Un finale di stagione in crescendo. Ma quanti rimpianti! Eccoci finalmente commentare una partita in cui il Milan, oltre a vincere largamente, ha mostrato un gioco efficace e spettacolare, una velocità di fondo impressionante e solidità nei reparti. Inoltre, nonostante l'umido manto erboso di San Siro, si sono affermate spiccate individualità. Oltre ai soliti noti (Inzaghi, Kakà, Ambrosini), ci sembra d’obbligo sottolineare le prestazioni di Flamini, che ha sfoderato una prestazione maiuscola da terzino destro, del redivivo Beckham, geniale negli assist a Pippo e instancabile sul centro destra, e del sorprendente Senderos, sempre più convincente mano a mano che lievitano condizione fisica, continuità e convinzione nei propri mezzi.
RIMPIANTI? - Ammirando il Milan di domenica sera non possono che emergere rimpianti per il distacco abissale accumulato dall’Inter e per il fatto di non essere lì a giocarsi lo Scudetto, lasciandolo ancora una volta ai cugini. Ma occorre non farsi trarre in inganno in quanto il Milan ancelottiano da sempre vede la proprie prestazioni migliorare verso il finale di stagione, confermando in tal modo la vocazione europea della squadra, che arriva al picco di forma in corrispondenza delle possibili fasi finali della Champions League. Dunque l’ultimo filotto di risultati non tragga in inganno e non faccia pensare a nessuno che la squadra così com’è sia competitiva per traguardi ambiziosi: occorre investire in maniera oculata per riportare il Milan ai vertici non solo durante i mesi finali della stagione, ma anche su un percorso più lungo e accidentato come il campionato. Infatti per vincere lo Scudetto occorrono continuità di rendimento, solidità, forza fisica e freschezza, tutti ambiti questi in cui si dovrà giocoforza migliorare con la campagna acquisti/ cessioni estiva, senza nascondersi dietro l’alibi infortuni come pare stia purtroppo iniziando a fare Adriano Galliani. IL MOMENTO DELLE SCELTE - Per impostare un nuovo ciclo vincente occorre impostare con chiarezza d’intenti il futuro, a partire dall’allenatore, capendo se sarà o meno Carlo Ancelotti: è importante stabilire il più presto possibile il destino del tecnico di Reggiolo, per capire come costruire la squadra del futuro. Facendo due esempi concreti, pare che Carletto nostro non veda di buon occhio il ritorno di Ignazio Abate per motivi tattici e quello di Gourcuff per motivi ad oggi ignoti, forse legati all’incompatibilità con l’intoccabile Seedorf: visto che sono due giocatori rispettivamente in comproprietà e in prestito con diritto di riscatto a favore del Bordeaux, l’ideale sarebbe decidere con largo anticipo il loro eventuale destino rossonero. A nostro modesto avviso lasciare partire due elementi così sarebbe un delitto, soprattutto se tale decisione venisse presa per difendere la ‘rendita di posizione’ di gente come Seedorf, la cui assenza contro il Torino ha dato vita ad una partita scoppiettante e veloce, come non se ne vedevano da tempo da parte dei Rossoneri: sarà solo una casualità? Vale la pena di sacrificare un talento riconosciuto a livello europeo come Yoann per difendere la posizione del tramontante Seedorf?
Forse un nuovo tecnico potrebbe accettare la sfida di far ripartire il Milan senza preconcetti, senza troppi senatori che hanno smarrito da tempo la strada, magari facendo spazio ad un elemento come Abate, inventandosi quindi qualcosa per contraddire Ancelotti, il quale sostiene che un esterno alto come l’ex Primavera non serva alla squadra per come oggi è strutturata. Qualsiasi strada venga scelta, lo si faccia in fretta, soprattutto ora che le esigenze di classifica sono un po’ meno pesanti visto il buon distacco sulla quarta (il Genoa): un altro anno da comprimari e con una squadra mal concepita e ‘monca’ sarebbe duro da digerire. Per tutti. |di Claudio Mignatti - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 223 volte