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2009-04-12

Genoa - Juventus vista da NSB


A fine gara ho avuto il voltastomaco, per tante cose viste e poi ascoltate: le dichiarazioni di Ranieri sono state la cosa peggiore per un tifoso juventino, che avrebbe voluto sentire ben altre spiegazioni, sentire ben altra rabbia e ben altre spiegazioni a commento di una gara oscena da tutti i punti di vista.
Dei demeriti della Juventus ne parlerò oltre, evidenziando fin da ora che comunque i bianconeri non sono da scudetto, non avevano poi tante speranze, e che il vero addio è stato dato domenica scorsa contro il Chievo, per cui, a prescindere dall’esito di questa gara, e da tante altre vicende di contorno, quando si sprecano troppi punti in casa non ci si può poi rifugiare nelle giustificazioni del campionato controllato dal gruppo interista Telecom – Tim – Pirelli, dato che domenica scorsa, come peraltro detto, il demerito è stato solo della squadra e basta.
Ma è vergognoso che un allenatore della Juventus, al termine di una gara arbitrata in modo sciagurato ed indecente da Rocchi, che ha ulteriormente accentuato i limiti bianconeri emersi durante la gara, non abbia fatto rilevare due cose:
1 – che una brutta Juventus aveva però segnato un gol regolare, che il Genoa doveva rimanere in 10 per fallo da ultimo uomo su Nedved, che Rocchi aveva fermato il gioco prima del tiro di Thiago Motta, dunque gol inesistente dato (quindi errore tecnico dell’arbitro, gara da ripetere), che per la legge del compenso poi è stato concesso un rigore inesistente, ma subito dopo un rigore netto è stato negato, che a fronte dell’espulsione discutibile ma non scandalosa di Camoranesi, certi picchiatori genoani non hanno neppure beccato il giallo;
2 – che a maglie invertite sarebbero iniziati processi per settimane e mesi.
Insomma, un malinteso senso dello “Stile Juve”, che non è affatto accettazione remissiva di qualsiasi cosa accada, ma far presente, con il dovuto modo, diverso dagli isterismi tipici dello “stile inter”, che anche in una serata deludente come questa, gli errori arbitrali hanno inciso nell’economia del gioco.
Per non dire che ancora una volta, quando la squadra avrebbe dovuto mostrare carattere e grinta per fare il risultato ed approfittare del passo falso dell’Inter, si è visto invece gioco farraginoso, confuso, poca cattiveria a centrocampo, troppe iniziative individuali, ed anche scelte tecniche errate: insomma il mix dei limiti del nostro allenatore, che ormai ritengo sia al capolinea della esperienza in bianconero.
LA TATTICA
Juventus scesa in campo con il solito 4 – 4 – 2, ma con qualche scelta che poi si sarebbe rilevata non azzeccata, ossia Zebina a destra in difesa, Poulsen in coppia con Marchisio a centrocampo, il rientro di Camoranesi e Nedved esterni; Genoa con un modulo 3 – 4 – 3, che è tale solo in apparenza, visto che il tridente offensivo non schiera veri attaccanti di ruoli, non essendo tali Sculli – Jankovic – Palladino, e considerato che Criscito, esterno di centrocampo a sinistra, di fatto un difensore aggiunto.
Come dire, padroni di casa con un centrocampo reale a 5, il solo Jankovic a fungere da finto centravanti, e Criscito spesso più avanzato, insomma almeno sei elementi nella zona nevralgica del campo.
Inizio scoppiettante dei genoani, e Juventus in difficoltà soprattutto sulle fasce, Sculli e Palladino spesso saltano Molinaro e Zebina, e palloni in area da spazzare non sempre con lucidità; la Juventus peraltro non riesce a ripartire palla a terra, e si affida ai lanci lunghi, schema che potrebbe dare i suoi risultati, tanto che Iaquinta va in rete, ma da questo momento in avanti inizia “The Rocchi Horror Picture Show”, gol annullato per fuorigioco inesistente; poco dopo Nedved subisce fallo su chiara occasione da rete e difensore genoano graziato; quindi l’errore principe della gara, il gol di Thiago Motta segnato praticamente a gioco fermo, dato che, come peraltro notatasi in diretta, Rocchi ha chiaramente fischiato prima del tiro del genoano, quindi il gioco era fermo.
Come contrappeso, nel finale di tempo, rigore inesistente concesso alla Juventus, trasformato da Del Piero, ma qualche minuto dopo rigore netto su Camoranesi non rilevato dall’arbitro.
Al terzo minuto di recupero, su azione di angolo, Thiago Motta, non contrastato da nessuno, di testa batte nuovamente Buffon.
Nella ripresa ci si attende la reazione bianconera, ma a parte qualche sporadica iniziativa, si vede ben poco, qualche conclusione su azioni di mischia, mentre il Genoa appare più convincente e meglio messo in campo.
Quindi l’espulsione di Camoranesi, forse eccessiva ma non proprio scandalosa, a complicare le cose ai bianconeri; due cambi non proprio comprensibili, ma proprio nel finale uno scatto d’orgoglio della squadra e Iaquinta segna il gol del pareggio.
La Juve sembra crederci al miracolo, si sbilancia in avanti, ed in questo modo si espone alle ripartenze avversarie, che infatti ad un minuto dal termine trova il gol vittoria, con l’ex Palladino.
IL FATTO
Caro John Elkann, caro Giovanni Cobolli Gigli, caro Jean Claude Blanc, caro Alessio Secco, caro Claudio Ranieri: il sabato santo dell’anno 2009 ha decretato la fine di quello che doveva essere il vostro progetto di riportare la Juventus a vincere, e dunque il vostro fallimento.
Io ricordo a tutti voi sopracitati, le parole del compianto Avvocato Giovanni Agnelli, a cui dovreste ispirarvi (soprattutto chi è il nipote prediletto, prescelto a guidare il gruppo IFI – FIAT), quando si vince il merito è prima dei giocatori, poi dell’allenatore, infine dei dirigenti, quando si perde le cose si invertono, le colpe sono prima dei dirigenti, poi dell’allenatore, infine dei giocatori.
E così è, questo ragionamento vale anche per voi, la Juventus per il secondo anno di fila non porta a casa nulla di importante, e non sarà certo la Coppa Italia, per quello che può valere e che ancora deve essere conquistata, a colmare i rimpianti di una stagione.
Avevate detto che quest’anno la squadra era stata costruita per lo scudetto, e che comunque avrebbe migliorato i risultati della scorsa stagione, siamo invece in una fase del campionato nella quale è anche a rischio il secondo posto, e non è detto che squadre che oggi sono a sei e sette punti di distacco, non possano mettere in discussione anche il terzo posto, del resto il Milan ha recuperato già cinque punti in due giornate, ed avrà lo scontro diretto in casa, dato che ormai è quella la vera gara fondamentale, non certo la gara contro l’Inter di sabato prossimo.
Lo scorso anno c’era l’alibi del ritorno in serie A, del dovere ritrovare certi equilibri da grande squadra, dopo un anno in B, e con tutti i limiti della stagione, si ottenne un onorevole terzo posto; quest’anno invece ci dovevano essere tutti i presupposti non dico per vincere tutto, ma almeno per arrivare fino in fondo in tutte le competizioni, ed era questo che la tifoseria vi chiedeva.
Il tanto decantato mercato estivo, a parte Amauri, ci ha portato un doppione come Poulsen, presentato come un campione, ma rivelatosi un giocatore che nessun miglioramento tecnico ha portato alla squadra.
Ed ora il rischio è di ritrovarci l’anno prossimo con gente ormai logora e a fine carriera, come Nedved, Del Piero, Camoranesi, non utilmente rimpiazzata e rimpiazzabile, o con gente che sembra avere un futuro lontano da Torino, come Trezeguet, o con giovani non ben valorizzati, come Giovinco, e dunque senza una vera ossatura di base su cui innestare campioni per fare il salto di qualità necessario per vincere.
C’è anche da valutare la gestione di Ranieri, un anno poteva essere non del tutto sufficiente a darne un giudizio complessivo, due invece penso abbiano fugato ogni dubbio, nel senso che sarà anche bravo, che con le sue squadre potrà anche avere risultati importanti contro grandi avversarie, ma non è allenatore vincente, non sa dare alla squadra quella necessaria carica, quella necessaria cattiveria, quel necessario cinismo, che una grande squadra vincente deve avere per raggiungere le vette del successo.
C’è dunque da correggere quel progetto iniziale, sempre ammesso che si sia trattato di un progetto ragionato, elaborato con competenza (cosa sulla quale ho dei dubbi, visti i mezzi giocatori arrivati, esclusi Sissoko ed Amauri), c’è soprattutto da dimostrare che come dirigenti siete degni della società che rappresentate.
E ricordatevi che più si allungano i tempi del ritorno ad una Juve vincente, più aumentano i nostalgici della Juve del recente passato, e soprattutto più aumentano i tifosi che cominciano a pensare che questa Juve comprimaria ma non protagonista, sia in fondo una cosa voluta dalla stessa proprietà, per ragioni non molto comprensibili o, se certi pettegolezzi hanno fondamento, per ragioni di interessi economici del gruppo derivanti anche dalla necessità di scambiare la Juventus, con altri interessi, e dare spazio ad altri gruppi per mettere le mani nel calcio.
Io spero di no, credo di no, ma adesso dovrete dimostrarlo voi, e non avrete più prove d’appello, o ci ridate la grande Juve del passato, o, per favore, mettetevi da parte una volta per tutte.
|di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 151 volte


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