plurale.
Sosta, Cagliari e Torino alla ripresa, doppia trasferta.
Sono 37 i punti conquistati , soglia alla quale l'anno scorso s'era giunti a 5' dalla fine del Campionato ; non bastano, e non basteranno mai. Nove giornate per superare il record di punti, 41, fatto registrare in A, e se avanzerà tempo arrivare a 46, tanto per far pendant con l'anno di fondazione, e poi… e poi, qualunque “poi” sia o sarà, dipenderà solo da noi, Salvarci, o continuare a sorprendere: Non mollando mai, come questo Sabato. |di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 186 volte