Rimpianti, amari, amarissimi rimpianti. Come potrebbero non averli Juve, Roma e Inter nel day after dei quarti di finale di andata della Champions League? In due giorni il torneo continentale più importante ha messo in ginocchio le invincibili, o presunte tali, armate europee, su tutte l’intergalattico Manchester United. Vedere Ronaldo e compagni murati sul 2-2 da un Porto a cinque stelle è un salto al cuore per i tifosi interisti che in quello stadio, con ben altro tasso tecnico, hanno detto ciao alla Coppa. Anzi la tirata d’orecchie (rimanendo in tema) per i nerazzurri è doppia vista la splendida rimonta del Chelsea ad Anfiel Road, dove appena qualche mese fa l’Inter faceva un’altra figura barbina, sotto gli occhi amareggiati di Mancini. E non ditemi che i Blues sono meglio della Beneamata.
D’altro canto come non può mangiarsi le mani la Roma, dopo la partita di martedì, con l’Arsenal riacciuffata in Spagna solo da una prodezza di Adebayor, dopo un primo tempo di apatia. I giallorossi valgono il Villarreal, se non qualcosa in più, e inoltre a Roma il togolese non c’era, lasciando l’attacco dei Gunners orfano del suo faro. Indubbiamente qualcosa di più si poteva fare.
HIDDINK VUOL DIRE IMPRESA - L’unica che ha visto sbollire in parte la propria collera è stata la Juventus, battuta da un Chelsea che si conferma vera rivelazione del torneo. C’è un allenatore più avvezzo di Hiddink alle imprese impossibili? Solo questa estate il tecnico olandese faceva della sua Russia una star dei campionati europei, adesso ha risollevato le sorti dei Blues, dopo l’infausta parentesi Scolari. La bellissima rimonta con cui i londinesi hanno espugnato Anfield Road impreziosisce la stagione, indipendentemente da come finirà e viste le premesse questa squadra può realmente candidarsi alla vittoria finale. A ben vedere Chelsea e Juventus qualcosa in comune ce l’hanno. Con una difesa non certo affidabilissima e un centrocampo prevalentemente muscolare entrambe si aggrappano all’onda d’urto dei propri bomber, alla forza del gruppo, alle geometrie del proprio fuoriclasse (Del Piero per l’una, Lampard per l’altra).
PAZZIA PORTO - Ma se il Chelsea è da considerarsi rivelazione solo perché fino a Natale affondava fino alla gola nella crisi di gioco e risultati, il Porto rivelazione lo è in pieno. E lo è da almeno un lustro, o più precisamente dal trionfo del 2004 firmato José Mourinho. Provate a pensare se Bruno Alves si fosse dato un’occhiata alle spalle prima di regalare il pallone a Rooney: staremmo parlando di una vittoria sorprendentissima dei portoghesi in quel dell’Old Trafford. Comunque aver fatto due gol al Manchester campione d’Inghilterra, d’Europa e del Mondo è già un’impresa, considerata la qualità dell’organico (Gonzalez, Rodriguez, chi erano costoro?) ma si sa che con i Red Devils non si può mai cantare vittoria. Intanto complimenti.
SOTTOMARINI PRESENTI - Amara invece la sorte del Villarreal. Martedì stava maturando al Madrigal la serata che ogni tifoso di casa aveva sognato. In vantaggio, al primo tempo, con euro-gol di capitan Senna. Cosa chiedere di più? Ma i Sottomarini non avevano fatto i conti con la fame europea di Manu Adebayor. A secco da parecchio tempo, il togolese si è fatto perdonare di tutte le sbavature del primo tempo con un gol d’autore. 1-1 e sentenza rimandata all’Emirates. Scommettere su come finirà in Inghilterra è un terno al lotto ma difficilmente i Gunners si lasceranno sfuggire l’occasione di passare in casa propria, visto che partono favoriti. Un peccato per i ragazzi di Pellegrini: il Villarreal gioca un bel calcio, veloce, fatto di ripartenze e progressioni, ma per raggiungere le vette manca ancora qualche pezzo.
EXTRATERRESTRI - Titoli di coda per la goleada del Barcellona. Sul gol di Eto’o Caressa esclamava: “Extraterrestri!”. Come dargli torto? La facilità con cui il Barça, o meglio Leo Messi, ha disintegrato il Bayern è stata disarmante. Guardiola ha schierato tre attaccanti, tutti e tre hanno chiuso con gol. Le geometrie, la rapidità, la semplicità del gioco azulgrana è inimitabile, soprattutto perché con quel fenomeno lì parti sempre in vantaggio. Vedere i difensori teutonici saltati come birilli è stata una pugnalata nel cuore di Rumenigge, a cui va dato atto di aver messo in piedi un serio progetto di rilancio, fondato su un mercato ragionato. Il Bayern ha buoni giocatori, Ribery su tutti, ma gli scricchiolii della difesa si sono fatti sentire eccessivamente. La pesantezza del centrocampo e la sterilità di Toni hanno fatto il resto. |di Jacopo Romiti - Fonte: www.golmania.it| - articolo letto 149 volte