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2009-03-25

KA-PA-RO controproducente


Kakà e Dinho non sono al top, Pato esplode se affiancato da una punta. Un punto d’oro. Va letto in questa ottica il pareggio ottenuto dal Milan al San Paolo. Un pareggio d’oro contro un Napoli ben organizzato, tonico e capace di imbrigliare le fonti del gioco rossonero specie a centrocampo. Come spesso è accaduto quest’anno, il Milan ha disegnato buone trame di gioco soltanto nel primo tempo. Poi, stranamente, con l’ingresso in campo di Kakà, per altro ancora dolorante e impacciato, e Ronaldinho, ancora lontano da una forma fisica accettabile, la squadra è calata sensibilmente consegnando il comando delle operazioni ai napoletani. “Stranamente” fino a un certo punto. Le sostituzioni operate da Mastro Ancelotti, non ci hanno convinto. Donadoni ha imbrigliato il collega ed ex compagno di squadra Ancelotti schierando una squadra motivatissima che ha subito cercato di impedire ai rossoneri di ragionare.
I partenopei sono stati bravi ad aggredire i nostri portatori di palla con una fitta ragnatela fatta di passaggi corti e raddoppi feroci di marcatura. La loro organizzazione di gioco nel primo tempo è stata ben contrastata dalla nostra. Nel secondo tempo, ha avuto la meglio. Se a ciò aggiungiamo il momento non felice vissuto da Pirlo e lo stato di forma non eccezionale di Seedorf, oltre alle assenze pesanti di Gattuso e Ambrosini e alle scelte discutibili di Ancelotti, è evidente che consegnare il pallino del gioco agli avversari era la cosa più logica che potesse accadere. I soli Flamini e Beckham, per altro in stato di grazia, non potevano cantare e portare la croce per tutti. Nei primi 45 minuti il Milan ha retto agli assalti dei partenopei oseremmo dire con parecchia dignità ribattendo colpo su colpo e affidandosi ai contropiede dei nostri avanti. Non è stato un Milan pimpante, però quantomeno ha lottato. Nel secondo tempo, uscito Seedorf, pasticcione per quanto si voglia ma pur sempre in grado di tenere e giocare la palla, il centrocampo è sparito, s’è sfaldato. Facile, a quel punto, per Lavezzi e Mannini andare all’arrembaggio di una difesa non più protetta dal lavoro dei centrocampisti.
Il Milan ha sofferto troppo e si è troppo esposto ai contropiede avversari. La difesa ha ballato come al solito nonostante le buone prestazioni di Favalli e Maldini, i nostri giovanotti. Ancora una volta inguardabile Senderos. A nostro avviso né Kakà, né Ronaldinho sono, al momento, presentabili. Il primo perché ancora dolorante e fuori condizione, e lo si è visto anche domenica sera. Il secondo perché fermo sulle gambe e a corto di fiato. Ci chiediamo come Milan Lab possa avere partorito questo pessimo risultato. Ronnie si è involuto, è lontano parente pure del Ronaldinho ammirato nel derby d’andata. Da quel momento in poi è peggiorato. Una spiegazione dovrà pure esserci se questo fuoriclasse anziché correre e inventare calcio passeggia in campo quasi marcandosi da sé. Non è un caso se il Milan ha finito di inseguire ogni velleità di successo con i due brasiliani in campo. Da quel momento in poi nel nostro centrocampo si sono aperte falle incredibili e Lavezzi ha iniziato a giocare da par suo e a fare tanto male. Uscito Inzaghi è venuto a mancare pure un importante punto di riferimento per Pato che è stato abbandonato inspiegabilmente al proprio destino. E’ un Milan che va rivisto. Il Ka-PA-Ro così concepito non ha senso ed è anzi controproducente. Perché Pato non è un centravanti e ha bisogno di una punta accanto, perché Kakà sta male, perché non abbiamo centrocampo e perché Ronaldinho è l’ombra di se stesso. Diciamo le cose come stanno. Ronaldinho non è reduce da nessun grave infortunio. Perché è in queste condizioni? E cosa succede a Pirlo? Dove è finito Sheva? Se Ronaldinho fosse quello di Barcellona, vincerebbe le partite pure da solo.
Il brasiliano sta diventando un giocatore qualsiasi, uno “normale”. Triste vederlo in panchina demotivato e pensieroso. Azzardare un centrocampo con Beckham, Flamini, Kakà e Ronaldinho è stato impeto puramente masochistico. Lavezzi e compagni avrebbero potuto farci a polpette. Una fortuna aver pareggiato. Complimenti a Donadoni ma Ancelotti, adesso, dovrà darsi una regolata. Se questo è il Milan arrivare terzi non sarà facile. Anche la società deve guardarsi attorno e riflettere. I programmi per il futuro non sono per nulla chiari. Si vocifera di una proposta di rinnovo contrattuale fatta o in procinto di essere fatta a Favalli (37). Non solo. Ogni giorno c’è un over 31 accostato al Milan. Ieri Panucci (35), oggi Kanoute del Siviglia (32, per l’attacco) e Yepes del Chievo (33, per la difesa). Va bene risparmiare, ma non ci si dica che è questa la linea programmatica da intestarsi per affermarsi in Italia e in Europa. Noi non siamo d’accordo. Noi vogliamo ritornare a vincere. Noi desideriamo una squadra giovane, solida e ben amalgamata tra i reparti. Una squadra forte in grado di divertire e di riaprire un ciclo. I tam-tam di “fantamercato”danno Ancelotti nuovo allenatore del Real Madrid. Ciò spianerebbe la strada a Leonardo e accelererebbe l’inevitabile processo di rinnovamento in casa Milan. Ancelotti non sarebbe l’unico desiderio di Perez. L’altro è Kakà. Ma Kakà non si cede. Punto e basta. E speriamo l’abbiano capito.
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 184 volte


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