Fuser:"Dalla Lazio fui obbligato ad andarmene. Un mio ritorno? Solo da giocatore..."
In un momento in cui il campionato di serie A si prende una pausa in vista del duplice impegno della Nazionale Italiana e quindi le menti di addetti ai lavori e appassionati riescono a distaccarsi, anche in minima parte, da quelle che sono le vicende calcistiche di tutti i giorni, la redazione de lalaziosiamonoi.it è andata ad incontrare uno dei calciatori che ha fatto la storia della S.S.Lazio 1900.
Stiamo parlando di Diego Fuser, pedina insostituibile del 4-3-3 di Zdenek Zeman e capitano di quella Lazio Cragnottiana che aprì un ciclo di vittorie fantastico grazie alla conquista della Coppa Italia. Purtroppo, però, come tutti ricordiamo, il rapporto tra Fuser e i colori biancocelesti non si chiuse nel modo migliore...tra i tanti argomenti affrontati, lui ci spiega anche il perché…
Diego, da osservatore esterno, ci fai una panoramica sul momento Lazio e secondo te quale può essere un obiettivo alla portata della squadra biancoceleste?
Devo dirti che non sono un assiduo spettatore delle vicende del campionato di serie A, ma da quel poco che ho avuto modo di vedere, posso tranquillamente affermare che la Lazio, dato l’organico di spessore e di valore che si ritrova in casa, meriterebbe una posizione in classifica ben migliore. Secondo me, questa è una stagione davvero strana. A volte ci sono annate in cui sembra andare tutto per il verso giusto ma spesso si rischia di incappare in periodi che possono risultare fatali per il proseguo del cammino. Questo sta avvenendo alla Lazio, che sono convinto, però, con un pizzico di fortuna in più , possa raggiungere la qualificazione in Coppa Uefa. E’ una squadra piena di ottime individualità, che però devono riuscire a far quadrare il cerchio e a trovare la continuità necessaria di risultati.
Una tua impressione sulla rivelazione di quest’anno: Mauro Zarate.
Le poche volte che l’ho visto mi ha veramente impressionato, come penso un po’ a tutti. Ha grandi qualità e può ricoprire un ruolo importante anche per il futuro di questa squadra. L’unica pecca è stata la sua gestione e i suoi atteggiamenti, a volte fuori dalle righe. Chi ha questo duro compito è l’allenatore, che a volte, secondo me, dovrebbe imporsi maggiormente sui propri giocatori.
A proposito di tecnico: Delio Rossi al momento è in bilico. Come giudichi il suo operato in queste stagioni e per te merita la riconferma?
Fino a questo momento credo che il suo lavoro sia stato più che buono, soprattutto perché è riuscito sempre a non farsi influenzare dalle critiche esterne. Per quanto riguarda il suo futuro, penso abbia dimostrato, nella maggior parte dei casi, di saper affrontare le situazioni che gli si presentano in un ambiente difficile come quello di Roma. Purtroppo, però, il discorso è molto più ampio e complesso. Bisognerà vedere se allenatore e società continueranno ad essere compatibili e se, in ottica mercato, si opererà in sinergia. In questo senso,l’ultima parte di stagione sarà decisiva.
Spesso il tecnico romagnolo è stato definito come il discepolo di Zeman: come vedi questo accostamento e che ricordi hai del tecnico boemo?
Sono due Lazio completamente diverse. La nostra era una squadra piena zeppa di campioni che da un momento all’altro potevano cambiare la partita. E’ difficile fare dei paragoni, ma probabilmente la mentalità che aveva Zeman, in parte è stata ripresa anche da Delio Rossi, dato il lavoro importante che viene svolto coi giovani e data la somiglianza tra i moduli dei due tecnici.
Per quanto concerne il mio vissuto, ricordo che soffrivamo molto il lavoro fatto durante la settimana, ma in certi periodi dell’anno passavamo sopra a tutti ed eravamo irraggiungibili. Il boemo era ed è tuttora un personaggio che definire incredibile è poco. Ha sempre detto ciò che pensava senza timore ed è stato questo uno dei più grandi allenatori che io abbia mai avuto.
Cosa mancava a quella Lazio per il definitivo salto di qualità?
Probabilmente peccavamo molto a livello difensivo. Dispiace non essere riusciti a trionfare con Zeman in panchina ma esser arrivati ad un soffio dalla vittoria come quell’anno in cui ci piazzammo al secondo posto. Quella era già una grande Lazio e devo dire che ci siamo divertiti davvero molto in quegli anni.
Il tuo momento più bello con la maglia biancoceleste?
Ho vissuto tre anni fantastici, in cui tutto l’ambiente mi voleva bene e mi faceva sentire importante. Quel periodo è stato fondamentale per la mia carriera da calciatore. Non c’è un momento particolare perché ne ho trascorsi davvero tantissimi e i ricordi che ho sono davvero stupendi…
…e se ti dicessi Coppa Italia?...
Hai ragione, probabilmente è stato quello il momento più emozionante. Alzare un trofeo di fronte ad un pubblico così immenso e caloroso, perdipiù da capitano, è un qualcosa che non capita tutti i giorni. Abbiamo regalato una gioia immensa ai nostri tifosi, che, ricordo, tenevano molto a quella vittoria, come del resto tutti noi…e quel giorno è stato tutto così perfetto…non lo dimenticherò mai…
Il tuo trasferimento alla Roma però ha fatto male a molta gente…cosa ricordi di quel periodo?
Andai via dalla Lazio, per trasferirmi al Parma, a causa di alcuni dissapori con i cosiddetti senatori di quel gruppo, e non voglio fare nomi in merito. Dopo tre anni con la società emiliana, ebbi l’opportunità di passare alla Roma e. da professionista, non rifiutai. Credo, infatti, che nel calcio le situazioni vadano valutate caso per caso. Ho avuto l’occasione di trasferirmi in un grande club e l’ho sfruttata. Se la Lazio avesse voluto tenermi, lo avrebbe potuto fare tranquillamente, nonostante gli screzi con gli altri componenti della squadra. Dispiace per come è andata, soprattutto per i tifosi, che fortunatamente, almeno da quello che ho avuto modo di vedere personalmente, mi hanno sempre rispettato.
Un altro appuntamento fondamentale per questa stagione si asta avvicinando…tu di derby ormai sei pratico…con la maglia della Lazio ne hai vissuti diversi…
Non scorderò mai l’annata storica di quei quattro derby su quattro. Credo che per i tifosi sia stato il massimo e sono fiero di essere stato uno degli artefici di quei momenti così esaltanti.
La Curva Nord…il tuo rapporto e un tuo pensiero.
E’ sempre stato un rapporto di stima e affetto sinceri. Il popolo Laziale è unico per calore e intensità di tifo: lo ha dimostrato e lo dimostra tuttora, in ogni occasione che la Lazio scende in campo.
Diego Fuser, invece, al momento che cosa fa?
Continuo ancora a giocare. Al momento milito nel campionato di Promozione Piemontese e mi diverto da matti. Naturalmente se la Lazio avesse intenzione di ingaggiarmi fatemi sapere che torno di corsa ( ride, NDR.). Non penso ad allenare anche perché sono ancora giovane per appendere gli scarpini al chiodo ( ride ancora, NDR.). |Riccardo Mancini - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 169 volte