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2009-04-12

La Lazio schianta la Roma: poker d'assi e tutti a casa


Doveva essere un derby all’insegna della solidarietà e lo è stato. Ma nessuno si sarebbe aspettato una stracittadina al cardiopalma. Lazio e Roma abbracciati l’una all’altra dentro e fuori lo stadio, tutti insieme per aiutare l’Abruzzo. Biancocelesti e giallorossi due colori per raccontare stesse emozioni e medesimi sentimenti. Ma al fischio d’inizio cala il sipario sui preliminari e tra Roma e Lazio è derby vero. Incontro fra rivali di vecchia data, scontro tra fazioni dalla fede e dallo stile opposto.
Un popolo ferito quello biancoceleste da un’annata opaca da riscattare e quello giallorosso convinto di una superiorità che stavolta non paga. Vince la Lazio, anzi stravince. Un roboante 4-2, che manda in estasi la Roma biancoceleste e consegna a Zarate e compagni le chiavi della città.
È una Lazio che non ti aspetti quella che si fa trovare pronta all’Olimpico per riconquistarsi l’affetto del pubblico e che mostra in campo una condizione che sorprende tutti. Pronti via infatti, è già 2-0 per la Lazio, che in due minuti sferra un doppio colpo alla Roma e pone la sua prima seria ipoteca sul 132esimo derby. Ma non finisce qui. La storia di questa stracittadina infatti, è davvero lunga e pregna di episodi, che oscillano le due tifoserie in un continuo saliscendi di emozioni. Partono bene i padroni di casa che al 2’ sbloccano il risultato con un cross di Brocchi che imbecca Pandev in area romanista. Il macedone si coordina e tira al volo spedendo alle spalle di Doni. È 1-0. Un urlo, un boato.
Ma c’è appena il tempo di centrare che i padroni di casa fanno subito il bis. Maurito è indemoniato e con la sua rapidità schiaccia una Roma molle. Non c’è il tempo di reagire per i giallorossi, che i biancocelesti colpiscono ancora. Zàrate vola e i giallorossi non riescono a placcare il suo colpo d’ali. Non passa neanche un minuto che il pibe argentino inventa una delle sue magie. Quel tocco potente e preciso che solo un mago dotato di classe ed estro a volontà è in grado di inventare. S’invola sulla corsia sinistra Maurito e dopo aver contato tre passi dalla trequarti mira l’incrocio lontano alla sinistra di Doni.
Il fendente secco e preciso dell’argentino sembra costruito a perfezione per andarsi incastonare nella rete romanista. La parabola potente e arcuata infatti finisce sotto al sette e il portiere giallorosso si arrende per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti. È un derby diverso lo si sapeva, ma un’emozione cosi intensa consumata nel solo arco di tre minuti non l’avrebbe ipotizzata neanche il più bravo degli indovini. Coronarie messe a dura prova da una parte e dall’altra. La Lazio sembra aver trovato la chiave giusta per scassinare il forziere giallorosso e il doppio fendente sferrato appena partiti ne è una prova. La Roma invece barcolla terribilmente prestando il fianco, come un pugile suonato. Spalletti si sbraccia e richiama i suoi alla concentrazione. Questa non è la vera Roma. Il tecnico toscano ne è convinto e per rispondere alla valanga laziale, libera i suoi cavalli di razza. Baptista mette in crisi lungo l’out Lichtsteiner, mentre Pizarro alle spalle di Totti prova ad impensierire Siviglia e compagni con tagli in profondità. La Roma insiste e prima all’8 Panucci trova la porta sbarrata da un miracolo di Muslera e poi un minuto dopo riapre il match con Mexes. Accade tutto sugli sviluppi del calcio d’angolo, quando dalla bandierina Francesco Totti pennella a centro area e la difesa distratta della Lazio, si fa beffare. Un rimpallo fortuito sul corpo di Siviglia indirizza infatti, il pallone sui tacchetti di Mexes e al francese non resta che insaccare.
E’ 2-1. Il gol romanista da forza e morale a Totti e compagni, che ritrovano brillantezza e geometrie in mezzo al campo. La Lazio trema quando al 37’ Baptista di testa colpisce il palo. I giallorossi ci credono complice anche una Lazio che ha tirato i remi in barca in attesa dell’intervallo. Spinge la squadra di Spalletti e al 41’ è ancora brivido. Stavolta è Matteo Brighi a spaventare i biancocelesti. La botta potente del romanista infatti si infrange sui tacchetti di Matuzalem che salva in angolo sulla linea di porta. Riorganizza le idee la Lazio e va negli spogliatoi per ritrovare la tempra perduta. Al rientro una novità, anzi due. Fuori Tare e Spalletti. Morganti infatti è costretto ad espellerli entrambi per un battibecco fuori dal campo. Ma è solo il preludio di ciò che sarà il secondo tempo. Un’accesa contesa che a tratti si è trasformata in rissa e che a metà della ripresa decima sia Roma che Lazio. Prima Panucci si becca l’espulsione per doppia ammonizione e poi nella fase finale, Morganti spedisce anzitempo negli spogliatoi anche Matuzalem e Mexes per proteste. Ma nei secondi 45 minuti la Roma pimpante del primo tempo cala il capo e perde smalto. Hanno corso molto gli uomini di Spalletti nella prima fase della gara, spendendo tanto. La Lazio invece sente il successo alla portata e al 11’ torna di nuovo a colpire. Suona la carica mastro Delio e la Lazio si sveglia rituffandosi in partita.
La Roma pressa e spinge i padroni di casa nella loro metà campo, nel tentativo di scardinare e trovare varchi. Ma il contropiede biancoceleste è micidiale. Zàrate, conquista palla a centrocampo e accende i motori. Lo scambio in velocità con Matuzalem apre varchi nella retroguardia romanista. Il brasiliano modella per Pandev, che a tu per tu con Doni si lascia ipnotizzare e spedisce la palla tra le braccia del portiere. Passa un minuto e la Roma crolla ancora. Sugli sviluppi del forcing biancoceleste infatti, è Pasquale Foggia a spedire i cugini all’inferno. La sua danza di finte e controfinte manda in bambola Pizarro che resta fermo a guardare. Il cross del napoletano diventa un assist spedito in mezzo e recapitato direttamente sulla testa di Lichtsteiner, che spunta dal mazzo e insacca il 3-1. sembra tutto finito ed archiviato, ma la stracittadina dalle grandi emozioni non finisce qui. Al 35’ infatti i giallorossi ripartono ancora. Un calcio di punizione guadagnato sulla trequarti che l’arbitro Morganti assegna ai giallorossi e che il duo Pizarro-De Rossi trasformano in gol. Ma è un barlume di speranza, una fiammella troppo flebile, per bruciare la gioia del popolo laziale che in questa giornata pregusta ormai scettro e corona della città. Il successo biancoeceleste è cosa scritta. La superiorità laziale oggi è una superiorità ingorda, come la voglia di strafare, che concede alla Lazio la forza di correre e spingere ancora. A fissare il risultato sul 4-2 infatti ci pensa Kolarov, che arricchisce il tabellino finale con un gol da cineteca. Il serbo prende palla nella sua metà campo e cavalca il rettangolo verde sino ad arrivare davanti a Doni. L’esterno laziale tutto mancino è freddo e preciso, quando deposita di destro in rete spiazzando il portiere romanista. È un sigillo importante e preciso che consacra la Lazio e la sua impresa. La corsa verso la nord di Rossi, l’abbraccio finale in mezzo al campo, le sciarpe e il biancoceleste a far da cornice. È il 132esimo derby e la Lazio se lo aggiudica, nella maniera più bella ed esaltante, con un poker che la Roma e i romanisti ricorderanno davvero a lungo. Bene così Lazio.
|di Alessandro Zappulla - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 123 volte


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