| Calciomercato | Formazioni ufficiali  | PronosticiCuriosità e statisticheArea TecnicaStorie di CampioniVideo  |  Sport |
 
| Home | Serie A  | Partite di oggiDiretta delle partite | Risultati liveFantacalcio  |  Probabili formazioniCalcio in tvCalcio News |
2009-05-04

Juventus - Lecce vista da NSB


E adesso siamo quasi al “De profundis”: secondo posto ormai perduto quasi irrimediabilmente, e neppure il terzo posto può ritenersi certo. Se dopo il pareggio targato più Saccani che altro di Reggio Calabria (ma con grandi demeriti della squadra, per essere sinceri), non si riesce neppure a battere la penultima della classe in casa, significa che a questo punto va letteralmente salvato un campionato che, deludente per quanto poteva essere considerato fino a domenica scorsa, ci aveva comunque quasi assicurato la qualificazione diretta alla CL, cosa che adesso non può più dirsi certa, vista la distanza dalla Fiorentina, e soprattutto visto lo stato comatoso della squadra, che non lascia presagire nulla di buono per le ultime gare di campionato.
Il primo tempo contro il Lecce è certamente una delle peggiori esibizioni in assoluto della Juventus, da almeno un decennio a questa parte, occorre risalire alla sfortunata stagione 1998 – 99 per trovare una prova così indecente in casa (Juventus – Parma 2 – 4), e solo il fatto di incontrare la penultima della classe, che probabilmente neppure credeva come vero il potersi trovare in vantaggio contro la Juventus, ci ha evitato di assistere a qualche umiliazione tipo quella citata sopra.
Poi, nella ripresa, qualcuno ci ha messo l’orgoglio e l’abnegazione, rovesciando l’andamento della gara, almeno sul piano del punteggio, ma il gol finale di Castillo ritengo sia il giusto premio ad una squadra che comunque ha fatto la sua gara, ha stretto i denti, ha manifestato umiltà.
Nonché la giusta punizione per un progetto forse mai nato e gestito peggio.
La tattica
La Juventus si schiera con modulo che non esito a definire cervellotico, ossia 4 – 3 – 1 – 2, senza alcun intenditore di ruolo nella linea di centrocampo, e dunque Camoranesi e Nedved più accentrati con Zanetti centrale e compiti improbabili di copertura; Lecce invece più giudizioso, con un centrocampo folto ed un solo attaccante di ruolo e Konan più arretrato a supporto.
Fin dai primi minuti emerge che i bianconeri hanno troppi portatori di palla che si pestano i piedi fra di loro, poca gente che corre per aprire spazi, punte isolate a sperare i qualche lancio improbabile, e, rovescio della medaglia, una difesa totalmente priva di copertura a centrocampo, e non a caso, a prima azione in velocità, il Lecce passa in vantaggio, con il solito Konan che evidentemente ha un conto in sospeso con noi.
La reazione della Juve è confusa, angoli su angoli, ma con il portiere salentino praticamente inoperoso, un solo squillo di Del Piero nel finale di tempo, punizione e palo esterno, poi nulla di più.
Ranieri cambia assetto nella ripresa, doppio cambio Poulsen – Marchionni al posto di Camoranesi e Del Piero, squadra rimodellata in 4 – 4 – 2, più logico, e i miglioramenti, almeno sul piano tattico si vedono, anche se ci vogliono due azioni direi sporadiche d’attacco per rovesciare il risultato, ed entrambe concluse alla grande da Nedved.
La riscossa bianconera praticamente si ferma qui, il Lecce, con il passare dei minuti comincia a riprendere coraggio, e dopo un paio di azioni insidiose (salvataggio sulla linea di Poulsen, parata quasi miracolosa di Buffon, al terzo minuto di recupero trova la rete del meritato pareggio.
Il fatto
Sopra ho criticato Ranieri per come ha gestito la gara; in precedenza ho criticato Ranieri per la gestione complessiva dell’organico e del campionato.
Ma consentitemi di spezzare una lancia in suo favore, su altri aspetti.
Il primo è che lui è stato scelto dai dirigenti quale tecnico che potesse gestire un progetto tecnico che potesse portare la Juve a recuperare intanto il suo ruolo in Europa e ad essere competitiva in Italia, progetto che se in una prima fase ha dato dei risultati confortanti, in una seconda fase, ossia quella del definitivo salto di qualità in avanti, non ha avuto i risultati che la tifoseria auspicava: come dire, Ranieri può essere corresponsabile ma non responsabile unico, dato che il progetto sarà stato (almeno così si fa in una gestione societaria intelligente) certamente elaborato in comune e in base alle risorse messe a disposizione dalla dirigenza al tecnico.
Il secondo è che, fino a quando Ranieri è l’allenatore della Juventus, a lui lo spogliatoio deve rispetto ed ubbidienza perché così è sempre stato nella storia della società, ed anzi la forza dei bianconeri è stata sempre nel rispetto dei ruoli, per cui fino a quando Ranieri è in panchina, non è dato a nessun giocatore juventino, sia esso una bandiera, una bandierina, un operaio, un leader, un gregario e così via, di creare grane al tecnico ed avere comportamenti in campo e fuori non consoni.
Dico questo perché ho il timore che si stiano creando i clan all’interno dello spogliatoio, che ci sia gente che remi appositamente contro, e la cosa non può non dare fastidio a qualsiasi tifoso juventino.
La nascita di clan, di gruppi di giocatori che si impongono su altri e sull’allenatore, che decidono andando oltre le loro mansioni di semplici giocatori che debbono onorare la maglia che indossano e i soldi che guadagnano.
Già in campo da qualche giornata si avverte la sensazione che ci sia stata una forma di “esonero implicito” dell’allenatore da parte dei giocatori, o una parte di essi, perché male come sta giocando la squadra da ultimo non era lecito attendersi.
Gente che non corre, che pretende sempre la palla sui piedi, che manda a quel paese i compagni, che gioca con eccesso di individualismo, ossia tutto il contrario di quello che serve a fare gruppo e a costruire le vittorie.
Se è vero che probabilmente per non dire certamente, Ranieri ha concluso il suo ciclo alla Juventus, un nuovo ciclo dovrà fondarsi su gente che intanto abbia le idee chiare su quali siano i ruoli che spettano a ciascuno, per cui i giocatori dovranno solo pensare a fare i giocatori, meritarsi lo stipendio che guadagnano e non travalicare mai il loro campo d’azione.
Ma naturalmente spetta alla dirigenza riportare ogni cosa a suo posto, prima che la confusione di ruoli e la scarsità di idee producano il caos totale e all’interno della squadra.
Questa dirigenza sul punto ha già fallito per la seconda volta, c’era stato il precedente Deschamps, dimessosi prima della conclusione, adesso c’è la rottura tra l’allenatore e parte dello spogliatoio, dunque il modello varato nell’estate 2006 non è un modello funzionante.
Anche perché nel calcio non si può improvvisare.
Si voleva ripartire da zero, dopo la vicenda farsopoli, si voleva tagliare totalmente con il vecchio corso, ma non si erano fatti i conti con quella che è la realtà, e in questo modo, nel gettarsi l’acqua sporca (ammesso che davvero sporca fosse o lo fosse come ci descrivono), si è anche gettato il bambino.
Chiudere dunque con Ranieri a fine anno non è l’unica soluzione, dato che chiunque verrà dopo, avrà bisogno di una dirigenza forte, autorevole, di un Direttore Generale che sappia il fatto suo ed abbia reale esperienza in questo mondo.
Altrimenti avremo un altro Ranieri che diventi capro espiatorio delle debolezze societarie.
|di Antonio La Rosa - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 146 volte


Calciomagazine.net© - Edizione Sportiva del Periodico L'Opinionista
n. reg. Trib. Pescara n.08/08 dell'11/04/08. Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
tutti i diritti sono riservati - vietata ogni riproduzione anche se parziale