Emilio Affuso nasce a Castrovillari (CS) nel luglio del 1970, difensore, 180 cm per 76 kg. Inizia la carriera nella Sampdoria senza mai esordire ma è considerato da tutti una delle promesse del calcio italiano. Arriva al Bologna nella stagione 1990/91 e resta anche l'anno successivo. Una parentesi alla Salernitana, poi torna in rossoblu nel 1993/94.
La tua esperienza rossoblu non è coincisa con una fase fortunatissima. Come rivivi quel periodo?
Quando sono arrivato c’era grande entusiasmo: il ritorno di Maifredi, imprenditori nuovi, si era creata una squadra importante. Nel calcio però niente è scontato e anche le buone squadre, quelle con nomi importanti, non sempre ottengono buoni risultati. E in quel periodo i risultati non arrivano. Purtroppo ho vissuto degli anni travagliati e difficili per il Bologna e poi anche quando ritornai in C1 giocai comunque poco. Bologna, comunque, l’avevo scelta, mi piaceva la città, avevo rinunciato a tornare alla Sampdoria, ero giovane e la vedevo come un punto di partenza per la mia carriera. Invece poi le cose non sono andate come volevo. Conservo comunque un bel ricordo, tant’è che ho poi scelto di vivere a Bologna. Anche grazie al mio lavoro di direttore e sportivo ed attualmente di scout all’Udinese ho la possibilità di rivedere qualche vecchio compagno: recentemente mi è capitato di incontrare Detari, ho risentito dopo tempo Mariani, di vedere qui a Bologna il Mitico Villa, Poli, Di Già, Marco De Marchi, Cabrini, Bonini e Marco Negri con cui ci lega una forte amicizia. .Gioco anche con le vecchie glorie del Bologna. Insieme ricordiamo quei periodi e soprattutto ho l’onore di giocare o perlomeno di scambiare delle chiacchiere con delle vere icone del calcio Bolognese. I ricordi della mia esperienza bologna sono belli, però sfortunati, sarebbe bastato poco per ottenere quei risultati che tutti si aspettavano. Ricordo anche alcune situazioni societarie, con Gnudi e Gruppioni, Casillo e poi il primo anno di Gazzoni. I ricordi di vita sono belli, peccato però che giocai poco. Mi spiace perché i tifosi bolognesi non hanno ma visto quello che potevo dare. Sarei dovuto e potuto essere il nuovo Cabrini o almeno avvicinarmi un po’ alla sua grande carriera e cosi pensava anche il bell’Antonio che fortemente mi aveva voluto a Bologna ma nel calcio si sà, bisogna essere nel posto giusto al momento giusto. Capita che certi giovani, anche se sono di talento poi si perdono se non sono supportati da società e strutture giuste.
Nei tuoi anni a Bologna hai avuto diversi allenatori. Che ricordi hai di ognuno di loro?
Maifredi era una persona molto simpatica e un buon allenatore. Tornò a Bologna da figliol prodigo dopo l’esperienza alla Juve e forse era ancora un po’ con la testa a Torino, a quelle delusioni. Magari ha pagato quel ritorno, ma è un buon allenatore e una bella persona. Zaccheroni è un allenatore molto preparato, che tra l’altro conoscevo già perché lo avevo avuto al Baracca Lugo. Anche lui è un buon allenatore, forse senza molto carattere, ma ha comunque fatto la sua carriera anche se ultimamente è un po’ in disparte. Sonetti è quello che non ti aspetti, sembra un burbero ma ha cuore ed è una bella persona, ha al suo attivo panchine importanti, gli sono particolarmente legato. Reja mi voleva al Cosenza ed io scelsi di venire a Bologna e forse l’ho un po’ pagata quando me lo ritrovai come coach: alcuni allenatori certe cose se le ricordano. E’ comunque un allenatore serio, tecnicamente forse nulla di particolare ma ha comunque saputo stare in società importanti.
E a proposito di allenatori, a Bologna è appena arrivato Papadopulo. Scelta giusta, secondo te?
Innanzitutto, io ho una mia idea. Per il Bologna i riferimenti, dovrebbero essere squadre come l’Udinese, il Brescia, l’Atalanta, l’Empoli nel senso che per raggiungere gli obiettivi non è necessario dissanguarsi a livello economico e puntare su strategie di mercato e sul vivaio. Probabilmente si è sbagliato tutto dall’inizio, si è pagata la gestione dell’ex presidente che già voleva vendere. Il risultato è stata una squadra forse non idonea per la A. Però c’è Di Vaio, che con i suoi gol sta tenendo accesa la speranza. Mihajlovic è stata probabilmente una scelta azzardata, anche se inizialmente qualche frutto era arrivato. Magari qualcuno in società non andava nella sua stessa direzione perché si è sentito messo da parte. Adesso è arrivato Papadopulo, una buona scelta, un allenatore con esperienza. Comunque ci sono tutti i margini per la salvezza, il Bologna è una piazza che, anche per i tifosi che ha, merita la serie A. Dispiace, la società stà investendo molti soldi e forse male e si ritrova in una situazione di classifica precaria. Adesso comunque occorre assolutamente restare in serie A, poi magari alcune cose si potranno rivedere. C’è la fortuna di avere alla guida imprenditori importanti, con loro è possibile andare avanti e fare progetti seri. Ora bisogna pensare a salvarsi e poi si potrà programmare.
Come vedi la lotta salvezza? Ritieni la Reggina già spacciata? Alla fine sarà lotta tra Bologna e Torino?
Direi che la Reggina effettivamente sembra spacciata. Alla fine il Bologna potrebbe vedersela proprio con il Torino, che comunque non vedo così superiore ai rossoblu, anche loro stanno incontrando delle delusioni. E non hanno Di Vaio…Quello che serve è spirito di sacrificio, occorre stare lì con la testa. A volte il Bologna quando ha preso gol si è abbattuto e invece quando si subisce una rete non bisogna buttarsi giù, prendere un gol non vuol dire necessariamente perdere. Per il Bologna sono comunque fiducioso.
Uno dei problemi della squadra è il numero dei gol presi. Ora il nuovo allenatore ha annunciato alcune modifiche, puntando sul 3-5-2.
Secondo me, per le caratteristiche che ha il Bologna ci può stare. Il 3-5-2 non vuol necessariamente dire che si difende in tre, perché con gli esterni che salgono si difende poi in cinque. Sulla fascia sinistra, ad esempio, ci potrebbe essere Valiani che, con un po’ di sacrificio, questo compito potrebbe farlo. |di Cinzia Saccomanni - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 828 volte