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2009-04-07

Napoli, i perché di un progetto vincente


In tre partite il Napoli di Donadoni ha già collezionato più punti dell'ultima fase della gestione Reja, contraddistinta da appena due miseri pareggi in nove gare, macchiate da ben sette ko. Il nuovo corso, nonostante sia stato falcidiato da squalifiche ed infortuni in serie, ha rimediato 3 punti in 270 minuti che con un po' di fortuna (vedi gol annullato ingiustamente ad Hamsik contro il Milan) avrebbero potuto essere anche qualcuno in più.
Il "precampionato" di Donadoni sta procedendo meglio di quanto preventivato. La squadra, che ha sempre sofferto in trasferta durante questa stagione, è uscita imbattuta sia dalla bolgia di Reggio Calabria contro una Reggina alla disperata ricerca di punti, che da Marassi contro una Samp che vantava il duo d'attacco più in forma del momento; senza poi contare l'ottima prestazione casalinga contro il Milan. Si può guardare all'ultima gara prima di Pasqua contro l'Atalanta con il giusto ottimismo, per provare ad interrompere una serie senza acuti, leggasi vittorie, che dura da dodici interminabili turni.
A Genova, il Napoli si è presentato senza Lavezzi,il suo miglior giocatore; Blasi, un mediano che dà sostanza, ed i lungodegenti Gargano, Maggio, Vitale, Aronica e Iezzo. Al tutto si è aggiunto anche l'infortunio occorso a Cannavaro al '36 del primo tempo. Nonostante questo, la squadra azzurra, con una partita ricca di cuore e geometrie, è riuscita ad uscire imbattuta dallo stadio ligure. È giusto sottolineare gli errori di Tagliavento: Santacroce, infatti, doveva essere espulso per il fallo commesso su Cassano, ma non per quello su Pazzini in quanto l'irregolarità era partita dal blucerchiato, e sul gol del pareggio partenopeo c'è una spinta non plateale di Denis su Gastaldello. Dato alla Samp ciò che giustamente reclama, proseguo affermando di non trovarmi d'accordo sulle valutazioni complessive e le rimostranze blucerchiate. Il Napoli ha meritato il pari, considerando non solo la mole di gioco prodotta, ma anche le opportunità non capitalizzate dai vari Grava e Zalayeta.
Non è questo, comunque, il punto. La prestazione sarebbe stata comunque positiva, ed il risultato non ha poi questo enorme valore, se contestualizzato nel limbo di metà classifica nel quale è impelagato il Napoli, anche perché non credo che il settimo posto (distante comunque sette lunghezze) darà adito ad una qualificazione europea, visto il cospicuo bottino che proprio la Sampdoria vanta nei confronti dell'inter nella semifinale di Coppa Italia. In poche settimane di lavoro, Donadoni sta inculcando al Napoli una nuova mentalità, specie per quanto concerne le gare lontane dalle mura amiche: si cerca la via del palleggio, del possesso palla, nonostante la qualità dei giocatori, tutt'altro che eccelsa, renda il compito ancora più difficoltoso. Donadoni, tuttavia, punta a migliorare il singolo attraverso un'organizzazione collettiva di alto livello; faccio un esempio: non credo che il Genoa senza Gasperini sarebbe quarto, così come il Cagliari senza Allegri graviterebbe alla settima posizione. Sono allenatori che riescono a limitare i danni, migliorando il complesso attraverso un accorto lavoro tecnico - tattico.
Il Napoli, infatti, proverbialmente definito banda del buco a causa dei molti gol subiti nelle ultime stagioni, a Marassi è riuscito ad azzerare la forza d'urto di due campioni come Pazzini e Cassano; non a caso i gol al passivo sono arrivati su due calci piazzati, e più a causa degli evidenti demeriti di Navarro rispetto alla comunque indubbia abilità balistica di Angelo Palombo. L'estremo difensore argentino, una volta di più, ha dimostrato che deve ancora masticare molto pane raffermo prima di potersi meritare la maglia del Napoli. Quello di Navarro è un investimento che non ho mai capito nè condiviso, tanto più che in Italia non sono mai mancati elementi di prospettiva nel ruolo.
I nomi? Marchetti, per esempio, oggi fenomeno al Cagliari, ma che già nelle scorse stagioni incantava con la maglia dell'Albinoleffe; per tacere di Viviano del Brescia o di Curci del Siena. L'esterofilia non sempre paga, ogni tanto farebbe bene un tantinello di autarchia. La cura Donadoni, comunque, come ampiamente previsto dal sottoscritto, sta iniziando lentamente a mietere i primi successi. L'importante è non esaltarsi più di tanto, ricordando che siamo ancora solamente all'abc di quella che può essere considerata una reale organizzazione collettiva di gioco. Resto dunque più che ottimista, in quanto fermamente convinto della competenza del nuovo tecnico azzurro e della sua esperienza, accumulata durante la sua carriera di tecnico a livello di club ed in nazionale. L'importante è evitare di cedere alle pressioni di piazza ,schierando i calciatori più a seconda del nome che hanno che in base alla loro resa effettiva sul campo. In poche partite l'ex ct ha rispolverato gente che da tempo era finita nel dimenticatoio, come Grava, positivo in entrambe le prestazioni fornite, ma anche Amodio e Pià. A dimostrazione che si può essere decenti anche senza i big della squadra, ammesso che il Napoli ne possa vantare veramente tanti... Il lavoro del prossimo mercato dovrà essere improntato proprio su questo: cercare di elevare la qualità media. Il Napoli tranne Hamsik e Lavezzi ed in parte Zalayeta non dispone di giocatori dalla grande proprietà di palleggio, i tanti giovani validi presenti in rosa vanno poi svezzati dal punto di vista tattico, per questo reputo di fondamentale importanza l'aiuto di gente che possa disporre, allo stesso tempo, di grande caratura tecnica ed esperienza. Se si insisterà solo sui giovani, le prime sei posizioni resteranno il consueto miraggio. La spina dorsale dovrà essere formata da gente con il giusto tasso di maturità. Un difensore centrale di personalità, un metodista dalle buone capacità geometriche, un centravanti con la "C" maiuscola servono come il pane a questa squadra e a Donadoni. Capitolo a parte merita la scelta del portiere: non so se si deciderà di insistere con Navarro. L'argentino è dotato di istinto e forza fisica, ma manca clamorosamente di fondamentali tecnici, come ha impietosamente dimostrato la gara di Marassi. Io volterei pagina, lo darei in prestito in B ed al San Paolo porterei un estremo difensore già maturo per la massima serie. Donadoni ha avuto in passato un grande feeling con Amelia, senza resettare l'opzione De Sanctis, oggi in Turchia, che Marino conosce molto bene avendolo avuto anche ad Udine.
|di Ciro Venerato - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 159 volte


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